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Cartolarizzazione degli Npl, Italia apripista ma operazione ad alto costo

Non esiste al momento in Europa un mercato di ABS su NPLs: le sofferenze a livello europeo ammontano a 900 miliardi di euro. L’Italia potrebbe fare da apripista con le nuove cartolarizzazioni di sofferenza assistite da garanzia dello Stato?

«Ritengo che si possa creare in Italia e poi anche in Europa un mercato di cartolarizzazioni sulle sofferenze bancarie: si cartolarizza una nuova classe di crediti, anche se in default, nel senso che le sofferenze sono una asset class a tutti gli effetti. E’ un mercato che secondo me si può sviluppare: e l’Italia potrebbe essere d’esempio per aprire un mercato a livello europeo. Noi stiamo già valutando le ipotesi sottostanti la metodologia per le cartolarizzazioni delle sofferenze partendo dalle ipotesi di recupero che abbiamo già sviluppato sul portafoglio dei crediti performing (criteri RMBS) quando un credito va in sofferenza. Questo è però solo un punto di partenza. I portafogli non performing sono veramente peculiari, le valutazioni vanno fatte sui singoli casi, perché molte sofferenze in un portafoglio possono essere senza garanzia, molte possono trovarsi in aree geografiche con tempi di recupero più lunghi di altri luoghi (nel sud Italia i recuperi possono arrivare fino a 10 anni, nel Nord Italia sono più veloci). Dobbiamo vedere i portafogli da cartolarizzare, per iniziare a muoverci: non è chiaro se le banche cartolarizzeranno portafogli molto diversificati oppure se decideranno di fare più ABS suddivise per tipologia di crediti, il prestito personale da una parte, il mutuo residenziale da un’altra parte. Sono operazioni non complicate ma sicuramente complesse, le variabili sono numerose».

 

Una vostra metodologia nuova potrebbe avere tempi lunghi: non dovete fare una sollecitazione pubblica per raccogliere il parere del pubblico, dal mercato, come imposto dalle norme europee sulle agenzie di rating?

«Potremmo partire subito applicando i cosiddetti “principi di base”, sui quali poi costruire i nuovi criteri con sollecitazione al pubblico».

Esistono cartolarizzazioni di sofferenze fatte in passato che possono darvi una base di partenza?

«Agli inizi del 2000 in Italia sono state collocate diverse cartolarizzazioni su sofferenze delle banche, non solo le Trevi ma anche le Ares, per citare due esempi. Nel 2004 questo mercato si interruppe, per due motivi: gran parte dei NPLs utilizzabili furono cartolarizzati,; inoltre cambiò la normativa fiscale e finì quel tipo di vantaggio. Considerando la dimensione attuale delle sofferenze, valore lordo di 200 miliardi, c’è la massa critica potenziale per lanciare un nuovo mercato».

Si sarebbe potuto avviare questo nuovo mercato di cartolarizzazioni utilizzando un pool di asset più elevato, da 350 miliardi nominali, quindi oltre alle sofferenze anche gli altri 150 miliardi di cosiddette “delinquencies”, i crediti meno deteriorati: perché non inserirli da subito?

«L’esigenza è innanzitutto sui NPLs e quindi l’obiettivo primario è quello di cercare di lanciare questo mercato con le sole sofferenze. Poi sull’onda di queste ABS si potranno aggiungere anche gli altri crediti deteriorati. L’analisi sul portafoglio è basata sul recupero: nel momento in cui un debitore non paga, il flusso atteso è funzione di quanto si riesce a monetizzare dalla garanzia sottostante a seguito dell’escussione».

Entriamo nei dettagli del decreto sulla garanzia GACS: il Tesoro nel suo decreto stabilisce che l’operazione di recupero debba essere condotta da uno special servicer, “il gestore dei crediti in sofferenza diverso dalla banca cedente e non appartenente al suo stesso gruppo bancario”. E’ un passaggio tecnico importante?

«Sì, perché la gestione di un portafoglio di mutui in sofferenza richiede competenze tecniche molto specifiche. Esistono in Italia molti servicer privati specializzati nel recupero crediti: attualmente stanno gestendo una massa pari a circa 80 miliardi di NPLs, sofferenze già sul mercato che si sommano ai 200 miliardi in arrivo. Vediamo quando e quanto andrà sul mercato; molti servicer sono già a regime».

Si parla di un potenziale di cartolarizzazioni da 200 miliardi. Ma c’è un ammontare minimo che deve avere una ABS su NPLs per avere un mercato?

«L’ammontare delle sofferenze è sì elevato, 200 miliardi, ma questa cifra è suddivisa all’interno di un settore bancario molto frammentato. Al di là delle grandi banche che potrebbero organizzare operazioni di ABS per importi da uno o più miliardi, per il resto le sofferenze sono polverizzate. Mi risulta che si stia già lavorando alla creazione di veicoli multioriginator per raggiungere una massa critica e per rendere l’operazione economicamente vantaggiosa».

La lista dei costi è lunga. Il costo – inusitato per una cartolarizzazione – del “soggetto qualificato indipendente per il monitoraggio della conformità del rilascio della garanzia” verrà pagato dallo Stato, che ha stanziato fino a 1 milione di euro l’anno per il periodo 2016-2019. Ma le altre fonti di costo? C’è il costo della garanzia pubblica, che è considerato piuttosto elevato. E c’è dell’altro?

