Febbraio corto e amaro per i prestiti al settore privato, che hanno fatto registrare una flessione , su base annua, del 2%( dopo il meno 1,8% di gennaio). Il peggioramento, secondo i dati diffusi ieri dalla Banca d’Italia, sembra interessare soprattutto il credito alle imprese, diminuito in febbraio del 3% (-2,7% a gennaio) mentre la flessione tendenziale dei prestiti alle famiglie è dello 0,4%, in attenuazione rispetto al -0,5% del mese precedente. Anche i depositi bancari sono cresciuti meno che in gennaio: il loro aumento è stato in febbraio del 4,3% contro il precedente 5% (la raccolta obbligazionaria è stata pari 3-19,2 % a fronte di un-17,8% in gennaio).
In lievissima attenuazione, peraltro, appare la crescita annua delle sofferenze , pari al +15,3% (contro il +15, 4% annuo di gennaio). La congiuntura creditizia stenta, dunque, a registrare il cambio di clima generale; il che, in una certa misura, è normale, visto che il credito mostra sempre un certo ritardo rispetto alla dinamica dell’economia reale. Non resta che sperare, per i mesi a venire, nel dispiegamento degli effetti del Qe da 1.140 miliardi deciso a Francoforte. A questo proposito, c’è chi, come il presidente del centro studi tedesco Ifo, Hans Werner Sinn, ha sostenuto che la fuoriuscita di capitali dall’Italia segnalata dal sistema Target2 (tra la fine di febbraio e quella di marzo il saldo debitorio della Banca d’Italia sul sistema dei pagamenti all’ingrosso è passato da 164,56 a 191,51 miliardi, con un peggioramento di 27 miliardi) «può essere in parte dovuta a trasferimenti dall’estero speculativi da parte delle banche italiane, che stanno investendo fuori dall’Italia le risorse che hanno ricevuto grazie agli acquisti di bond da parte della Bce nell’ambito del programma di Quantitative easing».
Ma in Banca d’Italia si fa notare che è probabile che i fondi ottenuti dalle aziende di credito siano stati usati per ridurre le fonti più onerose di finanziamento all’ingrosso sui mercati esteri (prestiti interbancari od obbligazioni). In ogni caso, segnala ancora via Nazionale, nella prima settimana di aprile il saldo debitorio italiano su Target 2 è tornato a ridursi sensibilmente (di circa 20 miliardi), attestandosi a livelli inferiori a quelli dell’ultimo trimestre 2014. Sempre ieri, infine, Bankitalia ha dato il via alla consultazione pubblica sulle disposizioni di attuazione della riforma delle popolari varata dal governo. La consultazione con le banche popolari dovrà chiudersi in 15 giorni. Dopo il 24 aprile, spiega una nota «Banca d’Italia provvederà rapidamente a valutare le osservazioni pervenute e a emanare in via definitiva le disposizioni, che entreranno in vigore dal giorno successivo alla pubblicazione sul sito della Banca». La legge, ricordano da Palazzo Koch «riserva la possibilità di adottare il modello di banca popolare alle aziende con un totale attivo non superiore a 8 miliardi di euro. L’attivo cui si fa riferimento è quello segnalato per l’informativa di vigilanza di fine anno (31 dicembre 2014 per la prima volta) e include le garanzie e gli impegni fuori bilancio». A proposito della riforma, in un’intervista concessa all’Avvenire, il Governatore Ignazio Visco ha respinto l’ipotesi che adesso le popolari possano diventare facili prede di investitori stranieri. «L’idea che ci sia tanta speculazione in giro per il mondo che voglia prendere le banche italiane per far suo il risparmio degli italiani e portarlo da un’altra parte non mi convince: la trovo fantasiosa»
Autore: Rossella Bocciarelli
Fonte:
Il Sole 24 Ore
Febbraio corto e amaro per i prestiti al settore privato, che hanno fatto registrare una flessione , su base annua, del 2%( dopo il meno 1,8% di gennaio). Il peggioramento, secondo i dati diffusi ieri dalla Banca d’Italia, sembra interessare soprattutto il credito alle imprese, diminuito in febbraio del 3% (-2,7% a gennaio) mentre la flessione tendenziale dei prestiti alle famiglie è dello 0,4%, in attenuazione rispetto al -0,5% del mese precedente. Anche i depositi bancari sono cresciuti meno che in gennaio: il loro aumento è stato in febbraio del 4,3% contro il precedente 5% (la raccolta obbligazionaria è stata pari 3-19,2 % a fronte di un-17,8% in gennaio).
In lievissima attenuazione, peraltro, appare la crescita annua delle sofferenze , pari al +15,3% (contro il +15, 4% annuo di gennaio). La congiuntura creditizia stenta, dunque, a registrare il cambio di clima generale; il che, in una certa misura, è normale, visto che il credito mostra sempre un certo ritardo rispetto alla dinamica dell’economia reale. Non resta che sperare, per i mesi a venire, nel dispiegamento degli effetti del Qe da 1.140 miliardi deciso a Francoforte. A questo proposito, c’è chi, come il presidente del centro studi tedesco Ifo, Hans Werner Sinn, ha sostenuto che la fuoriuscita di capitali dall’Italia segnalata dal sistema Target2 (tra la fine di febbraio e quella di marzo il saldo debitorio della Banca d’Italia sul sistema dei pagamenti all’ingrosso è passato da 164,56 a 191,51 miliardi, con un peggioramento di 27 miliardi) «può essere in parte dovuta a trasferimenti dall’estero speculativi da parte delle banche italiane, che stanno investendo fuori dall’Italia le risorse che hanno ricevuto grazie agli acquisti di bond da parte della Bce nell’ambito del programma di Quantitative easing».
Ma in Banca d’Italia si fa notare che è probabile che i fondi ottenuti dalle aziende di credito siano stati usati per ridurre le fonti più onerose di finanziamento all’ingrosso sui mercati esteri (prestiti interbancari od obbligazioni). In ogni caso, segnala ancora via Nazionale, nella prima settimana di aprile il saldo debitorio italiano su Target 2 è tornato a ridursi sensibilmente (di circa 20 miliardi), attestandosi a livelli inferiori a quelli dell’ultimo trimestre 2014. Sempre ieri, infine, Bankitalia ha dato il via alla consultazione pubblica sulle disposizioni di attuazione della riforma delle popolari varata dal governo. La consultazione con le banche popolari dovrà chiudersi in 15 giorni. Dopo il 24 aprile, spiega una nota «Banca d’Italia provvederà rapidamente a valutare le osservazioni pervenute e a emanare in via definitiva le disposizioni, che entreranno in vigore dal giorno successivo alla pubblicazione sul sito della Banca». La legge, ricordano da Palazzo Koch «riserva la possibilità di adottare il modello di banca popolare alle aziende con un totale attivo non superiore a 8 miliardi di euro. L’attivo cui si fa riferimento è quello segnalato per l’informativa di vigilanza di fine anno (31 dicembre 2014 per la prima volta) e include le garanzie e gli impegni fuori bilancio». A proposito della riforma, in un’intervista concessa all’Avvenire, il Governatore Ignazio Visco ha respinto l’ipotesi che adesso le popolari possano diventare facili prede di investitori stranieri. «L’idea che ci sia tanta speculazione in giro per il mondo che voglia prendere le banche italiane per far suo il risparmio degli italiani e portarlo da un’altra parte non mi convince: la trovo fantasiosa»
Autore: Rossella Bocciarelli
Fonte:
Il Sole 24 Ore