E’ Brexit. I Leave hanno vinto con il 51,9%, pari a 17.410.742 voti, mentre i Remain hanno raccolto il 48,1% con 16.141.241 voti. La sterlina sta perdendo il 9,4% sul dollaro a 1,3469, mentre l’oro sale del 4,4% a 1.318,70 dollari l’oncia. L’euro cede il 3,9% sul dollaro a 1,0944.
Malissimo anche i future sull’avvio della Borsa di Londra: a tre ore dall’apertura le rilevazioni Bloomberg vedono l’indice Ftse 100 in calo del 7,4%, mentre su New York che aprirà nel pomeriggio europeo la stima è di un ribasso del 4,5% dello S&P 500. Il risultato è sorprendente perché le prime proiezioni davano i Remain vincenti 52-48 e anche i bookmaker erano decisamente orientati per l’In.
A parte Londra, la Scozia e l’Irlanda del Nord, il resto del Regno Unito ha votato per il Leave, compreso il Galles. A cambiare le carte in tavola, un afflusso di votanti minore del previsto in Scozia e la vittoria dei Leave in tutto il Nord dell’Inghilterra, area dove sono forti i laburisti: a Sunderland i Leave hanno ottenuto il 61% mentre a Newcastle la vittoria del Remain è stata molto meno netta del previsto. E da qui si spiega probabilmente perché il loro leader Jeremy Corbyn ha condotto una campagna referendaria svogliata, lasciando al sindaco di Londra Sadiq Khan il compito di guidare i sostenitori del Remain nell’ultimo didattito televisivo.
Khan e il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon sono stati aggressivi, descrivendo scenari catatastrofici, mentre il leader dei Leave, il conservatore Boris Johnson, ha lanciato un messaggio ottimista, pigiando sul tasto dell’orgoglio e della sovranità nazionale. Sicuramente ha contato molto la frase della Regina Elisabetta II: “Datemi tre buoni ragioni perché la Gran Bretagna debba rimanere in Europa”, una vera e propria dichiarazione di euroscetticismo finita sui giornali proprio alla vigilia del referendum.
Il leader dell’Ukip, Nigel Farage, ha detto che oggi è “il giorno dell’Indipendenza”. E adesso vedremo se si avrà l’effetto domino in Europa.
Quel che è certo è che anche la geografia politica del Regno Unito rischia di essere stravolta. La Scozia, infatti, potrebbe tornare a votare sulla sulla sua permanenza nella Gran Bretagna. Sturgeon ha già annunciato che intende promuovere un nuovo referendum e punta decisamente a mantenere la Scozia all’interno dell’Unione Europea.
Malumore e rabbia per il risultato del referendum sulla Brexit anche in Irlanda del Nord, dove il 56% della popolazione ha votato per il Remain. Ma ora Sinn Fein, il partito repubblicano, alza la testa, con il presidente Declan Kearney che ha chiesto “un referendum per l’unione dell’Irlanda”. Kearney, che è anche parlamentare nell’assemblea semi-autonoma di Belfast, ha poi aggiunto: “Il governo britannico ha perso ogni mandato per rappresentare gli interessi economici e politici della gente in Irlanda del Nord”.
Mentre il leader della destra olandese, Geert Wilders, alleato della francese Marine Le Pen, ha chiesto un referendum sulla permanenza dell’Olanda nell’Unione europea, alla luce del risultato nel Regno unito che ha sancito la vittoria della Brexit. Non per niente qualche giorno fa il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, aveva citato l’Olanda come possibile primo Paese contagiato dalla Brexit.
L’effetto domino è già cominciato. E infatti anche Marine Le Pen, figlia di Jean Marie Le Pen e numero uno del Front National, ha chiesto un referendum anche in Francia sull’appartenenza del Paese all’Unione europea.
