La Suprema Corte con la Sentenza 4228/2015 ha stabilito lo stop alle cause in Cassazione che hanno come oggetto del contendere un valore economico oggettivamente minimo ed hanno un solo fine patrimoniale senza alcuna connessione con interessi giuridicamente protetti come ha riportato il Sole 24 Ore:
L’interesse a proporre l’azione esecutiva, infatti, quando abbia ad oggetto un credito di natura esclusivamente patrimoniale, nemmeno indirettamente connesso a interessi giuridicamente protetti di natura non economica, non diversamente dall’interesse che deve sorreggere l’azione di cognizione, non può ricevere tutela giuridica se l’entità del valore economico è oggettivamente minima e quindi tale da giustificare il giudizio di irrilevanza giuridica dell’interesse stesso,
questo perché cause di questo tipo non fanno altro che rallentare il sistema giustizia e l Italia in cui già vige una giustizia lumaca non può permetterselo.
Cosa è accaduto? È stato respinto un reclamo per il mancato pagamento di interessi sul capitale per un periodo di 15 giorni per il quale un creditore chiedeva gli fossero pagati 33 euro. La Cassazione ha rifiutato il ricorso pronunciando un secco no, infatti, hanno specificato gli ermellini cause del genere rallentano il sistema giustizia e dunque non meritano di essere accolti quei ricorsi di scarso valore che finiscono solo per fare perdere tempo.
Ad avviso della Suprema Corte, dunque non meritano di essere accolte quelle richieste, e sono tantissime soprattutto nel campo delle esecuzioni forzate, di scarso valore che finiscono solo per dare una mole di lavoro alla giustizia per ottenere indietro importi che la Corte ha praticamente definiti ridicoli e dunque non meritevoli di tutela alcuna.
In questo modo i supremi giudici hanno, di fatto, messo un ‘filtro’ ai ricorsi per somme di poco rilievo o comunque non rilevanti se confrontate con l’intero capitale che era stato oggetto della controversia, come in questa vicenda nata nel tribunale di Bergamo. E come nel caso in questione, nel quale il creditore era rientrato della somma complessiva di sua spettanza di circa 17mila 855 euro ma aveva iniziato una causa per complessivi 33 euro circa di mancati interessi.
Con questo verdetto, la Cassazione ha respinto la tesi della difesa del creditore che sosteneva che “nessuna norma autorizza il giudice ad eliminare un credito, qualunque ne sia l’entità”.
In sintesi il credito irrisorio che derivi da un contratto non rispettato è dopo questa sentenza senza più tutela in tribunale, perché cause di questo tipo intasano i tribunali, la necessita di mettere un freno alle molteplici cause di principio che richiedono di ottenere importi simbolici si desume sia dalla Costituzione Art. 111, che richiede il rispetto della durata ragionevole dei giudizi, quanto dalla Carta Europea dei diritti delluomo Art. 6 Cedu.
Da oggi dunque non si potrà più adire il giudice per recuperare crediti di modeste dimensioni, la notizia in sé, potrebbe far preoccupare molte aziende che avanzano micro-importi da moltissime persone, ma questo è quanto stabilito dalla Cassazione che ha dichiarato inammissibile una causa per poche decine di euro, a meno che non vi siano altri interessi sottesi di natura non patrimoniale di cui sia portatore il creditore, ossia: se il credito deriva dalla lesione di un diritto della persona come la violazione del diritto al nome o della personalità in tal caso, invece, la causa è sempre possibile
Autore: Erica Venditti
Fonte:
Redazione Credit Village
La Suprema Corte con la Sentenza 4228/2015 ha stabilito lo stop alle cause in Cassazione che hanno come oggetto del contendere un valore economico oggettivamente minimo ed hanno un solo fine patrimoniale senza alcuna connessione con interessi giuridicamente protetti come ha riportato il Sole 24 Ore:
L’interesse a proporre l’azione esecutiva, infatti, quando abbia ad oggetto un credito di natura esclusivamente patrimoniale, nemmeno indirettamente connesso a interessi giuridicamente protetti di natura non economica, non diversamente dall’interesse che deve sorreggere l’azione di cognizione, non può ricevere tutela giuridica se l’entità del valore economico è oggettivamente minima e quindi tale da giustificare il giudizio di irrilevanza giuridica dell’interesse stesso,
questo perché cause di questo tipo non fanno altro che rallentare il sistema giustizia e l Italia in cui già vige una giustizia lumaca non può permetterselo.
Cosa è accaduto? È stato respinto un reclamo per il mancato pagamento di interessi sul capitale per un periodo di 15 giorni per il quale un creditore chiedeva gli fossero pagati 33 euro. La Cassazione ha rifiutato il ricorso pronunciando un secco no, infatti, hanno specificato gli ermellini cause del genere rallentano il sistema giustizia e dunque non meritano di essere accolti quei ricorsi di scarso valore che finiscono solo per fare perdere tempo.
Ad avviso della Suprema Corte, dunque non meritano di essere accolte quelle richieste, e sono tantissime soprattutto nel campo delle esecuzioni forzate, di scarso valore che finiscono solo per dare una mole di lavoro alla giustizia per ottenere indietro importi che la Corte ha praticamente definiti ridicoli e dunque non meritevoli di tutela alcuna.
In questo modo i supremi giudici hanno, di fatto, messo un ‘filtro’ ai ricorsi per somme di poco rilievo o comunque non rilevanti se confrontate con l’intero capitale che era stato oggetto della controversia, come in questa vicenda nata nel tribunale di Bergamo. E come nel caso in questione, nel quale il creditore era rientrato della somma complessiva di sua spettanza di circa 17mila 855 euro ma aveva iniziato una causa per complessivi 33 euro circa di mancati interessi.
Con questo verdetto, la Cassazione ha respinto la tesi della difesa del creditore che sosteneva che “nessuna norma autorizza il giudice ad eliminare un credito, qualunque ne sia l’entità”.
In sintesi il credito irrisorio che derivi da un contratto non rispettato è dopo questa sentenza senza più tutela in tribunale, perché cause di questo tipo intasano i tribunali, la necessita di mettere un freno alle molteplici cause di principio che richiedono di ottenere importi simbolici si desume sia dalla Costituzione Art. 111, che richiede il rispetto della durata ragionevole dei giudizi, quanto dalla Carta Europea dei diritti delluomo Art. 6 Cedu.
Da oggi dunque non si potrà più adire il giudice per recuperare crediti di modeste dimensioni, la notizia in sé, potrebbe far preoccupare molte aziende che avanzano micro-importi da moltissime persone, ma questo è quanto stabilito dalla Cassazione che ha dichiarato inammissibile una causa per poche decine di euro, a meno che non vi siano altri interessi sottesi di natura non patrimoniale di cui sia portatore il creditore, ossia: se il credito deriva dalla lesione di un diritto della persona come la violazione del diritto al nome o della personalità in tal caso, invece, la causa è sempre possibile
Autore: Erica Venditti
Fonte:
Redazione Credit Village