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Carige, subito in vendita Npl per 1,4 miliardi

Banca Carige sta procedendo sulla cessione della prima tranche di non performing loans (Npl) e si appresta ad alzare ulteriormente il pacchetto da mettere sul mercato che potrebbe arrivare anche a 1,4 miliardi. Restano, peraltro, ancora distanti le posizioni tra l’istituto genovese a Bce sul coverage ratio degli Npl: a quanto risulta, Francoforte, nonostante mantenga aperto il dialogo con l’ad Guido Bastianini, sarebbe ferma sulle sue posizioni. Cioè l’indicazione di arrivare al 2019 con un massimo di 3,7 miliardi di Npl (oggi la banca ne conta 7,1) e un coverage del 42%. Intanto l’istituto ha registrato dal notaio l’atto di fusione di Carige Italia in Carige.
Gli sviluppi della situazione delle sofferenze e dei rapporti con Bce sono stati al centro di un’informativa che Bastianini ha fornito ai consiglieri di amministrazione nel corso del cda svoltosi ieri.
Dalla riunione è emerso, a quanto risulta, che l’organismo di vigilanza europeo non ha ancora vergato una replica definitiva alla lettere che Carige ha inviato in risposta alle “bozze” di decisione giunte a Genova in ottobre. Tuttavia ci sarebbe stato un confronto tra Bastianini e i tecnici della Bce e questi ultimi avrebbero mantenuto le proprie posizioni, insistendo su tempi brevi di dismissione degli Npl. Insomma, se non si è arrivati allo scontro, le posizioni restano comunque distanti.
Carige, infatti, a fronte di una vigilanza che chiedeva una discesa dei crediti problematici a 5,5 miliardi di euro a fine 2017 con un coverage ratio minimo del 45%; a 4,6 miliardi a fine 2018 con (copertura minima del 43%); e a 3,7 miliardi con un coverage ratio minimo del 42%, a fine 2019, aveva avanzato una controproposta. Che consisteva nell’abbassamento del coverage sugli Npl, dal 43 e 42%, richiesto per il 2018 e il 2019, al 25-30%.
Questo a fronte del rispetto dei parametri chiesti da Francoforte per il 2017 e in virtù del fatto che la banca, con l’operazione di cessione, eliminerebbe tutte le sofferenze più problematiche mantenendo, invece, gli Utp (unlikely to pay), crediti di qualità migliore per i quali sono sufficienti accantonamenti di entità minore di quelli richiesti.
Bce, però, insiste sulle sue posizioni e Bastianini punta allora ad allargare il valore degli Npl da cedere in tempi brevi. Il piano industriale approvato a suo tempo da Carige prevedeva la cessione di 1,8 miliardi di Npl entro il 2017, in due tranche da 900 milioni ciascuna. Ma ancor prima dell’intervento scritto di Bce il cda aveva pensato di alzare la somma. La prima tranche da cedere, con il supporto di Banca Imi, come arranger, e di Prelios, in qualità di servicer, era quindi lievitata a 1,1 miliardi.
Ora, però, secondo rumors, la cifra sarebbe in ulteriore crescita. L’idea sarebbe di offrire un pacchetto di Npl che può arrivare anche a 1,4 miliardi. Una mossa che consentirebbe anche ad eventuali compratori di avere una scelta maggiore.
Resta il fatto che i livelli di copertura richiesti da Bce appaiono troppo alti ai vertici di Carige. E quindi se le posizioni tra la Vigilanza e il cda diventassero un muro contro muro, si rafforzerebbe l’ipotesi di un nuovo aumento di capitale per Carige.
Ieri, peraltro, si è consumato l’ultimo atto di Carige Italia: il cda si è riunito per l’ultima volta prima della fusione per incorporazione in Banca Carige, che sarà operativa a metà dicembre ed è stata formalizzata davanti al notaio. Sempre ieri il titolo della banca ha segnato un calo del 3,31% a 0,251 euro.


Autore: Raoul de Forcade
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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