Quaestio Sgr lancerà un Fondo d’investimento alternativo (Fia) chiamato Atlante per sostenere la ricapitalizzazione delle banche italiane e favorire la cessione delle sofferenze del sistema. Lo comunica una nota della società di gestione presieduta da Alessandro Penati.
«A seguito di incontri con un vasto numero di investitori istituzionali, banche, assicurazioni, fondazioni bancarie e Cdp – si legge nella nota – Quaestio ha raggiunto un importante numero di adesioni per lanciare il Fondo Atlante». L’obiettivo è «assicurare il successo degli aumenti di capitale richiesti dall’Autorità di Vigilanza a banche che oggi si trovano a fronteggiare oggettive difficoltà di mercato, agendo da back stop facility». Il secondo obiettivo sono le sofferenze. Atlante «concentrerà i propri investimenti sulla tranche junior di veicoli di cartolarizzazione, potendo far leva su quelle a maggior seniority per le quali c’è un manifesto interesse da parte degli investitori».
Il fondo promosso dal governo con risorse private per il settore bancario e lanciato dalla Sgr Quaestio di Alessandro Penati, Cariplo e aperto ad altri investitori per fare da rete di sicurezza agli aumenti di capitale e risolvere il problema delle sofferenze, si chiama Atlante come il Titano che reggeva sulle spalle il peso della volta celeste. Una operazione che, come afferma il premier Matteo Renzi, vede il mercato «che affronta i problemi con risorse proprie senza chiedere soldi pubblici». Il fondo, che secondo alcune fonti avrà una dotazione di 5 miliardi di euro aumentabili fino a 6 miliardi, ha infatti, come sottolinea Queastio, «raggiunto un importante numero di adesioni» da parte di banche, fondazioni e altri e vedrà la Cdp con una quota limitata.
Il nuovo passo avanti è arrivato nel pomeriggio dopo un vertice tenuto al Mef con gli amministratori delegati delle principali banche italiane. Nella riunione i dettagli del meccanismo sono stati illustrati verbalmente in un clima definito positivo e che, come hanno spiegato i partecipanti, dà fiducia sul successo dell’operazione. D’altronde lo stesso premier Matteo Renzi in mattinata aveva annunciato che questa è «la settimana giusta» per il piano banche del governo. Certo la riunione è stata «interlocutoria» anche perché la documentazione scritta verrà fornita martedì alle banche in modo che i manager possano poi portare il dossier ai rispettivi consigli di amministrazione.
Lo stesso governo comunque, annunciano Renzi e il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, agevolerà ancor più la nascita del fondo non con un aiuto pubblico (per non cadere sotto la scure della Ue) ma con norme di accompagnamento, in modo da velocizzare il recupero crediti, inserendole nel dl banche che affronterà anche il tema indennizzi. Saranno così varate misure per per rendere più semplici e veloci le procedure concorsuali in modo da ridurre e rendere più prevedibili e rapidi i tempi di rientro. Bruxelles, visto che il fondo poggerà su risorse private, non richiederà un’autorizzazione preventiva ma appunto esaminerà con attenzione i dettagli del meccanismo per vedere se vi sia violazione della normativa sugli aiuti di Stato.
Nella sede di via XX Settembre quindi sono arrivati, in tempi diversi, gli a.d. di Unicredit e Intesa Sanpaolo mentre verso le 18 è stato il turno di una folta pattuglia di capiazienda delle altre banche: Bnl, Bper, Banco Popolare, Bpm, Creval, Credem e Popolare Sondrio, molti dei quali ignoravano i dettagli del nuovo meccanismo sia sul fronte del prezzo delle quote che sul valore delle sofferenze, oltre che sull’impatto sul proprio capitale di una eventuale partecipazione all’operazione. La riunione, protratta per quasi due ore, sembrerebbe aver chiarito questi interrogativi.
Si vedrà ora quali saranno i soggetti che effettivamente parteciperanno al fondo. Il sistema delle fondazioni, malgrado le perplessità di alcuni enti, dovrebbe assicurare circa 500 milioni di euro grazie anche all’attivismo del presidente Acri e della Cariplo Giuseppe Guzzetti. La Cdp appunto dovrebbe mantenere una quota limitata per non alimentare i dubbi di Bruxelles. Nel comunicato emesso in serata, Quaestio rileva come Atlante punti ad «assicurare il successo degli aumenti di capitale richiesti dall’Autorità di Vigilanza a banche che oggi si trovano a fronteggiare oggettive difficoltà di mercato, agendo da back stop facility». In prima fila ci sono così Popolare Vicenza e Veneto Banca ma non solo. Sulle sofferenze inoltre (le nette in Italia sono a 88 miliardi di euro) il fondo sottolinea come l’ammontare che potrà essere «deconsolidato dai bilanci bancari sarà di gran lunga superiore a quelle acquistate dal Fondo, in quanto Atlante concentrerà i propri investimenti sulla tranche junior di veicoli di cartolarizzazione, potendo far leva su quelle a maggior seniority per le quali c’è un manifesto interesse da parte degli investitori».
