Entra nel vivo il negoziato tra Unicredit e il Santander nel risparmio gestito. Ieri l’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, ha spiegato che l’integrazione con le attività di asset management del colosso spagnolo riguarderà tutte le attività di Pioneer Investments, comprese quelle negli Stati Uniti. L’operazione dovrebbe dar vita a una società che gestisce 350 miliardi di masse in 40 diversi Paesi e liberare 20/25 punti base di Common Equity Tier 1 ratio per Unicredit.
Dunque “se accordo sarà, riguarderà tutta Pioneer, aspettiamo qualche giorno e vediamo se saremo veramente lì (alla firma dell’accordo, ndr)”, ha detto il numero uno di Unicredit a margine di un evento a Milano, senza però sbilanciarsi sull’ipotesi che nell’accordo ci possa essere uno stralcio delle attività Usa, si è infatti è limitato a dire: “non posso anticipare nulla”.
Il banchiere non ha, invece, escluso in futuro ulteriori aggregazioni nel settore dell’asset management: quella con il Santander “è un’operazione strategica, non difensiva, anzi il contrario”, ha chiarito. “L’obiettivo è quello di vedere se alla fine in questo business, a cui diamo molta importanza, sia possibile crescere”.
A Piazza Affari, intanto, l’azione Unicredit sale del 2% a 6,11 euro. Alla vigilia dell’assemblea annuale dei soci e dopo l’allontanamento annunciato pochi giorni fa da uno dei soci storici della banca, la Fondazione Cariverona, sono possibili movimenti nell’azionariato della banca. E’ lo stesso Ghizzoni ad ammetterlo: il titolo “è molto liquido e gli investitori sono tantissimi, in molte parti del mondo. Se se ne aggiungono altri, mi fa solo piacere”.
Ben venga quindi il ritocco del target price da 7 a 7,4 euro da parte di Goldman Sachs: “mi fa solo piacere se il target price aumenta e gli investitori crescono. Noi siamo ben felici di avere investitori soprattutto a lungo termine”. Non importa neppure che i soci siano a, b o c, “l’importante è che siano contenti dei risultati”, ha aggiunto il presidente di Unicredit, Giuseppe Vita, che sarà confermato alla guida del gruppo per un altro triennio.
Tra le fondazioni socie, ha assicurato, di tensioni “non ce ne sono” e Vita non è preoccupato neppure per i recenti movimenti sui titoli della banca: dall’alleggerimento di Leonardo Del Vecchio al bond convertibile in azioni Unicredit lanciato dal primo socio, il fondo Aabar, fino al futuro della quota che fa capo a Cariverona. “Aabar ha detto che rimane, mentre Cariverona credo sia obbligata per legge” ad alleggerirsi, ha precisato.
Vita ha fatto da mediatore tra le Fondazioni in vista della presentazione dei candidati per il cda e la decisione di Cariverona di non partecipare al tradizionale listone di maggioranza per il rinnovo del cda “è stata una sua scelta”, ha detto il presidente di Unicredit, invitando a guardare al futuro: “non parliamo del passato, a me interessa il risultato dell’azienda”. L’ultima parola spetta all’assemblea del 13 maggio. “Quello che ho imparato in tre anni cercherò di utilizzarlo ancora meglio nei prossimi tre anni, se gli azionisti vogliono”, ha concluso Vita.
In realtà, “l’accordo nel risparmio gestito con Santander era atteso”, commentano gli analisti di Banca Imi, ricordando che il management di Unicredit si aspetta un impatto positivo sul CET1 di 20-25 bps, “non ancora incluso nelle nostre stime”. Tra l’altro Milano Finanza di sabato ha riportato che il budget di Unicredit prevede nuovi prestiti per 29 milioni di euro che rappresentano il 6% dei crediti verso la clientela consolidati a dicembre 2014.
“Crediamo che la guidance sulla crescita dei prestiti possa riferirsi alla banca-core e pensiamo che la crescita possa essere penalizzata dal processo di deleveraging nella banca non-core. Tuttavia, le prospettive fornite dal management sull’evoluzione dei prestiti sembrano essere migliori rispetto alle nostre aspettative, che prevedono prestiti verso la clientela piatti quest’anno”, concludono gli analisti di Banca Imi che sul titolo Unicredit hanno ribadito il rating buy e il prezzo obiettivo a 6,65 euro.
