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Rush finale sulla bad bank

Non c’è più tempo. A lanciare l’allarme sui crediti deteriorati ieri è stato ancora una volta il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, e non a caso proprio in queste ore, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il governo italiano sta tentando la volata sulla bad bank.

Oggi sarà una giornata cruciale per il dossier, visto che è previsto un incontro a Bruxelles tra i rappresentanti del Tesoro e quelli delle direzioni generali Concorrenza e Mercato Interno della Ue, che da mesi ormai stanno analizzando le proposte sblocca-credito di Roma. L’appuntamento dovrebbe finalmente sciogliere il nodo più intricato, quello della garanzia statale sulle obbligazioni emesse da una vera e propria bad bank, individuata nella Sga del gruppo Intesa, che ha gestito il recupero crediti per il Banco di Napoli, e nel cui capitale dovrebbero entrare alcuni istituti di credito, Cdp e Bankitalia.

Altra possibilità, ma considerata anch’essa difficile da spuntare, è poi quella di una garanzia statale su abs emessi dalle banche, che potrebbero così rientrare nel piano di acquisti della Banca Centrale Europea. Pur cercando di tenere il punto fino alla fine, il governo è ben consapevole delle difficoltà legate a un intervento diretto di questo tipo e perciò, come anticipato la scorsa settimana da MF-Milano Finanza, ha elaborato comunque un piano light che non prevede un’esposizione diretta della Stato. Questo piano si basa sulla deducibilità delle perdite sui crediti in un solo anno invece che su cinque, come è oggi, e su provvedimenti per velocizzare la riscossione, uniformando il sistema italiano a quello europeo. Infine, per le banche più in difficoltà sarebbe prevista anche la possibilità di un intervento diretto dello Stato ma solo nell’ambito di veri e propri piani di ristrutturazione condivisi con l’Unione Europea.

Lo scoglio da superare infatti, come ricordato ieri da Visco, è proprio l’apertura di una procedura di infrazione per aiuti di Stato, ed è per questo che il ministro Pier Carlo Padoan ha impostato tutta la trattativa con Bruxelles puntando sul fatto che l’intervento sarebbe una mano tesa alle aziende, che hanno bisogno di ossigeno, e non una stampella agli istituti di credito. In effetti la preoccupazione del governo è quella di intervenire al più presto per togliere alle banche qualsiasi alibi sulla concessione di prestiti e non sprecare i deboli segnali di rilancio dell’economia. Proprio per questo si è deciso di accelerare il confronto con la Commissione e un nuovo in contro sarebbe già previsto per la prossima settimana, con l’obbiettivo di chiudere con l’Europa possibilmente in una decina di giorni e avere poi il tempo per mettere nero su bianco il provvedimento, che si vorrebbe emanare possibilmente entro maggio. In anticipo quindi sulla scadenza indicata dal Documento di Economia e Finanza, che sarà approvato oggi dal Parlamento, che è fissata il prossimo giugno, n tutto purché nel mentre, oltre a sbrogliare la matassa con la Ue, si sia anche riusciti a trovare le coperture necessarie. Interventi come quello delle deducibilità dei crediti in un anno, infatti, hanno dei costi importanti per il bilancio dello Stato, tanto che tra le ipotesi in pista per le coperture a un certo potuto sarebbe stata ventilata anche la possibilità di un incremento dell’acconto Ires per gli istituti di credito. Tuttavia pare ancora presto per tirare le somme su questo verso versate, che però, smarcata la trattativa con la Commissione, diventerà quello caldo.


Autore: Luisa Leone
Fonte:

Milano Finanza

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