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Draghi e Ocse: allarme crediti deteriorati

I bilanci delle banche non sono stati risanati completamente, come dimostra l’alto stock di crediti deteriorati in alcune parti dell’Eurozona. C’è quindi bisogno di altro lavoro su questi asset e le condizioni perché ciò accada devono essere realizzate dalle giuste politiche ed autorità”. Lo ha detto questa mattina il presidente della Bce, Mario Draghi al Brussels Economic Forum.

Il banchiere ha anche aggiunto che l’incertezza sulla stabilità istituzionale in Europa deprime gli investimenti: “L’assetto istituzionale dell’Eurozona è incompleto e questa instabilità istituzionale può rallentare gli investimenti inducendo a maggiori risparmi”.

La recessione innescata dalla crisi sui debiti pubblici nell’area euro “è stata esacerbata dal fatto che in alcuni Paesi l’aggiustamento dei conti pubblici è stato effettuato prevalentemente tramite aumenti delle tasse piuttosto che con tagli alla spesa”, ha ripreso Draghi, rilanciando i richiami ai governi perché effettuino politiche di bilancio che non ostacolino la crescita.

Per questo, ha spiegato al Forum economico di Bruxelles, la Bce ha detto più volte che le politiche di bilancio non devono finire per ostacolare l’effetto espansivo della politica monetaria. Ora, complessivamente, i bilanci di Eurolandia sono leggermente espansivi, “ma il sostegno alla domanda non dipende solo dalla mole del bilancio, anche dalla sua composizione. Specialmente dal livello di pressione fiscale e di investimenti pubblici”.

Questo però, nei Paesi ove vi siano margini di bilancio: “solo dove vi siano finanze pubbliche solide”. Altrimenti, “quando le finanze pubbliche devono essere ancora consolidate, per rafforzare la crescita si può operare con strumenti di politica microeconomica”.

Nel frattempo sempre oggi l’Ocse scrive che la politica di allentamento monetario delle banche centrali “ha raggiunto i suoi limiti in termini di stimolo per gran parte dell’economia globale”. Lo sostiene l’organizzazione per lo sviluppo economico nel suo rapporto Business and Financial Outlook dedicato alla frammentazione economica.

Secondo l’Ocse per ridurre questa frammentazione, che “blocca le prestazioni e la crescita della produttività”, “la chiave sono le riforme strutturali”. La realizzazione delle riforme strutturali in molti settori “incoraggerà i necessari investimenti nelle industrie emergenti, come le fonti rinnovabili”, in una fase di in cui “è giunto a termine il super-ciclo delle materie prime” e “stimolerà l’innovazione e la diffusione dei suoi benefici per far ripartire la crescita della produttività dopo diversi anni di stagnazione”.

Secondo l’Ocse, “nonostante le politiche di allentamento monetario, le riforme sulla regolamentazione finanziaria e le risoluzioni del G20 per favorire le riforme strutturali”, l’economia mondiale “non ha fatto grandi progressi”. Per l’Ocse due sono i principali ostacoli: “La stagnazione nella crescita degli investimenti” e la “regolamentazione bancaria e dei crediti deteriorati”, o non performing loans (Npl).

Per far fronte a queste sfide e rinvigorire la crescita, sostiene l’Ocse, “sono essenziali le riforme strutturali”, o meglio “occorre implementare nuove politiche strutturali che stimolino gli investimenti e la crescita della produttività”. L’Ocse cita “intelligenti” politiche di bilancio che aiutino la ricerca e lo sviluppo e una “maggiore apertura dei mercati”.


Autore: Elena Dal Maso
Fonte:

Milano Finanza

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