«I costi rappresentano una voce importante in queste nuove cartolarizzazioni. Al di là dei costi tradizionali, i costi fiscali del veicolo, il costo della garanzia pubblica, i costi dell’agenzia di rating nel caso di richiesta di rating ma anche dello swap e del servicer. Sarà interessante capire la struttura e quindi il costo dello swap visto che, trattandosi di un’operazione i cui flussi derivano da azioni di recupero di garanzie, ci si allontana da uno swap tradizionale in cui due parti si scambiano flussi di interessi».

Perché il decreto stabilisce che la cedola di queste ABS su NPLs deve essere variabile?

«In genere le operazioni di cartolarizzazione hanno cedole a tasso variabile».

E il costo del servicer? E’ alto anche quello?

«In genere il servicer viene pagato in percentuale dei suoi incassi da recupero e quindi dal flusso di cassa dei recuperi una parte andrà tolta per pagare il servicer. Il valore del servicer infatti è anche nella gestione pro-attiva degli immobili. Gli ABS su NPLs sono operazioni non complicate ma complesse: sul portafoglio delle sofferenze, l’unica forma di recupero è la monetizzazione della garanzia, quindi dell’immobile sottostante. E su quell’immobile occorrono molte informazioni in aggiunta a quelle necessarie per i performing: ad esempio la valutazione dell’immobile aggiornata E la situazione legale. Occorre anche sapere dove si trova l’immobile e in quale Corte o Tribunale è avviato il recupero per stabilire la tempistica dell’operazione di recupero. Un servicer può impiegare anche sei mesi per mettere a sistema tutta l’informazione necessaria».

La banca non ha tutte queste informazioni già pronte?

«Alcune banche possono averle ma raccoglierle può richiedere del tempo».

Tutte queste informazioni vanno all’agenzia di rating?

«Noi riceviamo alla fine un file riepilogativo con tutte le informazioni di base.
Chi stabilisce la valutazione di mercato degli immobili e il valore del recupero?
I periti dei servicer, in prima battuta. Ma anche le agenzie di rating fanno le loro valutazioni andando a vedere alcuni degli immobili in sito. A volte abbiamo chiesto anche valutazioni a terzi su un campione di immobili».

I senior bond di queste ABS devono avere il rating minimo della BBB-. Come si arriva a questo rating, partendo da un portafoglio di NPLs?

«L’importo di 200 miliardi di sofferenze è lordo ma al netto delle rettifiche si parla di 80/90 miliardi. Questo è il punto di partenza della cartolarizzazione ovvero il valore di mercato teorico delle garanzie e degli immobili sottostanti. Tale valore non necessariamente rappresenta i flussi di cassa attesi dalle agenzie di rating, le quali considerano da un lato tutti i costi dell’operazione (swap, servicer, commissioni del veicolo, agenzie di rating), dall’altro l’ipotesi che i recuperi possano avvenire a valori e con tempistiche differenti dalle stime della banca».

Infatti, si parla molto di una forchetta tra il valore di mercato di 40 dato dalla banca cedente (su un valore lordo nominale di 100 e al netto di rettifiche di 60) e il valore di recupero di 20 stimato dal mercato. Perché il decreto ha fissato il rating minimo alla BBB- per la tranche del senior bond?

«Probabilmente lo Stato non vuole assumersi un rischio speculativo».

Un altro aspetto decisivo è quello della diversificazione del portafoglio dei NPLs: la percentuale di crediti provenienti dai mutui residenziali o commerciali potrebbe essere bassa, rispetto a un’alta percentuale di sofferenze da prestiti alle Pmi. E’ più difficile, allora, stabilire l’entità del recupero se la garanzia è data da capannoni e macchinari piuttosto che da immobili a uso residenziale?

«I mutui residenziali sono solitamente i più facili da stimare. Poi ci sono i crediti chirografari, prestiti personali a imprese o consumo senza garanzia sottostante, per i quali le probabilità di recupero sono certamente molto più basse».

La velocizzazione delle procedure concorsuali aumenta il valore del recupero dei crediti non performing: se dovessero essere varate nuove norme per snellire e accelerare il recupero, queste nuove cartolarizzazioni potrebbero avere più mercato?

«Sulla base della nostra esperienza, le riforme in passato hanno avuto un impatto limitato e molto a macchia di leopardo. Come la riforma del 2004 che consentiva ai notai di organizzare le aste: i benefici ci furono ma limitati. Non è facile velocizzare i tempi di recupero: e comunque, una riforma varata adesso avrebbe i suoi benefici non nell’immediato mentre la garanzia dello Stato su queste ABS è disponibile entro i prossimi 18 o massimo 36 mesi».

Chi si potrà comprare la tranche junior che deve essere venduta a terzi almeno per il 50%? Dopotutto, non è più facile per le banche vendere le sofferenze invece di cartolarizzarle?

«Le tranche junior sono altamente speculative e rappresentano la “perdita” dell’operazione: gli hedge fund possono avere un interesse in queste. Cedere le sofferenze (ndr. direttamente al mercato senza cartolarizzarle) si può ma il mercato degli acquirenti potenziali è ristretto dovendo essere soggetti specializzati nella gestione dei recuperi: il mercato dei sottoscrittori di una ABS su sofferenze è più esteso perché la gestione delle sofferenze spetterebbe al servicer e non all’acquirente».


Autore: Isabella Bufacchi
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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