Le banche europee consolidano i requisiti patrimoniali, ma i crediti in sofferenza restano motivo di preoccupzione soprattutto per l’Italia. Per essere più corretti, a far arricciare il naso allAutorità bancaria europea (Eba) è il livello dei non performing loans (npl), i cosiddetti prestiti non performanti che al giugno del 2015 erano comunque in calo, nella media europea, dello 0,5% rispetto a fine 2014.
Quello concluso oggi non è il tradizionale stress test che l’ authority guidata da Andrea Enria farà nel 2016, ma lesercizio di trasparenza, ovvero la radiografia dello stato del sistema bancario europeo al giugno 2015 nel suo insieme (sono stati scandagliati 105 istituti di 21 Paesi appartenenti allo spazio economico europeo) e per singola banca. L’Italia non raggiunge la media Ue su almeno due indicatori essenziali. La patrimonializzazione common equity tier 1 (Cet1) per le banche Ue è, mediamente, a quota 12,8% (12,1 a fine 2014), ma quella del nostro Paese si ferma un poco al di sotto, all’11,5 per cento. Per nulla incoraggiante il quadro dei non performing loans (i crediti problematici) in base alla documentazione dell’autorità. La ratio nell’Unione Europea è doppia di quella degli Stati Uniti, raggiungendo il 5,6%, in calo dal 6,1% del 2014, ma confermandosi, secondo l’Eba, una zavorra eccessiva sulla redditività del sistema. E questo nonostante un prestito su tre circa sia stato ristrutturato.
Le banche italiane aggregate – i 14 maggiori istituti – fanno segnare numeri molto peggiori della media, arrivando al 16,7% di npl sul totale dei prestiti concessi: solo Irlanda, Ungheria, Cipro e Slovacchia nell’aggregato nazionale dei non performing loans hanno prodotto risultati inferiori (la Grecia non è calcolata). Sulla redditività return on regulatory capital la media Ue si ferma al 9,1% e l’Italia è al di sotto, a quota 5,1% anche se l’Eba riconosce che la tassazione elevata in Italia è uno degli elementi che pesano sulla redditività del sistema. Migliora invece la capacità delle banche europee e anche di quelle italiane nella concessione del credito. Nel primo semestre del 2015 l’Eba ha notato un ritorno ai prestiti, prodotto, secondo l’authority, della migliorata condizione patrimoniale di un sistema bancario che va lentamente assestandosi.
Autore: Leonardo Maisano
Fonte:
Il Sole 24 Ore
Le banche europee consolidano i requisiti patrimoniali, ma i crediti in sofferenza restano motivo di preoccupzione soprattutto per l’Italia. Per essere più corretti, a far arricciare il naso allAutorità bancaria europea (Eba) è il livello dei non performing loans (npl), i cosiddetti prestiti non performanti che al giugno del 2015 erano comunque in calo, nella media europea, dello 0,5% rispetto a fine 2014.
Quello concluso oggi non è il tradizionale stress test che l’ authority guidata da Andrea Enria farà nel 2016, ma lesercizio di trasparenza, ovvero la radiografia dello stato del sistema bancario europeo al giugno 2015 nel suo insieme (sono stati scandagliati 105 istituti di 21 Paesi appartenenti allo spazio economico europeo) e per singola banca. L’Italia non raggiunge la media Ue su almeno due indicatori essenziali. La patrimonializzazione common equity tier 1 (Cet1) per le banche Ue è, mediamente, a quota 12,8% (12,1 a fine 2014), ma quella del nostro Paese si ferma un poco al di sotto, all’11,5 per cento. Per nulla incoraggiante il quadro dei non performing loans (i crediti problematici) in base alla documentazione dell’autorità. La ratio nell’Unione Europea è doppia di quella degli Stati Uniti, raggiungendo il 5,6%, in calo dal 6,1% del 2014, ma confermandosi, secondo l’Eba, una zavorra eccessiva sulla redditività del sistema. E questo nonostante un prestito su tre circa sia stato ristrutturato.
Le banche italiane aggregate – i 14 maggiori istituti – fanno segnare numeri molto peggiori della media, arrivando al 16,7% di npl sul totale dei prestiti concessi: solo Irlanda, Ungheria, Cipro e Slovacchia nell’aggregato nazionale dei non performing loans hanno prodotto risultati inferiori (la Grecia non è calcolata). Sulla redditività return on regulatory capital la media Ue si ferma al 9,1% e l’Italia è al di sotto, a quota 5,1% anche se l’Eba riconosce che la tassazione elevata in Italia è uno degli elementi che pesano sulla redditività del sistema. Migliora invece la capacità delle banche europee e anche di quelle italiane nella concessione del credito. Nel primo semestre del 2015 l’Eba ha notato un ritorno ai prestiti, prodotto, secondo l’authority, della migliorata condizione patrimoniale di un sistema bancario che va lentamente assestandosi.
Autore: Leonardo Maisano
Fonte:
Il Sole 24 Ore