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Padoan a Bruxelles per la bad bank

II governo italiano continua a tessere la tela, diplomatica e tecnica, per riuscire a varare una “bad bank” senza incorrere negli strali della Commissione europea. Il ministro per l’Economia, Pier Carlo Padoan, ha avuto a questo scopo ieri a Bruxelles un incontro allargato con i tre commissari europei interessati: Margrethe Vestager (concorrenza), Jonathan Hill (affari finanziari) e Valdis Dombrovskis (euro). Il ministro ha fatto il punto sulle iniziative sin qui adottate dal governo italiano per rilanciare il mercato del credito, ma anche per creare le condizioni di stabilità del sistema bancario e per allineare regole e assetti a quelli degli altri paesi europei. Secondo quanto riferito da fonti del ministero, Padoan ha informato i commissari sulla strategia italiana per creare le condizioni tecniche ed economiche per una gestione dei crediti in sofferenza attraverso «una bad bank non necessariamente interamente pubblica» nel rispetto delle regole sugli aiuti di Stato. La creazione di un simile veicolo per smaltire i bad loans potrà avvenire probabilmente solo a valle di un percorso di riforma del sistema bancario italiano che l’esecutivo italiano si è impegnato a portare a termine – i famosi compiti a casa- con Bruxelles ma anche con la Banca centrale europea.

Da questo punto di vista, il ministro per l’Economia ha ricordato quanto fatto sinora: la riforma delle banche popolari, l’autoriforma della fondazioni bancarie, il decreto approvato nei giorni scorsi che non consente più di spalmare su 5 anni, ma la concentra nell’anno in cui è maturata, la deducibilità dei crediti svalutati dalle banche. All’appello manca ancora l’autoriforma delle banche di credito cooperativo: Federcasse ha ultimato la stesura del progetto, che mitiga la bozza presentata a inizio anno dal governo (la quota di controllo della spa aggregante, ad esempio, sarà in mano alle Bcc) ma ne segue l’impostazione. A settembre è atteso il decreto che dovrebbe inglobare l’autoriforma in un contenitore legislativo. I tre commissari europei «hanno apprezzato la strategia seguita dal governo da gennaio in poi per rafforzare e modernizzare il sistema bancario italiano», hanno spiegato le fonti del Mef. E questa buona risposta italiana nell’esecuzione dei compiti a casa potrebbe essere la leva per ottenere dopo l’estate il via libera su una forma di bad bank.

Nel frattempo l’outlook pubblicato ieri dall’Abi mostra che le sofferenze in Italia continuano a crescere. «Le sofferenze lorde mostrano un ulteriore peggioramento spiega il rapporto – anche se con una dinamica di decelerazione: a maggio esse hanno superato i 193,7 miliardi(25,i miliardi in più rispetto ad un anno prima pari a +14,9 su base annua; percentuale in diminuzione rispetto a +24,2% di maggio 2014). Le sofferenze nette sono a quota 83,4 miliardi (+9,3% la variazione annua, in decelerazione rispetto al +11,5% di maggio 2014). In rapporto al totale degli impieghi le sofferenze lorde risultano pari al 10,1 per cento, in E ancora: «a marzo 2015 il numero complessivo degli affidati in sofferenza era pari a 1.199.107 (in prevalenza imprese e famiglie)”.

Il trend dei prestiti a famiglie e imprese per la prima volta a giugno è stato nei fatti stazionario, riducendo l’andamento calante registrato negli ultimi tre anni. «A giugno 2015 il totale dei finanziamenti in essere delle banche italiane a famiglie e imprese -continua il rapporto- ha rappresentato una variazione prossima allo zero (-0,1%) rispetto al giugno 2014, dopo un calo dello 0,6% il mese precedente, e migliore rispetto al picco negativo di -4,5% di novembre 2013. Questo di giugno 2015 per i prestiti bancari a famiglie e imprese è il miglior risultato da aprile 2012. Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, a oggi i prestiti all’economia sono passati da 1.673 miliardi a 1.833 miliardi, quelli a famiglie e imprese da 1.279 a 1-415’5 miliardi di euro». I tassi di interesse sui prestiti si sono posizionati in Italia su livelli ancora più bassi: il tasso medio sul totale dei prestiti ha aggiornato il minimo storico portandosi al 3,42%, dopo il 3,43% di maggio (6,18% a fine 2007). La raccolta continua a segnare il passo. «L’andamento della raccolta complessiva (depositi da clientela residente più obbligazioni) registra a giugno 2015 una diminuzione di circa 23,4 miliardi di euro rispetto ad un anno prima, manifestando una variazione su base annua di -1,4% (-1,7% il mese precedente), risentendo della dinamica negativa della raccolta a medio e lungo termine» prosegue l’outlook. «Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, ad oggi la raccolta da clientela è passata da 1.513 a 1.686,5 miliardi di euro, segnando un aumento – in valore assoluto – di quasi 174 miliardi».


Autore: Laura Serafini
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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