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Parte su 6 banche l’indagine conoscitiva della Bce

Le banche a Piazza Affari sono sotto stress, prima che inizino i nuovi stress test della Banca centrale europea sulla solidità del capitale. Non si conoscono i dettagli, ma se questi verteranno sui crediti deteriorati – di cui l’Italia vanta il triste primato con un ammontare di 350 miliardi, ovvero il 16,7% degli impieghi contro il 7% della Spagna – la solidità patrimoniale delle banche potrebbe essere messa a dura prova.

Questo spiega perché ieri a Piazza Affari sono stati venduti tutti i titoli bancari, indiscriminatamente. È scesa in campo la Consob, chiedendo ai singoli istituti di fare chiarezza e di precisare se dalla Bce sono arrivate richieste di informazioni. A quanto risulta la Bce a oggi ha contattato cinque istituti italiani (UniCredit, Mps, Carige, Banco popolare, Bpm) informandoli che avvierà nuove indagini sulla gestione delle sofferenze, i cosiddetti non performing loans, mentre un sesto (Bper) indica che verrà interessato nelle prossime settimane dalla stessa indagine conoscitiva. Sino a ora confermano di non aver ricevuto richieste da Francoforte Ubi, Intesa, Mediobanca, Credem e Popolare di Sondrio.

Tra i grandi istituti, la Bce ha quindi proposto un assessment sui non performing loans di Unicredit. Il gruppo ricorda che le sofferenze lorde si attestano a 50,6 miliardi, in calo di circa il 3% rispetto a dicembre 2014. Il tasso di copertura delle sofferenze è pari al 61,4%, tra i più alti in Italia. Le sofferenze al netto delle riserve di conseguenza, conclude Unicredit, ammontano a 19,5 miliardi, in calo rispetto a dicembre 2014. Non ha ricevuto ad oggi una comunicazione dalla Bce, Intesa Sanpaolo. L’istituto comunica che, a fronte di un requisito patrimoniale pari a 9,5% in termini di Common equity tier 1 ratio a partire dal 1° gennaio 2016, i coefficienti patrimoniali a livello consolidato al 30 settembre 2015 – tenendo conto di 1,5 miliardi di dividendi maturati nei primi nove mesi dell’anno – risultano pari a: 13,4% per il Cet 1 ratio e 17,3% per il coefficiente patrimoniale totale, calcolati applicando i criteri transitori in vigore per il 2015, e 13,4% per il Cet 1 ratio pro-forma a regime e 16,7% per il coefficiente patrimoniale totale pro-forma a regime. Ubi Banca comunica di non aver ricevuto «alcuna comunicazione da parte di Bce in relazione a un’ulteriore analisi dei non performing loans».

L’istituto ricorda gli ultimi dati, «riferiti al 30 settembre 2015, che confermavano un rapporto fra non performing loans totali lordi e totale impieghi del 15,5% e un indice patrimoniale, Cet1, pari al 13%, rispetto al minimo richiesto del 9,25%». Anche Mediobanca non ha ricevuto richieste dalla Bce. A bilancio al 30 settembre le esposizioni non performing ammontavano a 1.133 milioni e rappresentano il 3,5% degli impieghi contro una media delle principali banche italiane pari a 11,3% e hanno un’incidenza sul Cet 1 del 15% contro una media delle principali banche italiane del 124%. Anche Pop. Sondrio «non ha ricevuto alcuna comunicazione da parte di Bce». L’istituto ricorda che al 30 settembre l’incidenza dei Npl lordi sul totale crediti verso clientela era pari al 15,31%, con un grado di copertura pari al 45,12% e un Cet 1 del 10,25%. Anche Credem precisa di non aver ricevuto «richieste specifiche sul tema» e che il Cet 1 ratio a fine settembre si attestava al 13,64%. La Bce ha invece «avviato un’ulteriore attività di assessment sugli Npl» di Carige e Banca Mps.

Tra gli altri istituti ad oggi contattati da Francoforte, Banco popolare ricorda come, «al 30 settembre 2015, i flussi netti in ingresso di credito deteriorato abbiano registrato un sensibile decremento (-56% rispetto all’anno precedente)». Al 30 settembre l’istituto «evidenziava un coefficiente Cet1 phase-in pro-forma del 13,4%». La Bce ha avviato una valutazione anche sui Npl di Bpm. Al 30 settembre, il Cet 1 ratio minimo all’esito dello Srep condotto nel 2015 è pari al 9%. Bper rende noto che verrà interessato da una valutazione sulla gestione degli Npl da parte della Bce. In una nota «presenta una solida situazione patrimoniale come confermato da un Cet1 ratio pro-forma phased in, al 30 settembre 2015, pari al 12,04%, in ulteriore miglioramento di circa 80 bps rispetto a fine 2014, senza considerare i benefici attesi dalla validazione dei modelli interni avanzati per la misurazione del rischio di credito».


Autore: Vito Lops
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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