Solo un lieve miglioramento, ad agosto, per lo stock dei finanziamenti in essere a famiglie e imprese da parte delle banche operanti in Italia e ancora sofferenze in aumento a luglio. La variazione annua dei primi è risultata pari a -0,3% su agosto 2015, valore comunque migliore rispetto al -0,6% di luglio 2016 e al -4,5% di novembre 2013, quando raggiunse il picco negativo.
Inoltre, secondo il rapporto mensile dell’Abi, anche il totale dei prestiti all’economia, che oltre a famiglie e imprese includono la pubblica amministrazione, ha segnato una variazione prossima allo zero (-0,2%). Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, a oggi i prestiti all’economia sono passati da 1.673 a 1.807,6 miliardi di euro, quelli a famiglie e imprese, invece, sono cresciuti da 1.279 a 1.404 miliardi di euro.
Gianfranco Torriero, vice direttore generale dell’Abi, presentando il rapporto, ha detto che manca ancora una domanda di finanziamenti, di investimenti per operazioni straordinarie, come fusioni e acquisizioni, e i flussi sono prevalentemente alimentati da ristrutturazioni e rinnovi dello stock di crediti esistenti.
“C’è abbondante offerta disponibile che le banche hanno tutto l’interesse a non lasciare inutilizzata, dato che verrebbe remunerata a tassi negativi in Bce”, ha spiegato. “Piuttosto c’è molta attenzione alla qualità del credito e in questo momento c’è molta competizione tra gli istituti per finanziare imprenditori di migliore qualità”.
I dati confermano poi il “funding gap”. Ad agosto l’ammontare dei prestiti alla clientela erogati dalle banche operanti in Italia, pari a 1.807,6 miliardi di euro, è risultato ancora “nettamente superiore”, di oltre 136 miliardi, all’ammontare complessivo della raccolta da clientela, sommando cioè i depositi e le obbligazioni, pari a 1.671,3 miliardi di euro (-0,2% su base annua).
Più nel dettaglio, in Italia continuano ad aumentare i depositi (in conto correnti, certificati di deposito, pronti contro termine), cresciuti a fine agosto di oltre 58 miliardi di euro (+4,6% su base annua e +5% su luglio 2016), mentre si conferma in calo la raccolta a medio e lungo termine, ovvero tramite obbligazioni, lo scorso mese diminuite su base annua del 15,5%, pari in termini assoluti a una contrazione di 62 miliardi di euro.
Segnali positivi sul fronte dei mutui alle famiglie. Sulla base degli ultimi dati ufficiali disponibili relativi a luglio, l’ammontare complessivo dei mutui in essere delle famiglie ha registrato una variazione positiva del +1,8% nei confronti di fine luglio 2015 (quando già si manifestavano segnali di miglioramento), confermando, anche sulla base dei dati sui finanziamenti in essere, la ripresa del mercato dei mutui, colta inizialmente con l’impennata dei nuovi mutui.
Ma il rischio che le banche intendono evitare, data anche la richiesta della Vigilanza in questo senso, è di far crescere i crediti deteriorati, in una fase in cui le sofferenze nette continuano a salire per effetto della crisi economica. Purtroppo a luglio le sofferenze nette sono cresciute ancora, hanno raggiunto quasi 85 miliardi di euro rispetto a 83,7 miliardi di giugno e il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è risultato pari al 4,76% dal 4,66% di giugno (4,93% a fine 2015; 0,86% prima dell’inizio della crisi).
Autore: Francesca Gerosa
Fonte:
Milano Finanza
abi – sofferenze – prestiti – famiglie – imprese
Solo un lieve miglioramento, ad agosto, per lo stock dei finanziamenti in essere a famiglie e imprese da parte delle banche operanti in Italia e ancora sofferenze in aumento a luglio. La variazione annua dei primi è risultata pari a -0,3% su agosto 2015, valore comunque migliore rispetto al -0,6% di luglio 2016 e al -4,5% di novembre 2013, quando raggiunse il picco negativo.
Inoltre, secondo il rapporto mensile dell’Abi, anche il totale dei prestiti all’economia, che oltre a famiglie e imprese includono la pubblica amministrazione, ha segnato una variazione prossima allo zero (-0,2%). Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, a oggi i prestiti all’economia sono passati da 1.673 a 1.807,6 miliardi di euro, quelli a famiglie e imprese, invece, sono cresciuti da 1.279 a 1.404 miliardi di euro.
Gianfranco Torriero, vice direttore generale dell’Abi, presentando il rapporto, ha detto che manca ancora una domanda di finanziamenti, di investimenti per operazioni straordinarie, come fusioni e acquisizioni, e i flussi sono prevalentemente alimentati da ristrutturazioni e rinnovi dello stock di crediti esistenti.
“C’è abbondante offerta disponibile che le banche hanno tutto l’interesse a non lasciare inutilizzata, dato che verrebbe remunerata a tassi negativi in Bce”, ha spiegato. “Piuttosto c’è molta attenzione alla qualità del credito e in questo momento c’è molta competizione tra gli istituti per finanziare imprenditori di migliore qualità”.
I dati confermano poi il “funding gap”. Ad agosto l’ammontare dei prestiti alla clientela erogati dalle banche operanti in Italia, pari a 1.807,6 miliardi di euro, è risultato ancora “nettamente superiore”, di oltre 136 miliardi, all’ammontare complessivo della raccolta da clientela, sommando cioè i depositi e le obbligazioni, pari a 1.671,3 miliardi di euro (-0,2% su base annua).
Più nel dettaglio, in Italia continuano ad aumentare i depositi (in conto correnti, certificati di deposito, pronti contro termine), cresciuti a fine agosto di oltre 58 miliardi di euro (+4,6% su base annua e +5% su luglio 2016), mentre si conferma in calo la raccolta a medio e lungo termine, ovvero tramite obbligazioni, lo scorso mese diminuite su base annua del 15,5%, pari in termini assoluti a una contrazione di 62 miliardi di euro.
Segnali positivi sul fronte dei mutui alle famiglie. Sulla base degli ultimi dati ufficiali disponibili relativi a luglio, l’ammontare complessivo dei mutui in essere delle famiglie ha registrato una variazione positiva del +1,8% nei confronti di fine luglio 2015 (quando già si manifestavano segnali di miglioramento), confermando, anche sulla base dei dati sui finanziamenti in essere, la ripresa del mercato dei mutui, colta inizialmente con l’impennata dei nuovi mutui.
Ma il rischio che le banche intendono evitare, data anche la richiesta della Vigilanza in questo senso, è di far crescere i crediti deteriorati, in una fase in cui le sofferenze nette continuano a salire per effetto della crisi economica. Purtroppo a luglio le sofferenze nette sono cresciute ancora, hanno raggiunto quasi 85 miliardi di euro rispetto a 83,7 miliardi di giugno e il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è risultato pari al 4,76% dal 4,66% di giugno (4,93% a fine 2015; 0,86% prima dell’inizio della crisi).
Autore: Francesca Gerosa
Fonte:
Milano Finanza
abi – sofferenze – prestiti – famiglie – imprese