A marzo il sistema bancario italiano offre un quadro relativo a prestiti e raccolta molto simile a quello di febbraio. A cambiare, rispetto al mese precedente, è solo la variazione percentuale dei prestiti alle imprese che torna ad essere negativa.
Resta, infatti, in generale negativo il quadro per le imprese che hanno visto calare i finanziamenti di 21,4 miliardi da 809,7 miliardi a 788,3 miliardi (-2,64%). Le aziende nellultimo anno hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di quasi tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 21,7 miliardi (-7,25%) da 300,02 miliardi a 278,2 miliardi e quelli di lungo periodo (oltre 5 anni) di 15,7 miliardi (-4,19%) da 376,6 miliardi a 360,8 miliardi, mentre quelli di medio periodo (fino a 5 anni), in controtendenza, sono cresciuti di 16,1 miliardi (+12,10%) da 133,1 miliardi a 149,2 miliardi.
In base ai dati diffusi da Bankitalia, elaborati dal Centro studi Unimpresa, le sofferenze, lorde e nette, sono sostanzialmente stabili. I depositi continuano a crescere, la raccolta via bond bancari a crollare. Sempre positivi i prestiti alle famiglie e, in misura minore, i prestiti complessivi.
Nel dettaglio a marzo le sofferenze lorde, in crescita del 13,9% su un anno prima, si sono attestate a 196,965 miliardi di euro, poco sopra i 196,101 di febbraio. Al valore di realizzo le sofferenze si attestano a 83,634 miliardi da 83,060 a febbraio.
I prestiti al settore privato, sempre a marzo, hanno registrato una crescita su base annua dello 0,3% (0,6% a febbraio). I prestiti alle società non finanziarie sono diminuiti dello 0,3% (erano cresciuti dello 0,3% a febbraio), invece quelli alle famiglie sono cresciuti dell’1,1% (1% nel mese precedente). Inoltre nel mese il tasso di crescita sui dodici mesi dei depositi del settore privato è stato pari al 3,9% (3,3% a febbraio). La raccolta obbligazionaria, incluse le obbligazioni detenute dal sistema bancario, è diminuita del 15,2% su base annua (-15,3% nel mese precedente).
I tassi d’interesse sui finanziamenti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, comprensivi delle spese accessorie, sono stati pari al 2,68% (2,76% nel mese precedente); quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo all’8,37% (8,52% nel mese precedente). Mentre i tassi d’interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie di importo fino a 1 milione di euro sono risultati pari al 2,57% (2,73% nel mese precedente); quelli sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia all’1,39% (1,34% a febbraio).
Da sottolineare anche la difficile situazione del credito, i cui rubinetti faticano a riaprirsi del tutto anche se complessivamente lo stock dei finanziamenti al settore privato è rimasto stabile: da marzo 2015 a marzo 2016, il totale dei prestiti è calato di 1,1 miliardi di euro passando da 1.408,7 miliardi a 1.407,5 miliardi (-0,08%). Un risultato legato all’aumento delle erogazioni alle famiglie sostenuti da una dinamica in forte accelerazione del credito al consumo, comparto salito di 21,7 miliardi in un anno da 60,4 miliardi a 82,2 miliardi (+35,96%); lieve crescita anche per i mutui di 2,9 miliardi da 358,6 miliardi a 361,6 miliardi (+0,83%), mentre si registra un calo di 4,4 miliardi per i prestiti personali scesi da 179,8 miliardi a 175,3 miliardi (-3,38%). Complessivamente i finanziamenti alle famiglie sono saliti di 20,2 miliardi da 598,9 miliardi a 619,1 miliardi (+3,38%).
Questo il quadro di sintesi emerso stando al rapporto mensile sul credito del Centro studi di Unimpresa, basato su dati della Banca d’Italia, ove si evidenzia che la fetta maggiore di prestiti che non vengono rimborsati regolarmente agli istituti di credito è quella delle imprese (139 miliardi), le “rate non pagate” dalle famiglie valgono più di 37 miliardi, mentre quelle delle imprese familiari sono oltre quota 15 miliardi. Superano il tetto dei 4 miliardi, poi, le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie. Complessivamente le sofferenze adesso corrispondono a quasi il 14% dei prestiti bancari, in aumento rispetto al 13% di un anno fa. Alla fine del 2010 le sofferenze ammontavano a 77,8 miliardi: in poco più di cinque anni, quindi, sono più che raddoppiate..
Il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, dichiara alla luce dei dati emersi: “La Bce ha messo le banche, italiane e non solo, con le spalle al muro: a questo punto non ci sono più scuse, diano credito all’economia reale. Gli istituti di credito verranno pagati due volte per dare liquidità alle aziende: c’è anzitutto la remunerazione, in forma di interessi, prevista contrattualmente sui singoli finanziamenti e poi c’è il tasso negativo stabilito allo 0,4% dall’Eurotower per questo Tltro. Come imprenditori ci aspettiamo una netta inversione di tendenza sullo stock di credito alle imprese che negli ultimi anni è sistematicamente diminuito e ora deve tornare ad aumentare”
A marzo il sistema bancario italiano offre un quadro relativo a prestiti e raccolta molto simile a quello di febbraio. A cambiare, rispetto al mese precedente, è solo la variazione percentuale dei prestiti alle imprese che torna ad essere negativa.
