Intesa Sanpaolo dice addio allipotesi di una possibile combinazione industriale con Generali. Lindicazione è arrivata questa sera direttamente dalla banca guidata da Carlo Messina. Al termine di una verifica durata cinque settimane, il management della banca ha reso noto di aver «completato le valutazioni» sul Leone. E così, in «base alle informazioni allo stato pubblicamente disponibili», il gruppo non ha individuato le «opportunità» rispondenti ai criteri che erano stati posti come condizioni essenziali allaggregazione. Ovvero quella «creazione e distribuzione di valore per i propri azionisti» che, nell’idea della banca, sono funzionali al mantenimento della solidità patrimoniale.
Il passo indietro di Intesa, del resto, era nellaria. Lo stesso Messina, allinizio di febbraio, aveva annunciato di volersi prendere «tutto il tempo necessario» per ponderare al meglio la decisione. E in quelloccasione il manager aveva fissato le condizioni minime attorno a cui costruire una proposta. Ovvero la salvaguardia del capitale (senza sconti o franchigie), la conferma della redditività e una razionalità industriale di fondo. Condizioni che evidentemente sono mancate.
Chiuso il dossier sul gruppo triestino, il gruppo bancario guarda dunque avanti. E chiarisce invece cosa intende fare ora. A partire dalla volontà di crescere in maniera organica, «preservando la leadership di adeguatezza patrimoniale, secondo linee dazione che saranno alla base del prossimo Piano di Impresa e in continuità con il Piano di Impresa 2014-2017».
Autore: Luca Davi
Fonte:
Il Sole 24 Ore
combinazione aziendale – generali – intesa sanpaolo
Intesa Sanpaolo dice addio allipotesi di una possibile combinazione industriale con Generali. Lindicazione è arrivata questa sera direttamente dalla banca guidata da Carlo Messina. Al termine di una verifica durata cinque settimane, il management della banca ha reso noto di aver «completato le valutazioni» sul Leone. E così, in «base alle informazioni allo stato pubblicamente disponibili», il gruppo non ha individuato le «opportunità» rispondenti ai criteri che erano stati posti come condizioni essenziali allaggregazione. Ovvero quella «creazione e distribuzione di valore per i propri azionisti» che, nell’idea della banca, sono funzionali al mantenimento della solidità patrimoniale.
Il passo indietro di Intesa, del resto, era nellaria. Lo stesso Messina, allinizio di febbraio, aveva annunciato di volersi prendere «tutto il tempo necessario» per ponderare al meglio la decisione. E in quelloccasione il manager aveva fissato le condizioni minime attorno a cui costruire una proposta. Ovvero la salvaguardia del capitale (senza sconti o franchigie), la conferma della redditività e una razionalità industriale di fondo. Condizioni che evidentemente sono mancate.
Chiuso il dossier sul gruppo triestino, il gruppo bancario guarda dunque avanti. E chiarisce invece cosa intende fare ora. A partire dalla volontà di crescere in maniera organica, «preservando la leadership di adeguatezza patrimoniale, secondo linee dazione che saranno alla base del prossimo Piano di Impresa e in continuità con il Piano di Impresa 2014-2017».
Autore: Luca Davi
Fonte:
Il Sole 24 Ore
combinazione aziendale – generali – intesa sanpaolo