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Così Unicredit sfiora l’en plein al primo colpo. Ecco che cosa succede ora

Unicredit sfiora l’en plein al primo colpo. Ieri si è conclusa la fase principale dell’aumento, e per arrivare ai 13 miliardi richiesti al mercato mancano all’appello solo 30 milioni. Nel dettaglio, ha comunicato in serata la banca, nel periodo di offerta sono stati esercitati 616.559.900 diritti di opzione e, quindi, sottoscritte 1.603.055.740 nuove azioni, pari al 99,8% del totale delle nuove azioni offerte. Strada tutta in discesa, ormai: i diritti non esercitati, pari a 1.469.645 unità, saranno offerti in Borsa da lunedì al 3 marzo prossimi, salvo (probabile) chiusura anticipata dell’offerta. Come si diceva, lo 0,2% di nuove azioni non sottoscritto ha un controvalore di poco superiore a 30,9 milioni. Il titolo stamane ha aperto in netto rialzo a Piazza Affari.

Il risultato era nell’aria. Prima lo sconto del 38% sul Terp, il prezzo teorico dopo lo stacco del diritto di opzione, inferiore all’aumento 2012 e poi la tenuta del titolo (e dei diritti) a Piazza affari nonostante l’alluvione di nuova carta faceva intendere che l’interesse da parte del mercato era elevato: ancora nella seduta di ieri c’è stato un balzo in avanti (+1,14%), con un valore – 12,44 euro – in linea con la media degli ultimi due mesi e non lontano dai 13,1 euro a cui aveva chiuso venerdì 3 febbraio, prima che si aprisse l’aumento due giorni dopo. D’altronde, diversi investitori hanno iniziato a posizionarsi dentro al capitale della banca già nei mesi scorsi proprio per prenotare i diritti di un aumento che rumor di Borsa davano per necessario già dall’estate scorsa, all’indomani dell’arrivo di Jean Pierre Mustier alla guida della banca. Dopo alcune immediate cessioni, il manager francese ha messo mano a un piano presentato a metà dicembre a Londra che, con il suo mix a base di grandi pulizie alla voce crediti deteriorati e di self-help nelle strategie di rilancio, sembra aver pienamente convinto il mercato. Quello stesso mercato che nei mesi scorsi non aveva ritenuto di esporsi su altri aumenti di banche italiane, ultima Mps con il suo tentativo – fallito – di raccogliere 5 miliardi: i 13,5 miliardi di questo aumento valgono la ricapitalizzazione più ampia di sempre per il mercato italiano, dove il primato precedente apparteneva già a UniCredit (con i 7,5 miliardi del 2012).

Una volta riaperti i termini per i diritti non esercitati, i diritti acquistati potranno essere utilizzati per la sottoscrizione, al prezzo di 8,09 euro per ciascuna nuova azione, di 13 nuove azioni ordinarie ogni cinque diritti acquistati. Come si spiega in una nota, l’esercizio dei diritti acquistati nell’ambito dell’offerta in Borsa e conseguentemente la sottoscrizione delle nuove azioni dovranno essere effettuati, a pena di decadenza, entro e non oltre il 6 marzo 2017, con pari valuta, presso gli intermediari autorizzati aderenti al sistema di gestione accentrata di Monte Titoli, salvo il caso in cui l’offerta in Borsa si chiuda anticipatamente, a seguito della vendita di tutti i Diritti offerti nelle sedute del 27 o del 28 febbraio 2017.

Nel caso di chiusura anticipata dell’offerta, l’esercizio dei diritti acquistati dovrà essere effettuato anticipatamente, a pena di decadenza, entro e non oltre il terzo giorno di borsa aperta successivo a quello di comunicazione della chiusura anticipata e quindi: entro e non oltre il 2 marzo 2017, con pari valuta, in caso di chiusura anticipata il 27 febbraio 2017; entro e non oltre il 3 marzo 2017, con pari valuta, in caso di chiusura anticipata il 28 febbraio 2017. Ad ogni modo, se i diritti offerti non siano integralmente venduti nelle sedute di borsa del 27 o 28 febbraio 2017, il termine ultimo per la sottoscrizione delle nuove azioni rimarrà il 6 marzo 2017.

Anche nel caso, praticamente di scuola, in cui non si riuscisse a collocare l’inoptato, scatterebbe la garanzia di un consorzio di banche che vede il Cib UniCredit, Morgan Stanley e Ubs nel uolo di structuring advisor; Bofa Merrill Lynch, Jp Morgan e Mediobanca sono joint global coordinator e joint bookrunner. Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sachs International e Hsbc co-global coordinator e joint bookrunner. Banca Imi (gruppo Intesa Sanpaolo), Banco Santander, Barclays, Bbva, Bnp Paribas, Commerzbank, Crédit Agricole Natixis e Société Générale joint bookrunner. Oltre a queste 20 banche d’affari, in campo ce ne sono state 11: Abn Amro, Banca Akros e Macquarie in qualità di co-bookrunner, Danske Bank in qualità di co-lead manager, CaixaBank, Equita SIM, Haitong, Jefferies, RBC Capital Markets, SMBC Nikko and Keefe, Bruyette &Woods in qualità di co-manager.


Autore: Marco Ferrando
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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