Lo shopping di gennaio sarà abbastanza per Ubi Banca per quest’anno, ma su eventuali nuove acquisizioni non si può mai sapere. Lo ha affermato oggi l’amministratore delegato dell’istituto lombardo, Victor Massiah, intervenendo a un convegno della Uilca, dove ha sottolineato che “quest’anno dobbiamo finalizzare il progetto di banca unica e l’acquisizione delle tre good bank, quindi lo ritengo improbabile. Poi mai dire mai”. In un sistema bancario che va verso la concentrazione, ha puntualizzato, “noi preferiamo restare tra coloro che concentrano e non tra quelli che vengono concentrati”.
Intanto, il closing dell’operazione per rilevare le nuove Banca Marche, Banca dell’Etruria e del Lazio e Cassa di Risparmio di Chieti avverrà “entro primavera, perché le banche non possono stare ferme”, ha proseguito il ceo, osservando come il mercato abbia accolto bene l’operazione (il titolo Ubi Banca il 12 gennaio, data della presentazione dell’offerta vincolante, ha guadagnato il 9,12% a 3,088 euro, mentre il 19 gennaio, ovvero all’indomani dell’ok della Banca d’Italia, l’azione si è apprezzata del 7,33% a 3,66 euro).
Per Massiah, tuttavia, il giudizio finale dovrà essere dato tra 2-3 anni perché la procedura di dismissione non si è ancora perfezionata fino in fondo: “l’operazione è stata compiuta con spirito industriale ed è evidente che Ubi farà tutto quello che potrà sul fronte dei ricavi e dei costi. Portiamo queste imbarcazioni a navigare in acque tranquille dando anche la possibilità di navigare in acque più difficili”.
Alcuni nodi non sono di fatto ancora giunti al pettine. Sul fronte dei risparmiatori e su eventuali misure per il loro risarcimento, il numero uno del gruppo creditizio bergamasco ha declinato ogni responsabilità: “Non è il nostro ruolo, i risparmiatori avranno nuovi prodotti, in un contesto che da chi ha traghettato le tre good bank è stato giudicato come un posto sicuro”. Guardando agli eventuali esuberi di personale, invece, “ci troviamo in una situazione di eccesso di offerta, ma credo che sedendoci a un tavolo cercheremo le soluzioni giuste, che su base volontaria portino a degli esiti positivi per tutti”.
Sulla quarta good bank, Carife, per la quale lunedì è previsto un momento di verifica e di confronto con i sindacati per arrivare a 350 adesioni all’uscita volontaria, come ha sottolineato oggi Roberto Nicastro, presidente delle 4 good bank, Massiah si è detto convinto che “si troverà a breve la soluzione. Credo che noi siamo un po’ sovrastimati da tutti, ma non abbiamo la dimensione di due banche che giocano in Champions League come Intesa e Unicredit “. Non c’è la stazza, ma non ci sono nemmeno problemi di cassa. Il banchiere ha detto di non vedere nel futuro il ricorso alla garanzia statale per emettere bond per le tre good bank dopo la concessione da parte del Mef, perché “in questo momento non abbiamo nessun problema di liquidità”.
Parole al balsamo, infine, verso la Banca centrale europea. Per Massiah “il dibattito sull’incisività della vigilanza bancaria della Bce è caldo, ma stiamo parlando di un’istituzione che ha appena due anni di vita: dunque con i pregi e difetti di chi è giovane. Va considerato che deve operare all’interno dei diversi Paesi dell’Eurozona, ognuno con le sue regole. Sono stati fatti degli errori, questo è certo, ma va evitato il muro contro muro”.
“Non scordiamoci che la Bce sta facendo ancora un lavoro di convergenza e ognuno guarda quest’evoluzione dalla sua prospettiva nazionale. La critica ci deve essere da tutte le parti ma deve essere costruttiva”, ha continuato il banchiere. “Dall’esperienza precedente abbiamo imparato che, in generale, prima di mettere delle regole vanno considerate ex ante le conseguenze delle norme. Quando si è fatto il bail-in, su cui sono d’accordo, non si è pensato a una normativa transitoria considerando, per esempio, la forte diffusione delle obbligazioni subordinate. Comunque, a firmare il bail-in non c’erano solo i tedeschi”, ha affermato Massiah.
L’ad ha invitato a un comportamento meno radicale anche nelle vicende interne, con la pubblicazione della lista dei debitori insolventi nei confronti della banche che non deve diventare una “gogna pubblica”. Il ruolo chiave, in questo senso, deve essere giocato dalla magistratura: “Un Paese che si avvolge in un sospetto reciproco è un Paese che non va molto avanti, spero siano veloci. Se c’è un clima di sospetto per dieci anni poi non chiederti perché il Paese non cresce”.
Oggi a Piazza Affari il titolo Ubi Banca cede il 2,62% a 3,564 euro, dopo un avvio promettente (massimo intraday a quota 3,83 euro). Intanto stamane gli analisti di Mediobanca Securities (rating neutral e target price a 3,5 euro confermati) hanno ricordato che l’aumento di capitale da 400 milioni di euro, necessario per preservare gli indici patrimoniali di Ubi Banca post-acquisizioni, potrebbe essere completato entro la prima metà del 2017.
