Equitalia entra in banca O meglio, potrà farlo. A spianarle la strada è la commissione Finanze del Senato, che di contro non fa alcun accenno all’eventualità di cancellare la norma del Digs riscossione che ripristina l’anatocismo degli interessi sulle cartelle esattoriali.
Il parere approvato a maggioranza, con il voto contrario di Lega e Gruppo misto, invita al Governo a consentire a Equitalia il «libero accesso a tutte le informazioni finanziarie che riguardano i contribuenti, come per esempio i conti bancali italiani e quelli all’estero, la compravendita di auto o di imbarcazioni, i conti titoli, ecc. ecc. come avviene nei Paesi oltreconfine».
Una richiesta motivata dalla relatrice Lucrezia Ricchiuti (Pd) con l’eccessiva riduzione dei poteri attribuiti ai concessionari della riscossione, che ha prodotto una contrazione degli importi incassati negli ultimi anni come riconosciuto anche dalla Corte dei conti. A tal proposito si fa presente come la pignorabilità dell’unica casa sia preclusa ad Equitalia ma non alle banche, stabilendo quindi un trattamento privilegiato per i creditori privati rispetto a quelli pubblici. Uno sbilanciamento che il Senato chiede di correggere restituendo efficienza nel potere di recupero del concessionario pubblico. Ma non è l’unica sorpresa negativa per i contribuenti.
La commissione Finanze chiede di rivedere quello che il premier Renzi aveva definito «tanta roba» ossia il taglio dall’8% al 6% dell’aggio della riscossione. Il parere approvato chiede al Governo di valutare la possibilità di prevedere una riduzione più contenuta dei compensi per l’attività di esattore: solo il 7%, quindi appena un punto percentuale in meno rispetto alla situazione attuale. E nemmeno da subito. Con un’altra osservazione la Commissione ha suggerito di prevedere un regime transitorio per il taglio dell’aggio: applicazione del taglio solo ai ruoli affidati agli agenti dal 1°gennaio 2016 in poi. Per non rischiare uno «scoperto» sui conti del concessionario, la stessa norma transitoria dovrebbe «compatibilmente con le esigenze del bilancio dello Stato, prevedere forme di integrazione dei ricavi». Quindi, un intervento pubblico finanziato dagli stessi contribuenti. Stretta anche sulle richieste di rateazioni dei pagamenti. Nel mirino dei senatori finisce anche l’autocertificazione dello stato di difficoltà per i debiti fino a 5omila euro. La possibilità di « comportamenti opportunistici in assenza di una verifica dell’agente di riscossione» ha spinto la commissione a mantenere l’obbligo di documentare l’«obiettiva difficoltà» nei piani di ammortamento fino 372 tranche, «indipendentemente dal valore delle somme iscritte a ruolo». Il parere non menziona, invece, la norma molto contestata dalle imprese relativa al ritorno degli interessi di mora su sanzioni e altri interessi. Una disposizione che cancella il passo indietro fatto con il DI Sviluppo del 2011 e ripropone l’anatocismo sulle cartelle esattoriali. E su cui, da ultima in ordine di tempo, Assonime ha fatto notare come non appaia «in linea con i principi indicati dalla legge delega, i quali, per l’appunto, non richiedono di introdurre nuovi oneri a carico dei contribuenti in fase di riscossione». Intanto, la commissione Finanze del Senato ha approvato ieri anche il parere sullo schema di Digs per il monitoraggio di lotta allevasione e tax expenditures per alimentare il fondo tagliatasse. Come ricordato dal presidente Mauro Maria Marino (Pd) in una nota,la« Commissione suggerisce di sottoporre a ulteriori verifiche le singole agevolazioni trascorsi cinque anni»
Autore: Marco Mobili, Giovanni Parente
Fonte:
Il Sole 24 Ore
Equitalia entra in banca O meglio, potrà farlo. A spianarle la strada è la commissione Finanze del Senato, che di contro non fa alcun accenno all’eventualità di cancellare la norma del Digs riscossione che ripristina l’anatocismo degli interessi sulle cartelle esattoriali.
Il parere approvato a maggioranza, con il voto contrario di Lega e Gruppo misto, invita al Governo a consentire a Equitalia il «libero accesso a tutte le informazioni finanziarie che riguardano i contribuenti, come per esempio i conti bancali italiani e quelli all’estero, la compravendita di auto o di imbarcazioni, i conti titoli, ecc. ecc. come avviene nei Paesi oltreconfine».
Una richiesta motivata dalla relatrice Lucrezia Ricchiuti (Pd) con l’eccessiva riduzione dei poteri attribuiti ai concessionari della riscossione, che ha prodotto una contrazione degli importi incassati negli ultimi anni come riconosciuto anche dalla Corte dei conti. A tal proposito si fa presente come la pignorabilità dell’unica casa sia preclusa ad Equitalia ma non alle banche, stabilendo quindi un trattamento privilegiato per i creditori privati rispetto a quelli pubblici. Uno sbilanciamento che il Senato chiede di correggere restituendo efficienza nel potere di recupero del concessionario pubblico. Ma non è l’unica sorpresa negativa per i contribuenti.
La commissione Finanze chiede di rivedere quello che il premier Renzi aveva definito «tanta roba» ossia il taglio dall’8% al 6% dell’aggio della riscossione. Il parere approvato chiede al Governo di valutare la possibilità di prevedere una riduzione più contenuta dei compensi per l’attività di esattore: solo il 7%, quindi appena un punto percentuale in meno rispetto alla situazione attuale. E nemmeno da subito. Con un’altra osservazione la Commissione ha suggerito di prevedere un regime transitorio per il taglio dell’aggio: applicazione del taglio solo ai ruoli affidati agli agenti dal 1°gennaio 2016 in poi. Per non rischiare uno «scoperto» sui conti del concessionario, la stessa norma transitoria dovrebbe «compatibilmente con le esigenze del bilancio dello Stato, prevedere forme di integrazione dei ricavi». Quindi, un intervento pubblico finanziato dagli stessi contribuenti. Stretta anche sulle richieste di rateazioni dei pagamenti. Nel mirino dei senatori finisce anche l’autocertificazione dello stato di difficoltà per i debiti fino a 5omila euro. La possibilità di « comportamenti opportunistici in assenza di una verifica dell’agente di riscossione» ha spinto la commissione a mantenere l’obbligo di documentare l’«obiettiva difficoltà» nei piani di ammortamento fino 372 tranche, «indipendentemente dal valore delle somme iscritte a ruolo». Il parere non menziona, invece, la norma molto contestata dalle imprese relativa al ritorno degli interessi di mora su sanzioni e altri interessi. Una disposizione che cancella il passo indietro fatto con il DI Sviluppo del 2011 e ripropone l’anatocismo sulle cartelle esattoriali. E su cui, da ultima in ordine di tempo, Assonime ha fatto notare come non appaia «in linea con i principi indicati dalla legge delega, i quali, per l’appunto, non richiedono di introdurre nuovi oneri a carico dei contribuenti in fase di riscossione». Intanto, la commissione Finanze del Senato ha approvato ieri anche il parere sullo schema di Digs per il monitoraggio di lotta allevasione e tax expenditures per alimentare il fondo tagliatasse. Come ricordato dal presidente Mauro Maria Marino (Pd) in una nota,la« Commissione suggerisce di sottoporre a ulteriori verifiche le singole agevolazioni trascorsi cinque anni»
Autore: Marco Mobili, Giovanni Parente
Fonte:
Il Sole 24 Ore