Autore: Marcello Bussi
Fonte:
Milano Finanza
remain – leave – brexit
E’ Brexit. I Leave hanno vinto con il 51,9%, pari a 17.410.742 voti, mentre i Remain hanno raccolto il 48,1% con 16.141.241 voti. La sterlina sta perdendo il 9,4% sul dollaro a 1,3469, mentre l’oro sale del 4,4% a 1.318,70 dollari l’oncia. L’euro cede il 3,9% sul dollaro a 1,0944.
Malissimo anche i future sull’avvio della Borsa di Londra: a tre ore dall’apertura le rilevazioni Bloomberg vedono l’indice Ftse 100 in calo del 7,4%, mentre su New York che aprirà nel pomeriggio europeo la stima è di un ribasso del 4,5% dello S&P 500. Il risultato è sorprendente perché le prime proiezioni davano i Remain vincenti 52-48 e anche i bookmaker erano decisamente orientati per l’In.
A parte Londra, la Scozia e l’Irlanda del Nord, il resto del Regno Unito ha votato per il Leave, compreso il Galles. A cambiare le carte in tavola, un afflusso di votanti minore del previsto in Scozia e la vittoria dei Leave in tutto il Nord dell’Inghilterra, area dove sono forti i laburisti: a Sunderland i Leave hanno ottenuto il 61% mentre a Newcastle la vittoria del Remain è stata molto meno netta del previsto. E da qui si spiega probabilmente perché il loro leader Jeremy Corbyn ha condotto una campagna referendaria svogliata, lasciando al sindaco di Londra Sadiq Khan il compito di guidare i sostenitori del Remain nell’ultimo didattito televisivo.
Khan e il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon sono stati aggressivi, descrivendo scenari catatastrofici, mentre il leader dei Leave, il conservatore Boris Johnson, ha lanciato un messaggio ottimista, pigiando sul tasto dell’orgoglio e della sovranità nazionale. Sicuramente ha contato molto la frase della Regina Elisabetta II: “Datemi tre buoni ragioni perché la Gran Bretagna debba rimanere in Europa”, una vera e propria dichiarazione di euroscetticismo finita sui giornali proprio alla vigilia del referendum.
Il leader dell’Ukip, Nigel Farage, ha detto che oggi è “il giorno dell’Indipendenza”. E adesso vedremo se si avrà l’effetto domino in Europa.
Quel che è certo è che anche la geografia politica del Regno Unito rischia di essere stravolta. La Scozia, infatti, potrebbe tornare a votare sulla sulla sua permanenza nella Gran Bretagna. Sturgeon ha già annunciato che intende promuovere un nuovo referendum e punta decisamente a mantenere la Scozia all’interno dell’Unione Europea.
Malumore e rabbia per il risultato del referendum sulla Brexit anche in Irlanda del Nord, dove il 56% della popolazione ha votato per il Remain. Ma ora Sinn Fein, il partito repubblicano, alza la testa, con il presidente Declan Kearney che ha chiesto “un referendum per l’unione dell’Irlanda”. Kearney, che è anche parlamentare nell’assemblea semi-autonoma di Belfast, ha poi aggiunto: “Il governo britannico ha perso ogni mandato per rappresentare gli interessi economici e politici della gente in Irlanda del Nord”.
Mentre il leader della destra olandese, Geert Wilders, alleato della francese Marine Le Pen, ha chiesto un referendum sulla permanenza dell’Olanda nell’Unione europea, alla luce del risultato nel Regno unito che ha sancito la vittoria della Brexit. Non per niente qualche giorno fa il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, aveva citato l’Olanda come possibile primo Paese contagiato dalla Brexit.
L’effetto domino è già cominciato. E infatti anche Marine Le Pen, figlia di Jean Marie Le Pen e numero uno del Front National, ha chiesto un referendum anche in Francia sull’appartenenza del Paese all’Unione europea.
Autore: Marcello Bussi
Fonte:
Milano Finanza
remain – leave – brexit