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Banche, si accelera sulla «nuova Bcc»

Le grandi manovre per gettare le basi del nuovo gruppo del credito cooperativo stanno entrando nel vivo in questi giorni con l’obiettivo di scrivere una «costituzione», con i principi e le regole fondamentali, nel giro di qualche settimana. Prima, possibilmente, che scadano i termini per avvalersi della way-out, ovvero la possibilità consentita entro il 15 giugno alle Bcc con più di 200 milioni di patrimonio netto (o anche alle banche più piccole pronte ad aggregarsi con una più grande) di presentare un’istanza alla Banca d’Italia per conferire gli asset bancari in spa che resterebbe controllata dalle coop conferenti.

Gli incontri per la creazione di un “comitato di fusione” avvengono con cadenza quasi quotidiana: al tavolo negoziale ci sono le Bcc e le federazioni locali con maggiore peso, che può essere calcolato sia in termini di dimensioni e patrimonio, ma anche di forte coesione territoriale di banche, come il caso delle 41 Bcc trentine o delle Bcc lombarde. Il peso specifico di queste realtà oggi è già rappresentato nel capitale di Iccrea Holding, la banca di secondo livello che vende servizi al sistema delle Bcc.

Poco più del 90% del capitale di Iccrea è in mano alle Bcc, ma tra queste quelle che incidono di più sono la Bcc di Roma, la più grande per patrimonio (700 milioni), le Bcc lombarde, di cui 5 sono tra le 12 banche con più di 200 milioni di patrimonio, la Banca d’Alba (seconda per patrimonio, ma prima per numero di soci, oltre 47 mila), le Bcc trentine raccolte attorno a Cassa centrale banca, le banche emiliane, Emilbanca , Credito cooperativo ravennate e Imolese, anche queste sopra i 200 milioni di patrimonio. La carte per la costituente del nuovo gruppo al momento si danno su questo tavolo, anche se gli scenari continuano a cambiare.

Un punto di partenza oggi appare il veicolo destinato a diventare la nuova gruppo: Iccrea Holding, sotto la quale dovrebbe finire il controllo di Cassa centrale banca. Questa scelta consentirebbe di avere due vantaggi: partire già con una licenza bancaria, ma anche evitare il problema dei conferimenti di asset o cassa delle Bcc in una newco che dovesse fare la capogruppo. Detto questo, il resto è in fase di scrittura (processo che, comunque, dovrà tenere conto anche del regolamento che Bankitalia dovrebbe emanare subito dopo l’estate): come funzionerà la governance, se ci sarà o meno un sistema duale, quali banche possono essere rappresentate nel board, quali manager saranno alla guida del gruppo e chi li nominerà. E ancora: l’efficacia dei controlli preventivi sulle Bcc che aderiranno attraverso il patto di coesione.

Last but not least, come il nuovo gruppo potrà erogare il credito. Oggi le Bcc erogano credito su base territoriale con importanti limiti per singole operazioni. In futuro la capogruppo potrebbe in teoria erogare credito a clienti corporate italiani ed esteri alla stregua degli altri gruppi bancari. Consentirlo o meno è una decisione che va presa in questi giorni: la posta in gioco è il rischio di snaturare il credito cooperativo, perchè uscire dai suoi attuali limiti significa assoggettarsi alla legge del profitto e assumere forti rischi che il sistema oggi non ha. Il nuovo gruppo nascerebbe, infatti, con patrimonio netto superiore a 20 miliardi e un Cet1 superiore al 16 per cento.

In questi giorni si terranno le assemblee delle maggiori Bcc, dalle quali emergerà una linea di indirizzo verso la riforma. La Bcc di Roma terrà la sua assemblea il primo maggio, richiamando alla Fiera di Roma circa 6 mila persone (su 31 mila soci). La linea del management sarà quella di restare aperti alle opzioni, la way-out o l’adesione al gruppo, in attesa forse di capire la piega che prende il confronto sul nuovo assetto della holding. Una linea simile – verrà ribadito l’interesse ad aderire al nuovo gruppo senza però tralasciare altre opportunità – arriverà dal management della Banca d’Alba (10 mila soci attesi il 29 maggio).

Chianti Banca, al cui vertice è stato appena nominato Lorenzo Bini Smaghi (già membro del comitato esecutivo Bce), ha reso noto di volersi tenere le mani libere. Sul ruolo che potrebbe svolgere Bini Smaghi nel nuovo gruppo è alta l’attenzione della vigilanza italiana e di quella europea: la Bce, sotto il cui controllo cadrà da subito il gruppo del credito cooperativo, sarà molto attenta alla qualità della governance e delle nomine. La Bce, d’altro canto, ha già svolto ispezioni su Iccrea holding facendo una serie di rilievi sulla governance e, in alcuni casi, sulla qualità del management.


Autore: Laura Serafini
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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