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Carte di credito: il 2015 sarà ricordato come l’anno del mobile o prevarrà il freno culturale?

Il mobile sta cambiando il mondo dei pagamenti, non ha alcun dubbio Bertrand Sava, Regional Managing Director Southern Europe di Visa Europa, commentando i dati riguardanti l’anno appena trascorso. Ma in Italia che ruolo hanno sicurezza, paura e i freni culturali in questo ambito, il 2015 anche nel bel Paese verrà ricordato come l’anno del mobile oppure prevarrà ancora una volta l’attaccamento ai contanti?

Carte di credito, la diffusione del mobile: Italia e resto del mondo a confronto

Iniziamo con una panoramica macro nel 2014 i 514 milioni di carte in circolazione nel Vecchio Continente hanno portato a 37 miliardi di operazioni con una crescita dei POS del 9,4%. Nel periodo natalizio si sono toccate punte da 1.622 transazioni al secondo e la compagnia ha fatto registrare 1,9 miliardi di fatturato e 343 milioni di euro di profitto, con una crescita del 30% rispetto all’anno precedente.

Se analizziamo i dati micro puntando l’attenzione sull’Italia: le carte di credito sono 30.82 milioni e il volume di spesa ha raggiunto i 45.6 mld di euro, 38, 3 di questi è avvenuto tramite POS , un dato in crescita del 4% rispetto al 2013,  mentre il  3,4 è avvenuto con pagamenti via piattaforme di e-commerce, una quota in crescita ma ancora nettamente inferiore al 18,4% su cui si attesta la media UE.

In crescita, invece, a doppia cifra percentuale (+11,2% rispetto al 2013) il comparto delle carte prepagate.  In tempo di crisi la necessità dell’avere tutto sotto controllo la fa da padrone, sono ormai 14 mln le prepagate attive, un primato continentale che nell’arco di un anno potrebbe addirittura eguagliare quello delle carte di credito tradizionali presenti sul territorio nazionale.

Lo scopo finale sarebbe quello di dimenticarsi poco a poco del contante, la strada è ancora in salita se si considera che il 70% dei pagamenti europeo avviene comunque con monete e banconote. Il dato sembra spezzare in due l’area, differenze notevoli lungo l’asse nord-sud , in Islanda ad esempio, al netto del cambio con la corona, un euro ogni due è frutto di una transazione effettuata con carta di credito, in Italia il rapporto è di 1 su 24 mentre la media è di 1 su 6.

Perché in Italia resta forte l’uso del contante?

 “I margini di miglioramento sono ampi”, spiega Davide Steffanini, General Manager per l’Italia, commentando un ritardo nei confronti del mobile che non è tanto infrastrutturale bensì culturale.

In Italia il numero di terminali abilitati al contactless, così come il numero di carte, di pos e di smartphone per abitante non è inferiore alla media europea, si tratta dunque di un mero problema di abitudini e di disponibilità.

Bisogna infatti considerare che utilizzare le carte vuol anche dire maggiore tracciabilità e in Italia ancora molti sono restii a rendere pubblica la spesa effettuata, preferendo così continuare ad utilizzare il contante. Così precisa Steffanini “Tracciabilità significa legalità e l’Italia ha un alto tasso di economia sommersa nonché di evasione fiscale: più che essere indietro, direi che a oggi la volontà di progredire su questo tema è rimasta sulla carta”.

Oltre a ciò vi è poi un forte ancoraggio culturale, molti prediligono il contante “sotto al materasso” perché temono le truffe, e di non riuscire a capire esattamente quanto spendono mensilmente. Vi è dunque parecchia ritrosia da parte di chi è abituato ad utilizzare il contante, specie le vecchie generazioni, anche se per quanto concerne le frodi è molto più semplice essere derubati per strada che vedersi clonata la carta di credito.

Le frodi sul contante si aggirano, infatti, intorno ai 10 centesimi ogni 100 euro spesi, mentre quelle sulle carte di pagamento hanno un volume di 4,5 centesimi ogni 100 euro.

Riuscirà il mobile a vincere le resistente e i freni culturali nel 2015?


Autore: Erica Venditti
Fonte:
Redazione Credit Village

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