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L’Eba propone una bad bank europea per gestire gli Npl

Dopo una serie di tentativi non riusciti ora l’idea è sul tavolo: creare una Asset Management Company per gestire le sofferenze bancarie, un aggregato da 1000 miliardi di euro in Npl (crediti deteriorati), che stanno mettendo a dura prova il sistema bancario europeo e alcuni sistemi nazionali in particolare, quello italiano su tutti. L’ha lanciata Andrea Enria, presidente dell’Autorità bancaria europea (Eba), che in tandem con l’European Stability Mechanism (Esm, il fondo salva-stati) guidato dal tedesco Klaus Regling ha organizzato a Lussemburgo un seminario pomeridiano. Si tratta di una prospettiva che per Enria è praticabile e la cui necessità è considerata urgente. Secondo Enria il nuovo soggetto non annullerebbe le regole del bail-in ma acquisterebbe i crediti al valore di mercato, creando però una massa critica e reperendo fondi privati.

La proposta dell’Eba ha ricevuto l’appoggio del direttore generale dell’Esm. Regling, tra l’altro, ha notato come l’idea del veicolo finanziario non prevede alcuna mutualizzazione dei rischi. Ciò, ha precisato, è «politicamente un vantaggio» tanto la questione della responsabilità in solido in campo finanziario è controversa (soprattutto da parte dei Paesi creditori del Nord Europa). Regling, come Enria, ha messo in evidenza i nodi da sciogliere: la governance del veicolo finanziario, il suo finanziamento, il ruolo degli esecutivi. Il numero uno dell’Esm si aspetta che il nuovo veicolo dovrà emettere debito per finanziare l’acquisto dei titoli (il cui valore stima a 200-250 miliardi di euro). «Un ruolo per il settore pubblico è probabilmente necessario», ha sottolineato.

L’Amc, questo l’acronimo della bad bank Ue, raccoglierebbe fondi da investitori privati, le banche trasferirebbero alcuni segmenti «concordati» dei loro «non performing loans» all’Amc al loro valore economico reale. In prima istanza sarebbero colpiti gli azionisti esistenti per ogni trasferimento a un prezzo inferiore al valore contabile. La bad bank fisserebbe una scadenza, per esempio 3 anni, per vendere gli asset al valore economico reale.

In particolare, secondo la proposta dell’Eba, la bad bank riuscirebbe a sanare quelli che sono definiti fallimenti del mercato: il mancato incentivo delle banche a cedere i crediti in perdita, l’asimmetria fra compratore e acquirente, oltre che creare una trasparenza sui prezzi.

Le banche si legge nelle slides di Enria (si veda il file allegato a fine articolo, ndr), trasferirebbero i crediti alla bad bank al loro valore di mercato e la differenza fra gli attuali prezzi di mercato e il valore reale potrebbe essere teoricamente esente dall’aiuto di Stato e coperta, ad interim, dalla stessa bad bank e da investitori privati.

Nel caso la bad bank non riuscisse poi a cedere questi crediti in un tempo fissato (per esempio tre anni) allora le banche dovrebbero riprendersi questi Npl e assorbire in toto le perdite facendo scattare la ricapitalizzazione preventiva dei singoli stati membri. Misura accompagnata quindi dal bail in con perdite sugli azionisti. Non ci sarebbe così una mutualizzazione dei rischi sugli altri stati dell’Unione e si rispetterebbero le regole e le risoluzioni sugli aiuti di Stato.

Cinque i punti sui quali ha insistito il presidente dell’Eba.

Il primo è che gli attuali azionisti «non sono salvaguardati». Sosterranno, infatti, il peso della perdita se il valore netto contabile è più alto del prezzo di trasferimento alla bad bank e saranno «diluiti» se l’eventuale prezzo di vendita è inferiore al prezzo di trasferimento e se e’ necess aria una ricapitalizzazione.

LA MAPPA DEL RISCHIO NPL NELLA UE
Differenze significative tra Paesi, ma problema per tutta l’Unione europea. (Fonte: Supervisory reporting data – Q2 2016)

 

Secondo punto, le regole della direttiva Brrd,  cioè le regole della risoluzione delle banche che fissano i criteri del salvataggio interno (bail-in), si applicano senza modifiche, in particolare viene difeso il concetto della ricapitalizzazione precauzionale (possibile se la banca è considerata solvente).

Terzo, le regole sugli aiuti di Stato: se viene attivata la clausola di recupero perché l’eventuale prezzo di vendita è inferiore al prezzo di trasferimento alla bad bank, l’istituto bancario viene ricapitalizzato e si applica la regole della condizionalità, burden sharing incluso.

Quarto punto il rischio per gli Stati di perdere denaro: Enria dice che non esiste perché se il prezzo di vendita è inferiore al prezzo di trasferimento alla bad bank si applica la clausola di recupero (clawback clause).

Infine il quinto punto: non ci sarà burden sharing, cioè una ripartizione degli oneri tra gli Stati Ue perché, ha detto ancora Enria, «se viene attivata la clausola di recupero, è lo Stato membro che inietta capitale nella banca». (Al.An.)

 


Fonte:

Il Sole 24 Ore

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