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Patuelli (Abi): sulla bad bank si è perso troppo tempo

Per la bad bank versione italiana si è perso tempo utile e prezioso quando sarebbe stato molto facile negli anni passati costituirla e gestirla. Mentre adesso, con la supervisione della Bce, diventa tutto più difficile.

E’ questo il concetto espresso dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, a Roma al corso di un seminario organizzato dall’associazione bancaria. “Perché -si è domandato Patuelli- in altri Stati si fa mentre da noi no?”. Per il presidente dell’Abi la risposta “va data in termini giuridici: gli altri Stati, prima del 4 novembre 2014, data in cui è subentrata la supervisione della Bce, uno spartiacque, hanno fatto operazioni a sostegno delle proprie banche. Mentre in Italia ci si infiammava sulle discussioni politiche intorno alla rivalutazione delle quote di Bankitalia da parte delle banche, gli altri sono andati avanti dando finanziamenti a fondo perduto a banche nazionali e, in alcuni casi, addirittura anche a banche non nazionali”.

In questa situazione, fa notare Patuelli, “oggi invece di andare avanti a spron battuto sulla costituzione di una bad bank, i governi debbono interpellare l’Unione europea affinché non possano configurarsi aiuti di Stato”.

Per quanto riguarda, invece, un’ulteriore manovra restrittiva sui parametri di capitale che potrebbe essere introdotta se l’Europa dovesse modificare il sistema di computo dei titoli di Stato in portafoglio nelle banche italiane, l’Abi si allinea a Bankitalia (si veda MF-Milano Finanza di oggi) e si dice contraria. “Se le banche dovranno cambiare approccio -ha sostenuto Patuelli- allora dovranno dotarsi di ulteriore generazione di capitale e questo finirà per deprimere ulteriormente l’economia”. Patuelli ha poi specificato che “per le banche i titoli di Stato sono liquidità da impiegare a vista, sono una garanzia di liquidità che bisogna avere e che deve essere convertita al bisogno il giorno stesso”.

Infine il presidente dell’Abi, in collisione con le parole del premier Matteo Renzi che hanno portato oggi a rivoluzionare il sistema delle popolari (“ci sono troppi banchieri e poco credito”), ha sottolineato che non è vero che ci sono troppe banche, perché non è dal numero di banche che si valuta un sistema bancario. Per affermarlo, Patuelli ha scomodato una citazione di Luigi Einuadi: “La valutazione delle banche non avviene più per numero ma per la qualità. La qualità oggi viene prima del numero di banche e della dimensione ed è per questo che la valutazione del Cet1 ha soppiantato il numero degli sportelli”.


Fonte:

Milano Finanza

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