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Asta a febbraio per le 4 banche salvate

La cessione delle quattro banche salvate dal fondo di risoluzione, vale a dire Banca Etruria,  Banca Marche, Carife e CariChieti, avverrà attraverso un’asta pubblica a febbraio 2016. Lo ha annunciato Roberto Nicastro, presidente dei quattro istituti, nel corso di una conferenza stampa.

“Sarà un’asta perché siamo in un contesto di cessione pubblico e partirà a febbraio. Nelle prossime settimane e a gennaio faremo un pre-sondaggio per decidere ai primi di febbraio se andare verso una cessione in blocco o verso singole cessioni”, ha spiegato, precisando che l’asta sarà seguita da un unico team di advisor che sarà scelto tra Natale e Capodanno.

Dopo il salvataggio le quattro banche messe sul mercato sono oggi ben capitalizzate, molto liquide e stabili, che hanno un milione di depositanti e lavorano con 250 mila piccole e medie imprese. Un boccone interessante tanto che sul tavolo ci sono già diverse manifestazioni di interesse. “In queste ore”, ha detto Nicastro, “sono già arrivate diverse manifestazioni di interesse dall’Italia e dall’estero, da banche e da fondi di private equity italiani ed esteri”. L’interesse raccolto è sia per la singola banca sia per tutti e quattro gli istituti in blocco.

Non è quindi ancora possibile dire se le cessioni saranno completate entro il primo semestre del 2016, comunque la Bce ha imposto tempi rapidissimi. “Se la cessione avverrà in blocco si potrà fare in tempi più rapidi, se a pezzi i tempi saranno più lunghi”, ha aggiunto Nicastro, chiarendo che Bruxelles ha raccomandato di procedere alla cessione “in tempi rapidissimi”. La tempistica viene infatti dettata da Bruxelles, poi il governo potrà interloquire con la Ue.

Non sono nemmeno stati ancora stabiliti i requisiti per partecipare all’asta. “Pensiamo però”, ha osservato Nicastro, “che banche italiane di medie o grandi dimensioni, banche estere e private equity di primario standing possano entrare nella competizione. L’operazione nasce con l’obiettivo di evitare danni e rischi per la collettività”.

Nicastro ha, infine, ricordato che l’Unione europea ha imposto dei vincoli “estremamente rigorosi” all’Italia “che parlano anche del divieto di ristorno degli obbligazionisti subordinati”. Ma dall’altra parte “ci sono degli attori estremamente consapevoli della situazione che stanno mettendo tutte le energie possibili per trovare delle soluzioni”.


Autore: Francesca Gerosa
Fonte:

Milano Finanza

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