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In pole position la cessione in blocco delle sofferenze di Mps

Una cessione diretta e in blocco del pacchetto di sofferenze, anche in più tranche, sul modello di quanto già fatto da Unicredit. Potrebbe essere questa la soluzione prescelta da Montepaschi per i suoi circa 27,7 miliardi di sofferenze lorde.
Se ne sarebbe parlato secondo i rumors l’altro ieri durante il board dell’istituto. Una scelta dovrebbe essere presa a breve, dal momento che Marco Morelli, amministratore delegato della banca senese, sta finalizzando il piano industriale del gruppo senese, dove una parte importante sarà dedicata proprio allo smaltimento e alla valorizzazione del portafoglio di crediti “cattivi”. Il piano industriale verrà poi presentato al Mef oltre che alla Dg Comp della Commissione europea e alla Bce, in modo da far partire la ricapitalizzazione precauzionale da 8,8 miliardi dello Stato: un intervento pubblico che, unito alla conversione in azioni dei bond subordinati, è necessario per salvare la banca, che l’altro ieri ha chiuso con una perdita da circa 3,4 miliardi nel passato esercizio a causa degli accantonamenti per perdite sui crediti.
Secondo le indiscrezioni la vendita del portafoglio in blocco, in più tranche, verrebbe considerata l’operazione più veloce e in grado di venire rapidamente incontro alle richieste della Bce. Gli interessati ci sarebbero già: grandi fondi internazionali come Apollo, Fortress, Lonestar, Cerberus e Pimco.
Tuttavia, secondo fonti vicine a Rocca Salimbeni, una decisione finale non sarebbe ancora stata presa. Le ipotesi aperte resterebbero dunque due: scegliere la strada della vendita “tout court” del mega-pacchetto come ha fatto Unicredit, una strada che ha il vantaggio della velocità ma con l’inconveniente di essere penalizzante in termini di prezzi. Proprio la banca di piazza Gae Aulenti avrebbe infatti ceduto i suoi 17 miliardi di Npl a Fortress e Pimco in un range compreso tra 15 e 20 centesimi centesimi per euro. Secondo gli addetti ai lavori la cessione in blocco degli Npl, anche in più tranche, ha una serie di fattori da prendere in considerazione: non esistono acquirenti unici per questa dimensione di portafoglio, è prassi fare in fase di offerte “binding” forti rinegoziazioni sui prezzi presentati all’atto delle offerte non vincolanti, senza dimenticare che i potenziali acquirenti potrebbero voler rifare la due diligence con il rischio che il valore finale di cessione potrebbe essere più basso rispetto alle aspettative.
Ci sarebbe poi l’altra strada, meno penalizzante, della cartolarizzazione con l’utilizzo delle Gacs. Tuttavia la procedura potrebbe avere tempi lunghi. Tra i vantaggi ci sarebbe l’accesso a una base di investitori più grande, visto che la tranche senior, se garantita da Gacs, può essere trattenuta dalla banca. In questo caso il prezzo di cessione sarebbe più alto, visto che il costo medio del capitale è decisamente più basso delle aspettative di investitori speculativi.Cosa sceglierà Mps? Si dovrebbe sapere a giorni. L’istituto l’altro ieri ha indicato in bilancio crediti deteriorati lordi (sofferenze più incagli) a fine 2016 pari a circa 45,8 miliardi di euro in flessione di 1,1 miliardi di euro rispetto a dicembre 2015. Nel frattempo gli analisti, tra cui quelli di Banca Imi, pensano che l’aumento di capitale da 8,8 miliardi dello Stato servirà più per ulteriori accantonamenti, che per foraggiare i coefficienti patrimoniali.


Autore: Carlo Festa
Fonte:

Insider

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