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L’allarme Fmi: 900 miliardi di crediti deteriorati

II Fondo monetario rilancia l’allarme sulle banche europee: hanno troppe sofferenze, troppi crediti non rimborsati in bilancio e le autorità nazionali devono fare qualcosa per risolvere il problema che riduce l’efficacia di trasmissione delle misure espansive della Bce, frenando la capacità delle banche ad erogare finanziamenti a famiglie e imprese. Innanzitutto le cifre: i crediti deteriorati — indica il nuovo Rapporto sulla stabilità finanziaria presentato ieri a Washington — ammontano per l’Europa a 900 miliardi di euro, di cui ben 600 a carico degli istituti di Cipro, Grecia, Manda, Portogallo, Spagna e Italia.

In realtà è proprio l’Italia a fare la parte del leone con quasi 200 miliardi. Le sofferenze lorde ammontano a 187,3 miliardi, ha comunicato ieri l’Abi, rilevando peraltro i timidi ma significativi progressi sul fronte dei prestiti: i mutui sono saliti del 42,4%. n peso dei crediti deteriorati va eliminato, altrimenti la capacità di erogare prestiti da parte del sistema bancario potrebbe risultare limitata all’ 1-3% di media annua, dice ancora il Fondo. Per l’Italia il problema è maggiore che negli altri Paesi, anche perché la ricerca di una soluzione, tipo bad bank, è ostacolata dai limiti per gli aiuti di Stato della Ue: per la maggioranza dei maggiori istituti che hanno partecipato alla verifica dei bilanci svolta dalla Bce, prima dell’avvio della vigilanza unica, le sofferenze, afferma ancora il rapporto Fmi, superano il 10% dell’esposizione totale. Ma non ci sono solo le banche — che hanno comunque ad attirare l’interesse degli economisti Fmi. I timori maggiori sono indirizzati sulle assicurazioni europee, o meglio su quelle medio piccole, circa il 24%, che invece in buona percentuale il capitale non lo hanno aumentato dopo la crisi. «I rischi alla stabilità finanziaria sono saliti nell’ambito di una ripresa moderata e incerta. Crescita e politiche monetarie divergenti hanno aumentato le tensioni sui mercati finanziari e causati rapidi e volatili movimenti nei tassi di cambio», ha osservato il responsabile del dipartimento Affari economici e Monetari del Fmi, José Vinals. Ad ostacolare la crescita è comunque, anche, e forse di più secondo il rapporto sui bilanci del Fmi, il debito privato, di aziende e famiglie, che nel 2020 potrebbe raggiungere per Paesi come in Italia, ma anche Francia Portogallo e Spagna, il 70% del Pil. La crisi ha per ora determinato la salita dal 2007 al 2014 del debito delle famiglie dal 38,2% al 42,8% del Pil.


Fonte:

Il Corriere della Sera

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