Autore: Francesca Gerosa
Fonte:
Milano Finanza
Entra nel vivo il negoziato tra Unicredit e il Santander nel risparmio gestito. Ieri l’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, ha spiegato che l’integrazione con le attività di asset management del colosso spagnolo riguarderà tutte le attività di Pioneer Investments, comprese quelle negli Stati Uniti. L’operazione dovrebbe dar vita a una società che gestisce 350 miliardi di masse in 40 diversi Paesi e liberare 20/25 punti base di Common Equity Tier 1 ratio per Unicredit.
Dunque “se accordo sarà, riguarderà tutta Pioneer, aspettiamo qualche giorno e vediamo se saremo veramente lì (alla firma dell’accordo, ndr)”, ha detto il numero uno di Unicredit a margine di un evento a Milano, senza però sbilanciarsi sull’ipotesi che nell’accordo ci possa essere uno stralcio delle attività Usa, si è infatti è limitato a dire: “non posso anticipare nulla”.
Il banchiere non ha, invece, escluso in futuro ulteriori aggregazioni nel settore dell’asset management: quella con il Santander “è un’operazione strategica, non difensiva, anzi il contrario”, ha chiarito. “L’obiettivo è quello di vedere se alla fine in questo business, a cui diamo molta importanza, sia possibile crescere”.
A Piazza Affari, intanto, l’azione Unicredit sale del 2% a 6,11 euro. Alla vigilia dell’assemblea annuale dei soci e dopo l’allontanamento annunciato pochi giorni fa da uno dei soci storici della banca, la Fondazione Cariverona, sono possibili movimenti nell’azionariato della banca. E’ lo stesso Ghizzoni ad ammetterlo: il titolo “è molto liquido e gli investitori sono tantissimi, in molte parti del mondo. Se se ne aggiungono altri, mi fa solo piacere”.
Ben venga quindi il ritocco del target price da 7 a 7,4 euro da parte di Goldman Sachs: “mi fa solo piacere se il target price aumenta e gli investitori crescono. Noi siamo ben felici di avere investitori soprattutto a lungo termine”. Non importa neppure che i soci siano a, b o c, “l’importante è che siano contenti dei risultati”, ha aggiunto il presidente di Unicredit, Giuseppe Vita, che sarà confermato alla guida del gruppo per un altro triennio.
Tra le fondazioni socie, ha assicurato, di tensioni “non ce ne sono” e Vita non è preoccupato neppure per i recenti movimenti sui titoli della banca: dall’alleggerimento di Leonardo Del Vecchio al bond convertibile in azioni Unicredit lanciato dal primo socio, il fondo Aabar, fino al futuro della quota che fa capo a Cariverona. “Aabar ha detto che rimane, mentre Cariverona credo sia obbligata per legge” ad alleggerirsi, ha precisato.
Vita ha fatto da mediatore tra le Fondazioni in vista della presentazione dei candidati per il cda e la decisione di Cariverona di non partecipare al tradizionale listone di maggioranza per il rinnovo del cda “è stata una sua scelta”, ha detto il presidente di Unicredit, invitando a guardare al futuro: “non parliamo del passato, a me interessa il risultato dell’azienda”. L’ultima parola spetta all’assemblea del 13 maggio. “Quello che ho imparato in tre anni cercherò di utilizzarlo ancora meglio nei prossimi tre anni, se gli azionisti vogliono”, ha concluso Vita.
In realtà, “l’accordo nel risparmio gestito con Santander era atteso”, commentano gli analisti di Banca Imi, ricordando che il management di Unicredit si aspetta un impatto positivo sul CET1 di 20-25 bps, “non ancora incluso nelle nostre stime”. Tra l’altro Milano Finanza di sabato ha riportato che il budget di Unicredit prevede nuovi prestiti per 29 milioni di euro che rappresentano il 6% dei crediti verso la clientela consolidati a dicembre 2014.
“Crediamo che la guidance sulla crescita dei prestiti possa riferirsi alla banca-core e pensiamo che la crescita possa essere penalizzata dal processo di deleveraging nella banca non-core. Tuttavia, le prospettive fornite dal management sull’evoluzione dei prestiti sembrano essere migliori rispetto alle nostre aspettative, che prevedono prestiti verso la clientela piatti quest’anno”, concludono gli analisti di Banca Imi che sul titolo Unicredit hanno ribadito il rating buy e il prezzo obiettivo a 6,65 euro.
Autore: Francesca Gerosa
Fonte:
Milano Finanza