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Pmi, il Cerved: sulla ripresa pesano crediti deteriorati e sofferenze

Una delle incognite principali che gravano sulla ripresa del sistema delle pmi italiane è costituita dall’elevato stock di crediti deteriorati (o Npl) e di sofferenze accumulato dalle banche italiane durante la crisi. Con ipotesi di moderata ripresa del quadro economico e con gli attuali tempi della giustizia (in media più di 7 anni per smaltire le sofferenze) l’ammontare delle sofferenze lorde continuerebbe a crescere fino al 2020, raggiungendo la cifra record di 216 miliardi di euro (184 miliardi a fine 2014), iniziando a diminuire in rapporto agli impieghi nel 2018.


E’ quanto è emerso dal Rapporto Cerved Pmi 2015 presentato oggi nel corso dell’incontro annuale di Osservitalia, la pubblicazione annuale che fornisce un’analisi dettagliata dello stato di salute economico finanziaria delle 137 mila società italiane che rientrano nella definizione europea di piccole e medie imprese.
Volumi significativi di Npl nei bilanci delle banche possono penalizzare l’offerta di credito e avere ripercussioni particolarmente negative per le pmi, che dipendono quasi completamente dai finanziamenti bancari. Il Governo, ricorda Cerved, è recentemente intervenuto con un pacchetto di misure che mirano ad accorciare la durata dei fallimenti, ad aumentare il successo del concordato preventivo, a velocizzare le procedure esecutive sui beni mobili e immobili. Gli impatti, secondo un ristretto gruppo di banche e di operatori del mercato dei Npl ai quali Cerved in collaborazione con Abi ha sottoposto un questionario, potrebbero essere significativi: in base alle aspettative, le norme potrebbero portare a una riduzione del 28% dei tempi dei fallimenti e del 20% di quelli delle aste immobiliari, con un conseguente calo dei tempi medi di estinzione delle sofferenze da 7,3 a 6 anni. Con queste tempistiche, lo stock di sofferenze dovrebbe raggiungere un picco nel 2018, per poi diminuire fino a raggiungere 197 miliardi alla fine del 2020. In altri termini, anche con ipotesi di moderata ripresa del quadro economico e di successo della riforma, le sofferenze rimarrebbero al 2020 su valori simili a quelli attuali senza interventi aggiuntivi.
Per accelerare l’uscita delle sofferenze dai bilanci bancari è quindi necessario attivare il mercato dei Npl, che in Italia ha finora avuto una dimensione limitata, per l’ampia forbice di prezzo esistente tra chi vende i crediti deteriorati, le banche, e i potenziali compratori, principalmente Fondi di investimento specializzati in Npl.
Le valutazioni degli investitori sono state particolarmente basse per una serie di ragioni, tra le quali i diversi tassi di sconto più vantaggiosi ai quali possono finanziarsi le banche e asimmetrie informative, che possono rendere particolarmente prudenti gli investitori relativamente alle attese sui tempi per recuperare le sofferenze e sulle quote di recupero.
In questa cornice, l’ipotesi di una bad bank che contribuisca ad accrescere la liquidità e fornisca forme di garanzia agli investitori istutuzionali potrebbe contribuire in modo determinante alla crescita del mercato dei Npl, riducendo l’effetto delle asimmetrie informative e facilitando l’accesso di operatori con orizzonte di medio-lungo periodo, come i fondi pensione, per i quali il rischio di perdite sugli investimenti rappresenta il freno principale alla partecipazione al mercato.


Fonte:

Italia Oggi

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