Resta, infatti, in generale negativo il quadro per le imprese che hanno visto calare i finanziamenti di 21,4 miliardi da 809,7 miliardi a 788,3 miliardi (-2,64%). Le aziende nellultimo anno hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di quasi tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 21,7 miliardi (-7,25%) da 300,02 miliardi a 278,2 miliardi e quelli di lungo periodo (oltre 5 anni) di 15,7 miliardi (-4,19%) da 376,6 miliardi a 360,8 miliardi, mentre quelli di medio periodo (fino a 5 anni), in controtendenza, sono cresciuti di 16,1 miliardi (+12,10%) da 133,1 miliardi a 149,2 miliardi.
In base ai dati diffusi da Bankitalia, elaborati dal Centro studi Unimpresa, le sofferenze, lorde e nette, sono sostanzialmente stabili. I depositi continuano a crescere, la raccolta via bond bancari a crollare. Sempre positivi i prestiti alle famiglie e, in misura minore, i prestiti complessivi.
Nel dettaglio a marzo le sofferenze lorde, in crescita del 13,9% su un anno prima, si sono attestate a 196,965 miliardi di euro, poco sopra i 196,101 di febbraio. Al valore di realizzo le sofferenze si attestano a 83,634 miliardi da 83,060 a febbraio.
I prestiti al settore privato, sempre a marzo, hanno registrato una crescita su base annua dello 0,3% (0,6% a febbraio). I prestiti alle società non finanziarie sono diminuiti dello 0,3% (erano cresciuti dello 0,3% a febbraio), invece quelli alle famiglie sono cresciuti dell’1,1% (1% nel mese precedente). Inoltre nel mese il tasso di crescita sui dodici mesi dei depositi del settore privato è stato pari al 3,9% (3,3% a febbraio). La raccolta obbligazionaria, incluse le obbligazioni detenute dal sistema bancario, è diminuita del 15,2% su base annua (-15,3% nel mese precedente).
I tassi d’interesse sui finanziamenti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, comprensivi delle spese accessorie, sono stati pari al 2,68% (2,76% nel mese precedente); quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo all’8,37% (8,52% nel mese precedente). Mentre i tassi d’interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie di importo fino a 1 milione di euro sono risultati pari al 2,57% (2,73% nel mese precedente); quelli sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia all’1,39% (1,34% a febbraio).
Da sottolineare anche la difficile situazione del credito, i cui rubinetti faticano a riaprirsi del tutto anche se complessivamente lo stock dei finanziamenti al settore privato è rimasto stabile: da marzo 2015 a marzo 2016, il totale dei prestiti è calato di 1,1 miliardi di euro passando da 1.408,7 miliardi a 1.407,5 miliardi (-0,08%). Un risultato legato all’aumento delle erogazioni alle famiglie sostenuti da una dinamica in forte accelerazione del credito al consumo, comparto salito di 21,7 miliardi in un anno da 60,4 miliardi a 82,2 miliardi (+35,96%); lieve crescita anche per i mutui di 2,9 miliardi da 358,6 miliardi a 361,6 miliardi (+0,83%), mentre si registra un calo di 4,4 miliardi per i prestiti personali scesi da 179,8 miliardi a 175,3 miliardi (-3,38%). Complessivamente i finanziamenti alle famiglie sono saliti di 20,2 miliardi da 598,9 miliardi a 619,1 miliardi (+3,38%).
Questo il quadro di sintesi emerso stando al rapporto mensile sul credito del Centro studi di Unimpresa, basato su dati della Banca d’Italia, ove si evidenzia che la fetta maggiore di prestiti che non vengono rimborsati regolarmente agli istituti di credito è quella delle imprese (139 miliardi), le “rate non pagate” dalle famiglie valgono più di 37 miliardi, mentre quelle delle imprese familiari sono oltre quota 15 miliardi. Superano il tetto dei 4 miliardi, poi, le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie. Complessivamente le sofferenze adesso corrispondono a quasi il 14% dei prestiti bancari, in aumento rispetto al 13% di un anno fa. Alla fine del 2010 le sofferenze ammontavano a 77,8 miliardi: in poco più di cinque anni, quindi, sono più che raddoppiate..
Il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, dichiara alla luce dei dati emersi: “La Bce ha messo le banche, italiane e non solo, con le spalle al muro: a questo punto non ci sono più scuse, diano credito all’economia reale. Gli istituti di credito verranno pagati due volte per dare liquidità alle aziende: c’è anzitutto la remunerazione, in forma di interessi, prevista contrattualmente sui singoli finanziamenti e poi c’è il tasso negativo stabilito allo 0,4% dall’Eurotower per questo Tltro. Come imprenditori ci aspettiamo una netta inversione di tendenza sullo stock di credito alle imprese che negli ultimi anni è sistematicamente diminuito e ora deve tornare ad aumentare”