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Good Bank, Atlante 2 fa l’occhiolino a Ubi

Atlante 2 interverrà sui crediti deteriorati delle good bank. Lo ha affermato Alessandro Penati, presidente di Quaestio Capital Management, la sgr che gestisce il fondo Atlante, sottolineando di essere pronto a fare un’offerta sui Non performing loan (Npl) che le quattro banche salvate a fine 2015 hanno accumulato dall’avvio del programma di risoluzione e dopo la cessione delle sofferenze alla bad bank.

In questo modo si va ad aggiungere un pezzo al puzzle che potrebbe portare Ubi Banca a inglobare tre delle quattro good bank, ovvero Banca Marche, Banca Etruria e CariChieti. Come confermato da Penati, infatti, il deconsolidamento dei Npl è una delle condizioni cui è subordinata l’offerta di acquisto, anche se dalle parole del numero uno di Atlante non è emerso il nome della banca guidata da Victor Massiah: “ci deve essere un’offerta della banca che è binding ed è soggetta al fatto che noi risolviamo” il problema delle sofferenze.

Secondo tre fonti raccolte da Reuters vicine alla situazione, Atlante 2 potrebbe rilevare circa 2,5 dei 4 miliardi di crediti deteriorati in capo alle tre banche, essenzialmente sofferenze ed inadempienze probabili.

A oggi la dotazione di Atlante 2 è pari a 1,715 miliardi, soldi praticamente già assorbiti dal previsto acquisto della tranche mezzanine per 1,6 miliardi della cartolarizzazione dei Npl di Mps. Sembrerebbero, quindi, mancare le somme per portare a termine l’operazione good bank. Tuttavia il fondo ha ricevuto impegni di sottoscrizione fino a 2,5 miliardi, impegni su cui potrebbe far leva.

Considerando le contribuzioni iniziali, ossia gli 800 milioni-1 miliardo da Atlante 1, i 450 milioni da Sga, i 200 milioni da Poste Vita e i 100 milioni da Unipol, all’appello mancherebbero 300 milioni che in parti uguali Unicredit e Intesa si sono impegnate a versare entro la fine del mese. Per il meccanismo della leva, inoltre, 150-200 milioni investiti in una tranche mezzanina permetterebbero di liberare sofferenze fino a 4 miliardi.

L’ipotesi nuovi liquidi, comunque, è stata rigettata da Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo e dell’Acri, che a margine di un convegno alla Cattolica ha rimandato qualsiasi decisione al 5 dicembre, il giorno dopo il fatidico referendum. “So che Penati sta facendo la sua parte, vedo dai
giornali che si sta impegnando sulle 4 good bank e su Mps. Se si impegna vuol dire che per intanto ha i mezzi, il futuro si vedrà dal 5 dicembre”, ha specificato Guzzetti.

In relazione a Ubi Banca, oltre allo scorporo dei crediti problematici il progetto sulle tre banche è legato ad altre condizioni, quali la possibilità di compensare le perdite con gli utili futuri, il riconoscimento del badwill e l’utilizzo dei propri modelli interni per gli Rwa di tre istituti. Uno dei tasselli si sta mettendo a posto. Se la Bce darà un avallo all’impianto complessivo dell’operazione potranno partire le trattative con i singoli attori per chiudere le altre questioni, ha specificato una fonte.

Potrebbe inoltre intervenire il Fondo di Risoluzione a monte della vendita con un’iniezione di capitale che ripristini i coefficienti patrimoniali degli istituti da cedere. Una volta soddisfatte tutte le condizioni, la banca bergamasca potrebbe quindi fare ricorso al mercato dei capitali per una cifra intorno ai 400 milioni di euro per mantenere i suoi livelli patrimoniali post-acquisizione.

Se tutto andrà nel senso giusto, stando a quanto riferito a Reuters, si potrebbe arrivare alla sigla di un accordo vincolato alla chiusura delle varie condizioni per inizio dicembre con il closing definitivo per il primo trimestre del 2017. Oggi a Piazza Affari i titoli Ubi Banca e Monte dei Paschi di Siena hanno chiuso in perdita, rispettivamente, dello 0,48% a 2,094 euro e del 2,71% a 0,2193 euro.


Autore: Elena Filippi
Fonte:

Milano Finanza

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