Fonte:
Il Sole 24 Ore
sofferenze – npl – atlante
Quaestio Sgr lancerà un Fondo d’investimento alternativo (Fia) chiamato Atlante per sostenere la ricapitalizzazione delle banche italiane e favorire la cessione delle sofferenze del sistema. Lo comunica una nota della società di gestione presieduta da Alessandro Penati.
«A seguito di incontri con un vasto numero di investitori istituzionali, banche, assicurazioni, fondazioni bancarie e Cdp – si legge nella nota – Quaestio ha raggiunto un importante numero di adesioni per lanciare il Fondo Atlante». L’obiettivo è «assicurare il successo degli aumenti di capitale richiesti dall’Autorità di Vigilanza a banche che oggi si trovano a fronteggiare oggettive difficoltà di mercato, agendo da back stop facility». Il secondo obiettivo sono le sofferenze. Atlante «concentrerà i propri investimenti sulla tranche junior di veicoli di cartolarizzazione, potendo far leva su quelle a maggior seniority per le quali c’è un manifesto interesse da parte degli investitori».
Il fondo promosso dal governo con risorse private per il settore bancario e lanciato dalla Sgr Quaestio di Alessandro Penati, Cariplo e aperto ad altri investitori per fare da rete di sicurezza agli aumenti di capitale e risolvere il problema delle sofferenze, si chiama Atlante come il Titano che reggeva sulle spalle il peso della volta celeste. Una operazione che, come afferma il premier Matteo Renzi, vede il mercato «che affronta i problemi con risorse proprie senza chiedere soldi pubblici». Il fondo, che secondo alcune fonti avrà una dotazione di 5 miliardi di euro aumentabili fino a 6 miliardi, ha infatti, come sottolinea Queastio, «raggiunto un importante numero di adesioni» da parte di banche, fondazioni e altri e vedrà la Cdp con una quota limitata.
Il nuovo passo avanti è arrivato nel pomeriggio dopo un vertice tenuto al Mef con gli amministratori delegati delle principali banche italiane. Nella riunione i dettagli del meccanismo sono stati illustrati verbalmente in un clima definito positivo e che, come hanno spiegato i partecipanti, dà fiducia sul successo dell’operazione. D’altronde lo stesso premier Matteo Renzi in mattinata aveva annunciato che questa è «la settimana giusta» per il piano banche del governo. Certo la riunione è stata «interlocutoria» anche perché la documentazione scritta verrà fornita martedì alle banche in modo che i manager possano poi portare il dossier ai rispettivi consigli di amministrazione.
Lo stesso governo comunque, annunciano Renzi e il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, agevolerà ancor più la nascita del fondo non con un aiuto pubblico (per non cadere sotto la scure della Ue) ma con norme di accompagnamento, in modo da velocizzare il recupero crediti, inserendole nel dl banche che affronterà anche il tema indennizzi. Saranno così varate misure per per rendere più semplici e veloci le procedure concorsuali in modo da ridurre e rendere più prevedibili e rapidi i tempi di rientro. Bruxelles, visto che il fondo poggerà su risorse private, non richiederà un’autorizzazione preventiva ma appunto esaminerà con attenzione i dettagli del meccanismo per vedere se vi sia violazione della normativa sugli aiuti di Stato.
Nella sede di via XX Settembre quindi sono arrivati, in tempi diversi, gli a.d. di Unicredit e Intesa Sanpaolo mentre verso le 18 è stato il turno di una folta pattuglia di capiazienda delle altre banche: Bnl, Bper, Banco Popolare, Bpm, Creval, Credem e Popolare Sondrio, molti dei quali ignoravano i dettagli del nuovo meccanismo sia sul fronte del prezzo delle quote che sul valore delle sofferenze, oltre che sull’impatto sul proprio capitale di una eventuale partecipazione all’operazione. La riunione, protratta per quasi due ore, sembrerebbe aver chiarito questi interrogativi.
Si vedrà ora quali saranno i soggetti che effettivamente parteciperanno al fondo. Il sistema delle fondazioni, malgrado le perplessità di alcuni enti, dovrebbe assicurare circa 500 milioni di euro grazie anche all’attivismo del presidente Acri e della Cariplo Giuseppe Guzzetti. La Cdp appunto dovrebbe mantenere una quota limitata per non alimentare i dubbi di Bruxelles. Nel comunicato emesso in serata, Quaestio rileva come Atlante punti ad «assicurare il successo degli aumenti di capitale richiesti dall’Autorità di Vigilanza a banche che oggi si trovano a fronteggiare oggettive difficoltà di mercato, agendo da back stop facility». In prima fila ci sono così Popolare Vicenza e Veneto Banca ma non solo. Sulle sofferenze inoltre (le nette in Italia sono a 88 miliardi di euro) il fondo sottolinea come l’ammontare che potrà essere «deconsolidato dai bilanci bancari sarà di gran lunga superiore a quelle acquistate dal Fondo, in quanto Atlante concentrerà i propri investimenti sulla tranche junior di veicoli di cartolarizzazione, potendo far leva su quelle a maggior seniority per le quali c’è un manifesto interesse da parte degli investitori».
Fonte:
Il Sole 24 Ore
sofferenze – npl – atlante