La relazione è ripresa ma su basi diverse. Banche e Pmi in Italia hanno sempre avuto un rapporto strettissimo: la piccola impresa ha costruito gran parte del suo «miracolo industriale» grazie al finanziamento degli istituti di credito. Un idillio bruscamente interrotto dallesplosione della crisi economica e dal successivo credit crunch che ha congelato le relazioni.
La novità, emersa da unindagine condotta da Accenture, è che oggi banche e imprese sono tornate a fidarsi reciprocamente. Malgrado tutto, oggi, a otto anni dalla crisi, l80% delle Pmi in Europa è finanziata tramite le banche contro il 50% di quelle Usa. Nel Vecchio Continente il 20% delle banking revenues è generato dal segmento Pmi mentre in Italia si arriva addirittura al 40-45%. Questo legame comporta conseguenze sostanziali: a cominciare dalleccessiva dipendenza al credito che è causa e conseguenza della cronica sotto-capitalizzazione che coinvolge oltre il 25% delle imprese. Senza dimenticare che questa «morbosa dipendenza» provoca anche unalta rischiosità delle Pmi (il 53% ha una posizione di vulnerabilità) che rende particolarmente volatile landamento delle performance bancarie in un circolo vizioso che non promette nulla di buono.
Ottimismo
La banca è linterlocutore preferenziale con cui le Pmi dialogano per ottenere credito e altre forme di finanziamento. Il 79% del campione interpellato da Accenture afferma di fare utilizzo del credito bancario. Lammontare raggiunge addirittura il 93% tra le imprese con 150-250 addetti. «La relazione banca-Pmi è oggi positiva a fronte del miglioramento post-crisi finanziaria afferma Alberto Antonietti, managing director, Accenture Strategy ed è imputabile prevalentemente a tre fattori: il recupero della fiducia e della percezione di qualità nel rapporto reciproco, il miglioramento delle condizioni nellaccesso al credito, la ricerca della partnership a complemento dellofferta finanziaria. L82% degli intervistati afferma di essere soddisfatto del livello di fiducia verso la banca principale in materia di erogazione del credito e il 92% vede la propria banca come partner affidabile. L83% afferma di non aver avuto difficoltà nellaccedere al credito, mentre il 17% rimanente ha riscontrato difficoltà (richieste di garanzie integrative o dilatazione dei tempi delloperazione) o non è riuscito ad accedervi. Si assiste quindi ad una progressiva uscita dal credit crunch che ha afflitto il sistema Italia per anni».
Non a caso per le imprese le principali ragioni di scelta di una banca a cui chiedere il credito sono legate alla qualità del rapporto e del servizio erogato e poi al costo del finanziamento. Infine, le Pmi cercano attivamente un rapporto di partnership basato sulla fiducia reciproca e capacità di affrontare e risolvere i problemi.
Il mutamento
È evidente dunque un cambiamento delle regole del mercato: le imprese scelgono gli istituti di credito non solo per i finanziamenti ma anche per i servizi che riescono a garantire. Come se non bastasse, la banca rimane dunque linterlocutore preferenziale con cui si interfacciano le imprese italiane, però solamente il 18% dei rispondenti è daccordo nel ritenere che continuerà ad essere lunico fornitore di credito nei prossimi anni.
«Mini bond, quotazione in Borsa, private equity, le Pmi stanno aprendo le porte del capitale a soluzioni alternative continua Antonietti stanno acquisendo una significativa consapevolezza e propensione allutilizzo di fonti alternative di finanziamento. Questa è una buona notizia anche per le banche: se laccesso al credito si amplia, migliora la qualità della richiesta. Del resto la crisi ha selezionato la specie lasciando in attività quelle più strutturate e meglio organizzate. Questo non poteva che avere riflessi positivi sullaccesso ai finanziamenti».
Fonte:
Il Corriere della Sera
pmi – banche
La relazione è ripresa ma su basi diverse. Banche e Pmi in Italia hanno sempre avuto un rapporto strettissimo: la piccola impresa ha costruito gran parte del suo «miracolo industriale» grazie al finanziamento degli istituti di credito. Un idillio bruscamente interrotto dallesplosione della crisi economica e dal successivo credit crunch che ha congelato le relazioni.
La novità, emersa da unindagine condotta da Accenture, è che oggi banche e imprese sono tornate a fidarsi reciprocamente. Malgrado tutto, oggi, a otto anni dalla crisi, l80% delle Pmi in Europa è finanziata tramite le banche contro il 50% di quelle Usa. Nel Vecchio Continente il 20% delle banking revenues è generato dal segmento Pmi mentre in Italia si arriva addirittura al 40-45%. Questo legame comporta conseguenze sostanziali: a cominciare dalleccessiva dipendenza al credito che è causa e conseguenza della cronica sotto-capitalizzazione che coinvolge oltre il 25% delle imprese. Senza dimenticare che questa «morbosa dipendenza» provoca anche unalta rischiosità delle Pmi (il 53% ha una posizione di vulnerabilità) che rende particolarmente volatile landamento delle performance bancarie in un circolo vizioso che non promette nulla di buono.
Ottimismo
La banca è linterlocutore preferenziale con cui le Pmi dialogano per ottenere credito e altre forme di finanziamento. Il 79% del campione interpellato da Accenture afferma di fare utilizzo del credito bancario. Lammontare raggiunge addirittura il 93% tra le imprese con 150-250 addetti. «La relazione banca-Pmi è oggi positiva a fronte del miglioramento post-crisi finanziaria afferma Alberto Antonietti, managing director, Accenture Strategy ed è imputabile prevalentemente a tre fattori: il recupero della fiducia e della percezione di qualità nel rapporto reciproco, il miglioramento delle condizioni nellaccesso al credito, la ricerca della partnership a complemento dellofferta finanziaria. L82% degli intervistati afferma di essere soddisfatto del livello di fiducia verso la banca principale in materia di erogazione del credito e il 92% vede la propria banca come partner affidabile. L83% afferma di non aver avuto difficoltà nellaccedere al credito, mentre il 17% rimanente ha riscontrato difficoltà (richieste di garanzie integrative o dilatazione dei tempi delloperazione) o non è riuscito ad accedervi. Si assiste quindi ad una progressiva uscita dal credit crunch che ha afflitto il sistema Italia per anni».
Non a caso per le imprese le principali ragioni di scelta di una banca a cui chiedere il credito sono legate alla qualità del rapporto e del servizio erogato e poi al costo del finanziamento. Infine, le Pmi cercano attivamente un rapporto di partnership basato sulla fiducia reciproca e capacità di affrontare e risolvere i problemi.
Il mutamento
È evidente dunque un cambiamento delle regole del mercato: le imprese scelgono gli istituti di credito non solo per i finanziamenti ma anche per i servizi che riescono a garantire. Come se non bastasse, la banca rimane dunque linterlocutore preferenziale con cui si interfacciano le imprese italiane, però solamente il 18% dei rispondenti è daccordo nel ritenere che continuerà ad essere lunico fornitore di credito nei prossimi anni.
«Mini bond, quotazione in Borsa, private equity, le Pmi stanno aprendo le porte del capitale a soluzioni alternative continua Antonietti stanno acquisendo una significativa consapevolezza e propensione allutilizzo di fonti alternative di finanziamento. Questa è una buona notizia anche per le banche: se laccesso al credito si amplia, migliora la qualità della richiesta. Del resto la crisi ha selezionato la specie lasciando in attività quelle più strutturate e meglio organizzate. Questo non poteva che avere riflessi positivi sullaccesso ai finanziamenti».
Fonte:
Il Corriere della Sera
pmi – banche