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Banco-Bpm, nuova missione di Bankitalia a Francoforte

Bpm-Banco Popolare, si tenta l’ultima mediazione. Il progetto di integrazione tra la popolare milanese e l’istituto di Verona, ulteriormente limato per andare incontro alle richieste della Vigilanza unica della Bce, è arrivato a Francoforte e attraverso la mediazione della Banca d’Italia sarà discusso con l’obiettivo di ottenere il via libera dal Single supervisory board presieduto da Danièle Nouy. Il piano punta ancora a chiudere l’operazione di fusione senza dover ricorrere a un aumento di capitale per smaltire i quasi 8 miliardi di sofferenze nette totali delle due banche. I due amministratori delegati Giuseppe Castagna (Bpm) e Pier Francesco Saviotti (Banco) hanno ripetutamente smentito il ricorso all’aumento, che anzi considerano ostativo per il futuro del progetto.

Il viaggio a Francoforte

A Francoforte è volato lunedì sera il capo della Vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, e insieme con il membro italiano del Ssn, Fabio Panetta, dovrà spiegare le ragioni — di governance, storiche e di diritto — che hanno portato i due capiazienda Saviotti e Castagna a delineare le varie caratteristiche della fusione: la Bpm spa autonoma nasce per venire incontro alle esigenze della componente sindacale di Bpm, molto legata all’idea di autonomia dell’istituto; il board unico sarà limato dalla proposta originaria a 19, come richiesto dalla Bce, ma comunque cancella gli attuali tre consigli (che a loro volta rappresentano le varie anime storiche e i territori di riferimento degli istituti originari); il tetto al 5% al possesso azionario ha il senso di proteggere l’istituto da eventuali scalate in una fase iniziale come spa, ma anch’esso — come chiesto da Bce — non potrà durare per oltre due anni.

I crediti deteriorati

C’è poi il tema dei non performing loan. Insieme i due istituti hanno quasi 8 miliardi di sofferenze nette, che in origine volevano gestire in un arco pluriennale di tempo; Bce vuole invece due anni di tempo per la loro riduzione, e la proposta delle due banche sarebbe arrivata a prevedere un tempo di due anni e mezzo-tre anni, con una riduzione più limitata nel primo anno e crescente negli altri (ma non ci sono conferme in merito). Presso i due fronti si respira la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per andare incontro alle richieste della Bce ma che questo piano è il massimo cui le parti possono arrivare. La palla ora è nel campo della Bce. Oggi dovrebbe esserci una seduta del board a Francoforte ma non è detto che il tema verrà affrontato.


Autore: Fabrizio Massaro
Fonte:

Il Corriere della Sera

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