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Mps: in attesa della fusione focus sui crediti

In attesa di trovare un’aggregazione che chiuda in modo definitivo l’epoca dell’emergenza e del rilancio, l’obiettivo primario di Mps resta la riduzione delle sofferenze. Con uno stock di non performing loans di 46 miliardi lordi, il gruppo di Rocca Salimbeni presieduto da Massimo Tononi che ieri ha riunito i soci in assemblea per approvare i conti del 2015 vuole accelerare il percorso già avviato con la cessione di pacchetti di Npl, come previsto dal piano industriale concordato con le autorità europee.
La nascita del fondo Atlante (dove Mps, ha detto Tononi, sta valutando di partecipare con una quota) porta vento buono nelle vele di Siena, il cui titolo anche ieri in Borsa ha guadagnato l’1,8% a 0,5945 euro (dopo il +11,7% messo a segno mercoledì), ma come ha spiegato agli azionisti l’amministratore delegato Fabrizio Viola la «riduzione dei crediti deteriorati resta la priorità» a prescindere dall’opzione Atlante. I numeri sono quelli noti: 5,5 miliardi di sofferenze da cedere entro il 2018, di cui 2 miliardi già venduti e altri 250 milioni che usciranno «entro qualche mese».
L’assemblea, presente il 31% del capitale (i principali azionisti sono Fintech con il 4,5%; Mef con il 4%; Axa con il 3,17% e Classic fund management con il 2%), ha approvato a larghissima maggioranza (99,99% e il voto favorevole anche del Mef) il bilancio chiuso al 31 dicembre scorso con un risultato netto di 388 milioni, grazie all’effetto positivo registrato con la contabilizzazione a «saldi chiusi» dell’operazione Alexandria. Proprio su questo punto, i soci del Monte hanno respinto in modo plebiscitario la richiesta di azione di responsabilità avanzata da due azionisti nei confronti dell’ex presidente Alessandro Profumo e dell’amministratore delegato Viola per aver contabilizzato a «saldi aperti» il derivato Alexandria nei bilanci passati. «Il bilancio 2014 e la semestrale 2015 non sono falsi – ha puntualizzato Viola – la richiesta di contabilizzare Alexandria a “saldi chiusi” e non “aperti” è arrivata lo scorso dicembre dalla Consob, alla luce dei nuovi elementi assunti grazie alle informazioni della Procura di Milano».
Per quanto riguarda i conti 2015, è passata la proposta di Tononi di destinare l’utile netto d’esercizio individuale della capogruppo, pari a 416,6 milioni, insieme alle riserve disponibili (54 milioni) a copertura parziale dei 708 milioni di riserva negativa riconducibili al restatement dell’operazione Alexandria e ai costi dell’aumento di capitale del 2015. Con questa manovra sui conti, il Monte riduce la riserva negativa a 237,4 milioni. E guarda al futuro prossimo con maggior ottimismo, anche se non mancano le incertezze e i fronti aperti: dalla volatilità dei mercati, sottolineata da Viola, al confronto sindacale che impegna da tempo i vertici di Rocca Salimbeni e proprio in queste settimane vede al centro del tavolo dossier importanti, sia nel campo del recupero crediti sia sul fronte delle attività di back office cedute (con oltre mille dipendenti) alla newco Fruendo (60% Bassilichi, 40% Accenture).
Anche la Fondazione Mps ha approvato l’azione della banca. L’Ente presieduto da Marcello Clarich, che oggi possiede l’1,49% di Mps (nel 2013 era il 33,5% e nel 2014 il 2,5%) «sta gestendo con determinazione un contenzioso complesso nelle sedi civili e penali», ha spiegato lo stesso Clarich, per cercare di recuperare almeno una parte del capitale «bruciato» con l’operazione Mps-Antonveneta. L’azione di responsabilità, per un importo di 3 miliardi, promossa dalla Fondazione all’epoca guidata da Antonella Mansi, tira in ballo alcuni degli ex amministratori e le banche coinvolte nell’acquisto dell’istituto veneto da parte del Monte: un’avventura costata cara alla Fondazione il cui patrimonio è oggi inferiore ai 500 milioni (era quasi 6 miliardi nel 2008). «La Fondazione esprime il massimo apprezzamento per il lavoro svolto dagli attuali vertici, dalla dirigenza e dai dipendenti della banca, che sta producendo risultati positivi in termini di miglioramento della situazione patrimoniale e finanziaria, oltre che delle prospettive reddituali», ha commentato Clarich. Siena ha voltato pagina, anche se deve ancora scrivere quella decisiva per il suo futuro.


Autore: Cesare Peruzzi
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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