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Bail-in, scatta il prelievo forzoso? Occhio al conto corrente

Il 2015 sarà ricordata come l’era del ‘Bail-in’? Se, come è noto ai più,  il grande incubo delle banche sono i crediti in sofferenza, l’incubo peggiore per il risparmiatore è la consapevolezza della legalità del prelievo coatto da parte delle istituzioni. Purtroppo l’incubo è divenuto realtà già dal 14 maggio scorso quando la legge di delegazione europea 2014, atto  Senato n. 1758, presentato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, approvato dal Senato e trasmesso alla Camera, inserisce nella legislazione italiana un prelievo forzoso sui conti correnti in caso di dissesti bancari.

Il disegno è stato votato da 154 parlamentari, cosa comporta di preciso e cosa sancisce?

In sostanza, il deficit di patrimonio rispetto a quello necessario perché la banca possa continuare ad operare (la cosiddetta soglia minima di patrimonio) viene “trovato” non all’esterno, ma presso gli stessi finanziatori, che vedono i loro crediti convertiti (secondo una sequenza prestabilita, e con esclusione dei depositanti garantiti e pochi altri creditori) in capitale, fino al livello necessario a ristabilire la soglia minima. Per effetto della conversione, i “vecchi” soci sono diluiti o esclusi dalla società. Contemporaneamente, la banca viene ristrutturata dal punto di vista operativo ed è capace di reperire liquidità grazie all’avvenuto rafforzamento patrimoniale.


Scendendo nel dettaglio e parlando in parole povere, come si legge sui più grandi quotidiani che stanno affrontando il tema, se una banca rischia il default i primi a dover sborsare il proprio denaro saranno gli azionisti, seguiti dagli obbligazionisti meno assicurati (le obbligazioni subordinate verranno coinvolte nel pagamento) e dai depositi bancari superiori ai 100 mila euro. La direttiva, dunque, garantisce solo i depositi inferiori a tale soglia.

Cosa significa quindi? Questa legge segna il passaggio diretto dal bail –out ossia l’intervento dello stato nel salvataggio di una banca in crisi, al bail-in ossia al salvataggio dovranno prendere parte obbligazionisti, azionisti e correntisti con più di 100 mila euro sul conto.

Poiché il fatto che una banca fallisca non è poi eventualità così remota, basta pensate a cosa sta capitando in questi mesi in Europa dalla Hypo bank carinziana alla sua gemella di Duesseldorf, passando per la Spagna e la Grecia, i correntisti iniziano a temere per i loro soldi, entro un paio di mesi, si vocifera, potrebbe giungere qualche turbolenza significativa. Perché entro l’estate? Il nodo del problema si cela solo dietro alla tempistica dell’Europa che ha chiesto all’Italia, o meglio imposto al Bel Paese, e ad altri dieci stati di adottare queste misure entro due mesi.

Fatta questa premessa sono in molti studiosi e non a chiedersi: ma i cittadini non dovrebbero essere informati del rischio a cui vanno incontro? Lo stesso Visco,  numero uno di Bankitalia, ha precisato senza giri di parole che chiunque decida di versare i propri risparmi in banca ha il diritto di conoscere come stanno le cose. Ecco le sue ultime dichiarazioni:  «Le banche dovranno adottare un approccio nei confronti della clientela coerente con il cambiamento fondamentale apportato dalle nuove regole, che non consentono d’ora in poi il salvataggio di una banca senza un sacrificio significativo da parte dei suoi creditori».

A conferma del rischio del bail in imminente anche un tweet pubblicato dall’ufficio stampa della Banca d’Italia: «I clienti andranno pienamente informati del fatto che potrebbero dover contribuire al risanamento di una banca».

Dure le repliche di Adusbef e Federconsumatori che ritengono fondamentale, appellandosi ai parlamentari, che i risparmiatori vengano messi al corrente “dell’ennesimo furto” a cui potrebbero andare incontro al fine di decidere con consapevolezza cosa farne dei propri denari.

Si tornerà al vecchio e caro materasso? Forse la battuta potrebbe parere  eccessiva, ma considerando che in Italia i crediti in sofferenza, ovvero i prestiti bancari ad altissimo rischio di non restituzione, si avvicinano ormai ai 190 miliardi, a cui se si aggiungono i crediti deteriorati (che includono anche incagli e ritardi ) si superano i 350 miliardi, resta alto il rischio che  neanche il Fondo interbancario possa bastare. E allora come comportarsi per essere maggiormente tutelati nel caso del Bail In? Nella scelta della banca converrà sempre più fare attenzione non solo alle condizioni offerte e alla comodità dello sportello fuori casa, ma prima di tutto sondare sulla solidità della banca.


Autore: Erica Venditti
Fonte:
Redazione Credit Village

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