Autore: Elena Filippi
Fonte:
Milano Finanza
ubi – good bank – gacs – bce
Lo shopping di gennaio sarà abbastanza per Ubi Banca per quest’anno, ma su eventuali nuove acquisizioni non si può mai sapere. Lo ha affermato oggi l’amministratore delegato dell’istituto lombardo, Victor Massiah, intervenendo a un convegno della Uilca, dove ha sottolineato che “quest’anno dobbiamo finalizzare il progetto di banca unica e l’acquisizione delle tre good bank, quindi lo ritengo improbabile. Poi mai dire mai”. In un sistema bancario che va verso la concentrazione, ha puntualizzato, “noi preferiamo restare tra coloro che concentrano e non tra quelli che vengono concentrati”.
Intanto, il closing dell’operazione per rilevare le nuove Banca Marche, Banca dell’Etruria e del Lazio e Cassa di Risparmio di Chieti avverrà “entro primavera, perché le banche non possono stare ferme”, ha proseguito il ceo, osservando come il mercato abbia accolto bene l’operazione (il titolo Ubi Banca il 12 gennaio, data della presentazione dell’offerta vincolante, ha guadagnato il 9,12% a 3,088 euro, mentre il 19 gennaio, ovvero all’indomani dell’ok della Banca d’Italia, l’azione si è apprezzata del 7,33% a 3,66 euro).
Per Massiah, tuttavia, il giudizio finale dovrà essere dato tra 2-3 anni perché la procedura di dismissione non si è ancora perfezionata fino in fondo: “l’operazione è stata compiuta con spirito industriale ed è evidente che Ubi farà tutto quello che potrà sul fronte dei ricavi e dei costi. Portiamo queste imbarcazioni a navigare in acque tranquille dando anche la possibilità di navigare in acque più difficili”.
Alcuni nodi non sono di fatto ancora giunti al pettine. Sul fronte dei risparmiatori e su eventuali misure per il loro risarcimento, il numero uno del gruppo creditizio bergamasco ha declinato ogni responsabilità: “Non è il nostro ruolo, i risparmiatori avranno nuovi prodotti, in un contesto che da chi ha traghettato le tre good bank è stato giudicato come un posto sicuro”. Guardando agli eventuali esuberi di personale, invece, “ci troviamo in una situazione di eccesso di offerta, ma credo che sedendoci a un tavolo cercheremo le soluzioni giuste, che su base volontaria portino a degli esiti positivi per tutti”.
Sulla quarta good bank, Carife, per la quale lunedì è previsto un momento di verifica e di confronto con i sindacati per arrivare a 350 adesioni all’uscita volontaria, come ha sottolineato oggi Roberto Nicastro, presidente delle 4 good bank, Massiah si è detto convinto che “si troverà a breve la soluzione. Credo che noi siamo un po’ sovrastimati da tutti, ma non abbiamo la dimensione di due banche che giocano in Champions League come Intesa e Unicredit “. Non c’è la stazza, ma non ci sono nemmeno problemi di cassa. Il banchiere ha detto di non vedere nel futuro il ricorso alla garanzia statale per emettere bond per le tre good bank dopo la concessione da parte del Mef, perché “in questo momento non abbiamo nessun problema di liquidità”.
Parole al balsamo, infine, verso la Banca centrale europea. Per Massiah “il dibattito sull’incisività della vigilanza bancaria della Bce è caldo, ma stiamo parlando di un’istituzione che ha appena due anni di vita: dunque con i pregi e difetti di chi è giovane. Va considerato che deve operare all’interno dei diversi Paesi dell’Eurozona, ognuno con le sue regole. Sono stati fatti degli errori, questo è certo, ma va evitato il muro contro muro”.
“Non scordiamoci che la Bce sta facendo ancora un lavoro di convergenza e ognuno guarda quest’evoluzione dalla sua prospettiva nazionale. La critica ci deve essere da tutte le parti ma deve essere costruttiva”, ha continuato il banchiere. “Dall’esperienza precedente abbiamo imparato che, in generale, prima di mettere delle regole vanno considerate ex ante le conseguenze delle norme. Quando si è fatto il bail-in, su cui sono d’accordo, non si è pensato a una normativa transitoria considerando, per esempio, la forte diffusione delle obbligazioni subordinate. Comunque, a firmare il bail-in non c’erano solo i tedeschi”, ha affermato Massiah.
L’ad ha invitato a un comportamento meno radicale anche nelle vicende interne, con la pubblicazione della lista dei debitori insolventi nei confronti della banche che non deve diventare una “gogna pubblica”. Il ruolo chiave, in questo senso, deve essere giocato dalla magistratura: “Un Paese che si avvolge in un sospetto reciproco è un Paese che non va molto avanti, spero siano veloci. Se c’è un clima di sospetto per dieci anni poi non chiederti perché il Paese non cresce”.
Oggi a Piazza Affari il titolo Ubi Banca cede il 2,62% a 3,564 euro, dopo un avvio promettente (massimo intraday a quota 3,83 euro). Intanto stamane gli analisti di Mediobanca Securities (rating neutral e target price a 3,5 euro confermati) hanno ricordato che l’aumento di capitale da 400 milioni di euro, necessario per preservare gli indici patrimoniali di Ubi Banca post-acquisizioni, potrebbe essere completato entro la prima metà del 2017.
Autore: Elena Filippi
Fonte:
Milano Finanza
ubi – good bank – gacs – bce