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«Atlante, le mancate adesioni frenano i piani»

«Il contenuto numero di adesioni pervenute rischia di vanificare in larga misura lo scopo per cui Atlante è stato costituito: cioè che Atlante non sia solo (o soprattutto) uno strumento per governare alcune emergenze ma piuttosto un intervento ad ampio spettro capace di creare un vero mercato dei non performing loans e di alzare così il valore di cessione delle sofferenze da parte delle banche». Giuseppe Guzzetti, presidente di Cariplo e dell’Acri, in occasione della presentazione della giornata del risparmio è tornato su quello che a suo avviso è un semi fallimento del fondo Atlante, a causa delle mancate adesioni di alcuni soggetti che già mercoledì scorso aveva identificato nelle banche estere che hanno un maggior numero di filiali in Italia, e cioè Bnp Paribas e Credit Agricole. Guzzetti ha ricordato il contributo che le fondazioni bancarie avevano dato alla prima edizione di Atlante, pari a 536 milioni, con il quale hanno contribuito a far raggiungere la soglia minima di 4 miliardi fissata dalla Bce e che in buona parte sono stati utilizzati per ricapitalizzare le banche venete. Va però fatta una distinzione sulle varie edizioni di Atlante: le critiche di Guzzetti riguardano in particolare la fase 2, ovvero la nuova costola di Atlante che non si deve più occupare di aumenti di capitale e di crediti deteriorati, ma soltanto di questi ultimi. Atlante 2 è comparso sulla scena nel corso dell’estate quando è esplosa la crisi di Mps, soprattutto in relazione all’impossibilità della banca senese di superare l’esame degli stress test di fine luglio. Il fondo è destinato a svolgere un ruolo cruciale nell’acquisto dei crediti deteriorati di Mps con un impegno attorno a 1,6 miliardi. La raccolta avvenuta nel corso dell’estate ha portato nelle casse poco più di un 1,7 miliardi, anche se in occasione del primo closing l’attesa è di superare i 2 miliardi. Ci due ordini di problemi: il primo è quello dell’eccessivo sbilanciamento dei fondi messi sinora a disposizione e che vedono una quota importante di Cdp e della Sga, i cui contributi devono restare sotto il 40% della dotazione totale, per evitare che la Ue contesti gli aiuti di Stato. Il secondo riguarda il tema sollevato da Guzzetti, e cioè la necessità di arrivare a una massa da tale da creare un vero mercato degli Npl. L’obiettivo dei mesi scorsi puntava a oltre 3 miliardi, che però sembrano molto lontani. Per queste ragioni, probabilmente, Guzzetti ha puntato l’indice contro le banche estere, anche perchè nel corso dell’estate si era ipotizzato un loro intervento per aiutare la causa.
«Dopo aver accompagnato le operazioni di ricapitalizzazione delle due banche venete – ha detto il presidente dell’Acri – il progetto Atlante si appresta ora a determinare l’attesa svolta nel processo di smaltimento dei crediti deteriorati, intervenendo però in un mercato finora ristretto sia nel numero sia nel profilo dei suoi pochi protagonisti, i quali determinano i prezzi delle sofferenze e i volumi degli scambi». Guzzetti ha inoltre chiesto alla Bce e alla Commissione europea di cessare «l’eccessiva insistenza» sui requisiti di capitale e sugli aiuti di Stato per permettere così la cessione delle 4 good bank. Tali atteggiamenti “non renderebbero possibile il compimento dell’ operazione «che vede anche il ruolo di Cdp, partecipata dalle fondazioni bancarie».


Fonte:

Il Sole 24 Ore

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