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Abi: «Nuove misure per il recupero dei crediti»

L’Abi torna a chiedere misure per accelerare il recupero dei crediti. «Un intervento tempestivo e mirato alla velocizzazione del recupero dei crediti sarebbe di primaria importanza» ha detto ieri il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, durante un’audizione presso la commissione finanze della Camera sul Dl banche. Sabatini ha spiegato che nonostante la presenza di un ddl per la riforma delle crisi di impresa, sarebbe necessario fare di più. In verità l’esecutivo aveva già tentato, in sede di stesura del decreto, di anticipare alcune misure in materia di esecuzione individuale ed escussione delle garanzie, ma aveva dovuto desistere per la contrarietà del mondo imprenditoriale.A sostegno della richiesta dell’Abi, Sabatini ha illustrato alcune stime in base alle quali risulta che per ogni anno di riduzione dei tempi del recupero dei crediti lo scarto tra il prezzo di mercato degli Npl e il valore in bilancio si contrarrebbe del 12%.

La norma che introduce la garanzia pubblica sulle operazione di cartolarizzazione secondo Sabatini va «nella giusta direzione». La garanzia , ha detto, «può far ridurre fino al 5% lo spread tra il prezzo di mercato e il valore a bilancio» delle sofferenze, anche se «l’efficacia effettiva dovrà essere verificata da ogni singola banca, anche in base alle sue dimensioni». E proprio sulla questione delle dimensioni degli istituti di credito si inquadrano le migliorie al decreto proposte dall’Abi, volte più che altro a consentire alle banche più piccole di fare quella massa critica sugli Npl tale da renderli appetibili sul mercato. L’Abi propone che una banca più grande possa acquistare crediti da una pluralità di banche minori. Oppure che più banche medio-piccole possano cedere i propri crediti direttamente al veicolo, realizzando un’operazione di cartolarizzazione cosiddetta di “multioriginator”. Si chiede anche di ampliare la platea dei fruitori della garanzia alle società di leasing, factoring e credito al consumo. Inoltre, secondo l’Abi, occorre inoltre valutare alcuni fattori, come la durata dello schema (18 mesi + 18 mesi) e «la congruità di questo lasso di tempo» per la cessione dei crediti, che rischia di portare vantaggi a chi compra i crediti e non a chi li vende. «È da verificare poi se la Bce possa assumere in garanzia nelle operazioni di rifinanziamento delle banche anche titoli derivante dalla cartolarizzazione» degli Npl, ha detto ieri Sabatini. «È un’analisi che deve fare la Bce – ha chiosato – ma il governatore Mario Draghi nei giorni scorsi non lo ha escluso». Sabatini ha inoltre detto che a gennaio lo stock complessivo dei prestiti ha smesso di contrarsi, segnando un incremento attorno allo 0,2 per cento.
Sempre ieri si è tenuta l’audizione dei vertici di Federcasse sulla riforma del credito cooperativo. Il presidente Alessandro Azzi è tornato a chiedere la revisione della clausola di way-out, che consente alle Bcc con un patrimonio superiore a 200 milioni di non aderire al nuovo gruppo bancario, affrancando le riserve con il pagamento di un’aliquota del 20 per cento. Azzi ha ricordato l’incompatibilità della norma con le leggi sul sistema cooperativo e con la costituzione, oltre al fatto che questa rischia di determinare una frammentazione nel sistema bancario cooperativo. «Ma nel denegato caso che non si voglia recedere da questa deroga – ha chiosato Azzi – allora si proceda almeno ha inserire una data di riferimento, che a nostro avviso potrebbe essere la data di conversione del decreto, entro la quale stabilire quali banche sono al di sopra della soglia dei 200 milioni di patrimonio, ribadendo che l’eccezione ha un carattere straordinario» per evitare che la norma costituisca un vulnus per tutto il sistema della cooperazione a mutualità prevalente. Il presidente di Federcasse ha inoltre chiesto di ripristinare la possibilità per la casse altoatesine di costituire un gruppo a parte. E ancora, rispetto alla riduzione introdotta nel decreto dei poteri della capogruppo in merito alla possibiltà di nomina dei cda delle Bcc (le nomine possono avvenire solo in casi eccezionali e motivati), Azzi ha spiegato che la correzione non è compliant con i principi Ifrs 10, perchè fa perdere al nuovo conglomerato lo status di gruppo facendo decadere benefici prudenziali e civilistici derivanti dal consolidato contabile.


Autore: Laura Serafini
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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