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Intesa prepara l’offerta pubblica di scambio su Generali

“Credo che le banche europee che operano su mercati europei debbano avere una dimensione che gli consenta di fare una crescita sia endogena che esogena. Per questo, siamo molto interessati». Ieri il presidente di Compagnia San Paolo, Francesco Profumo, ragionava in linea meramente teorica perché ha dichiarato di «non sapere nulla» dei piani di Intesa Sanpaolo su Trieste, ma nel caso in cui dovessero prendere forma il primo azionista della banca non farebbe mancare il suo appoggio. «Ribadiamo la piena fiducia al management, che farà le sue scelte», ha detto ieri Profumo, che a Torino ha presentato i progetti dell’ente per i prossimi quattro anni.

Dieci giorni fa il ceo Carlo Messina aveva incontrato il consiglio di gestione della Compagnia, ma a quanto pare nessun cenno aveva fatto all’interesse sul Leone, di cui peraltro non si è mai parlato neanche nel consiglio della banca. Ma dopo il comunicato di martedì sera non si tratta solo più di rumors: l’endorsement di Profumo, pur teorico, è un fatto importante, anche perché si aggiunge a quello implicito di Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo, considerato molto attivo sul dossier. La banca, con i suoi consulenti di Ubs e dello studio Pedersoli, prosegue intanto nella ricerca dello schema migliore per un’operazione ambiziosa quanto onerosa, come non hanno mancato di notare da lunedì gli analisti in giro per il mondo: ieri in Borsa il titolo ha tenuto le posizioni (+0,35%), ma la doppia batosta di lunedì e martedì ha ridotto da 20 a 14 miliardi la distanza a livello di capitalizzazione con la potenziale preda, cioè Generali, che invece è tornata sui massimi degli ultimi dodici mesi. È un fatto anche questo, che sicuramente ha ispirato ulteriore cautela alla banca e ricordato che c’è da chiarire in fretta se e come si procederà: l’appuntamento chiave sarà quello di venerdì prossimo, quando il ceo Carlo Messina presenterà i conti 2016 e dovrà anticipare la guidance sul 2017.

Secondo quanto risulta, l’idea di massima rimane quella di una maxi offerta di scambio sui titolo del Leone. Operazione da oltre 15 miliardi, una taglia non lontana dall’aumento che a giorni avvierà UniCredit, destinata a creare un polo bancassicurativo di proporzioni continentali ma assai concentrato sull’Italia. Di qui l’importanza dei dettagli industriali. La banca punta a un progetto che consenta di crescere «nel settore del risparmio gestito, del private banking e in quello dell’assicurazione in sinergia con le proprie reti bancarie», così come si è letto nella nota di martedì sera, ma c’è modo e modo di farlo. Anche perché Messina intende anche preservare «la leadership di adeguatezza patrimoniale» e restare coerente «con la politica di creazione e distribuzione di valore per i propri azionisti» fin qui garantiti: non sarà facile trovare la quadratura del cerchio e il progetto rimane materia per analist. Ad esempio Credit Suisse non vede razionale strategico, mentre è la logica finanziaria che potrebbe dare un senso all’interesse di Intesa Sanpaolo su Generali; dubbiosa anche Fidentiis, che taglia a hold da buy il titolo, mentre Banca Akros chiama in causa Basilea 3 e si dice scettica sulla possibilità di creare valore senza il cosiddetto danish compromise (l’accordo che fissa al 3% la soglia massima di flessibilità per gli stati nazionali per l’aumento dei requisiti di capitale per le banche). Kepler Cheuvreux di contro confida sulla prudenza e disciplina che hanno sempre caratterizzato Intesa nelle fusioni e acquisizioni.

Il cantiere comunque procede, e ieri alcuni top manager del gruppo guidati dal cfo Stefano Del Punta hanno aggiornato al riguardo la Consob. Dopo il comunicato di martedì sera ha reso tutto più semplice, e secondo quanto si apprende il team della banca avrebbe fornito qualche ulteriore chiarimento.


Autore: Marco Ferrando
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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