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Npl, al via la cartolarizzazione «garantita»

La “benedizione” dell’Unione europea è arrivata a fine mattinata, con la decisione che il progetto del governo italiano non comporta aiuti di stato. In pratica, il Commissario Margrethe Vestager ha garantito che le scelte italiane non produrranno né un eccessivo aggravio di spesa pubblica né una distorsione della concorrenza. Era questo l’atteso segnale per poter tenere finalmente a battesimo la Gacs, ovvero lo schema di garanzia di stato a pagamento per le sofferenze cartolarizzate, che ieri sera è approdato in consiglio dei ministri nella veste di decreto-legge. Lo schema è stato disegnato per aiutare le banche italiane a cartolarizzare, cioè a trasformare in titoli le sofferenze che in questi lunghi anni di crisi si sono accumulate nei loro bilanci. Come si sa, in un sistema economico bancocentrico come il nostro, una recessione più lunga e più dura di quella degli anni Trenta, con tutta la sua lunga scia di fallimenti di imprese, si è trasformata in crediti deteriorati e in sofferenze bancarie vere e proprie. Di che ammontare? Si tratta di 200 miliardi e 938 milioni lordi che diventano però 88 miliardi e 835 milioni al netto dei considerevoli accantonamenti a copertura fatti in questi anni dalle aziende di credito italiane.

Le quali, inoltre, a  fronte dei loro crediti deteriorati posseggono garanzie reali pari a 160 miliardi. Lo smaltimento di buona parte delle sofferenze nette è possibile, secondo il Mef, in base al seguente schema: una società veicolo per la cartolarizzazione privata potrà acquistare dalla banca i prestiti in sofferenza, raggrupparli e vendere a investitori i titoli relativi alle società cartolarizzate che detiene a vari livelli di rischio, divisi fra titoli “junior” quelli a rischio più elevato), eventualmente titoli “mezzanine” (a rischio intermedio) e quindi titoli “senior” a più basso rischio: sono quelli, infatti, che sopportano per ultimi le eventuali perdite derivanti da un recupero dei crediti inferiore alle attese. Solo i titoli senior potranno beneficiare anche della garanzia di stato. Inoltre, non si potrà procedere al rimborso delle tranches più rischiose ( junior e mezzanina) se non saranno prima integralmente le tranches senior.

Le garanzie pubbliche a pagamento potranno essere richieste dalle banche che cartolarizzano e cedono i loro crediti in sofferenza pagando una commissione, calcolata come percentuale annua sull’ammontare garantito. Lo Stato, inoltre, concederà la garanzia solo se i titoli avranno ottenuto una buona pagella (Investment grade) da una società di rating.

Ieri la Commissione europea ha riconosciuto ufficialmente che il prezzo previsto dall’Italia per la garanzia pubblica è un prezzo di mercato. Esso verrà infatti calcolato prendendo come riferimento i prezzi dei credit default swaps (i derivati con cui ci si assicura contro il rischio di fallimento) degli emittenti italiani con un livello di rischio corrispondente a quello dei titoli garantiti.

 Inoltre, sarà crescente nel tempo (in particolare, dopo il terzo anno) allo scopo di spingere alla ricerca di un veloce recupero dei crediti. Tra l’altro, le banche saranno tenute a dare l’incarico di recuperare i crediti a un gestore esterno e indipendente (altro elemento valutato positivamente dalla Commissione europea) in modo da impedire che l’azione di recupero crediti sia frenata da eventuali conflitti d’interesse. Quanto ci vorrà perché questo schema venga messo effettivamente in opera? In una recente intervista, il capo della direzione finanziaria del Tesoro, Alessandro Rivera, ha precisato che entro due mesi verrà materialmente aperto lo sportello per offrire la garanzia alle banche. La Gacs, inoltre, dovrebbe avere nei primi tre anni un prezzo di circa 90 punti base mentre «il valore di cessione dei crediti è rimesso al negoziato tra le parti». Per il dirigente del Mef, in ogni caso, c’è un potenziale di innalzamento notevole rispetto alle drastiche svalutazioni decise a novembre per le quattro banche locali messe in risoluzione. Il Tesoro ha assicurato di aver già ricevuto molte domande da parte di potenziali investitori e di aver registrato interesse da parte delle banche che vogliono conoscere nel dettaglio come funzionerà la garanzia. Inoltre è stato sottolineato che non è previsto alcun tetto massimo per le garanzie perché ci si attende un’entrata netta per il bilancio dello Stato e quindi non ci sono necessità di copertura». Per avere la garanzia pubblica, però, le banche dovranno cedere le tranche junior per almeno il 50 per cento.


Autore: Rossella Bocciarelli
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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