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Unicredit, Yapi Kredi cede Npl per 140 milioni di euro

Yapi Ve Kredi Bankasi fa pulizia. La controllata turca di Unicredit, come reso noto dalla stessa banca di Piazza Gae Aulenti, ha ceduto a Güven Varlik Yönetim un portafoglio di crediti in sofferenza, derivanti da contratti di carte di credito e prestiti personali, per 531 milioni di lire turche, pari a circa 140 milioni di euro.

La cessione è parte dell’attuale strategia di Unicredit  volta alla riduzione delle esposizioni deteriorate e non avrà alcun impatto sul rapporto tra esposizioni deteriorate e totale crediti lordi, essendo Yapi Kredi valutata al patrimonio netto. Yapi Kredi è controllata all’81,8% da Koc Finansal Hizmetler, a sua volta partecipata al 50% dal Gruppo Unicredit ed al 50% dal Gruppo Koç.

Alle ore 15 il titolo Unicredit a Piazza Affari scambiava a 13,35 euro, in rialzo dell’2% a 10,46 euro. In attesa di sapere quale sarà la composizione dell’azionariato dell’istituto a seguito dell’aumento di capitale da 13 miliardi di euro recentemente concluso, iniziano ad emergere alcune indiscrezioni. Nel dettaglio, sembra che Capital Research, gestore americano di fondi già primo azionista di Unicredit, abbia incrementato la sua quota complessiva, detenuta attraverso vari fondi, dal 4,092% a oltre l’8%. La società Usa, quindi, avrebbe sottoscritto azioni oltre il proprio pro-quota.

Inizialmente la quota in capo a Capital Research and Management era del 6,75%, percentuale diminuita prima al 5,486% e poi, appunto, al 4,092%, secondo quanto notificato in serata dalla Consob. Come ha ricordato oggi Icbpi, che copre il titolo Unicredit con un rating buy e un target price a 14,5 euro, sembra sia aumentato anche il peso di BlackRock, Wellington e Marshall Wace. “Il successo dell’aumento di capitale permette di Unicredit di lavorare sull’esecuzione degli aspetti operativi del piano strategico senza ulteriori pressioni sulla struttura finanziaria”, hanno commentato alla banca d’affari, la cui valutazione sul titolo implica un multiplo prezzo/utili pari a 8,3 volte i valori stimati al 2018. Ai valori attuali, hanno concluso, “a nostro avviso l’azione non incorpora ancora i benefici a medio termine relativi alle operazioni effettuate nella seconda metà del 2016”.

Ha speso alcune parole sulla notizia anche Banca Imi (rating add e target price a 15 euro confermati), aggiungendo che, al contrario dei player Usa, le fondazioni italiane dovrebbero aver diluito la propria quota al 6/7% e gli investitori retail al 20%. “Manteniamo un atteggiamento positivo sulla banca che, grazie alle azioni di de-risking messe in atto nel corso del 2016, nel 2019 dovrebbe riportare utili vicini al costo del capitale” che “stiamiano intorno all’8%, hanno spiegato alla banca d’affari.


Autore: Elena Filippi
Fonte:

Milano Finanza

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