Scelti per voi

Bcc, 60 giorni per aderire alla riforma

Ogni banca di credito cooperativo avrà 60 giorni e non più 120 per decidere se aderire alla holding unica oppure imboccare la via d’uscita prevista dalla legge, cioè rimanere autonoma mantenendo la forma cooperativa e conferendo l’attività bancaria a una nuova società per azioni. Inoltre qualora decidesse per questa seconda ipotesi, la way out, dovrà conferire all’erario il 20% del patrimonio netto, non delle riserve indivisibili, a differenza di come era stato stabilito inizialmente. Sono le principali modifiche alla legge di riforma delle banche di credito cooperativo concordate ieri dalla maggioranza in commissione Finanze, dove ieri sera è iniziato l’esame del decreto con la presentazione del relatore Giovanni Sanga (Pd). I nuovi emendamenti, a partire dalla proposta depositata dal capogruppo Pd in commissione Finanze Michele Pelillo che prevede appunto che la Bcc che decide di non aderire alla nuova holding possa rimanere cooperativa, modificando la sua missione sociale e conferendo l’attività bancaria alla Spa, verranno votate a partire da oggi. Le riserve indivisibili, cioè quelle che per disposizione di legge o dello statuto non possono essere ripartite tra i soci, rimarrebbero, se l’emendamento verrà approvato, in dotazione alla cooperativa che controllerà la nuova società per azioni . Tra le ipotesi sostenute da alcuni deputati della maggioranza c’era quella di non trasferire questo versamento del 20% al bilancio dello Stato, ma di farlo confluire invece nel fondo di sviluppo delle cooperative, ma al momento l’ipotesi non si è tradotta in emendamento.
Le modifiche messe a punto dalla maggioranza però non convincono del tutto la minoranza Pd, e non convincono per niente i Cinque Stelle. «Noi riteniamo che il decreto andrebbe modificato su alcuni punti – dice Davide Zoggia (della minoranza Pd) – in particolare chiediamo che venga specificato che il capitale da un miliardo della capogruppo venga costituito non da asset patrimoniali, ma esclusivamente da capitale, da liquidità. Inoltre è vero che è stato tolto l’affrancamento del 20% riserve indivisibili, però rimane il 20% d’imposta sul patrimonio, e non si capisce a cosa serva questa imposizione. Adesso certo è scritto in maniera diversa, ma si va comunque a intaccare il principio della riserva indivisibile, è una decisione che può mettere in discussione il sistema mutualistico, su questi punti non mi pare che finora ci sia una risposta positiva». Contrari in maniera ancora più netta i deputati del Movimento 5Stelle, che denunciano la «riduzione della biodiversità bancaria e l’accentramento degli intermediari in pochi colossi sempre più grandi». «Le modifiche delle ultime ore non mutano la natura del provvedimento – spiegano i M5S -Che senso ha scindere la Bcc che vuole restare fuori dalla holding unica in una coop senza un fine chiaro e una Spa debole? Stiamo combattendo duramente contro il trionfo del modello unico ‘Banca Spa’».
Intanto ieri il tribunale fallimentare di Ancona ha dichiarato l’insolvenza della vecchia Banca Marche.


Autore: Rosaria Amato
Fonte:

Repubblica

riformacredito cooperativobanchebcc

Credit Village è oggi il punto di incontro e riferimento - attraverso le sue tre aree, web, editoria, eventi - di professionisti, manager, imprenditori e operatori della gestione del credito. Nasce nel 2002 con l’intento di diffondere anche in Italia, così come avveniva nel mondo anglosassone, la cultura del Credit e Collection Management.