Banca d’Italia vara le regole nazionali che saranno applicate dagli istituti di credito su liquidità e leva. Le norme definite dai regolamenti europei (sulla base degli standard di Basilea 3) consentono alle autorità nazionali alcune opzioni. In particolare era possibile per Bankitalia introdurre nuovi requisiti di liquidità o accelerare i tempi di introduzione dell’indicatore chiamato Liquidity coverage ratio (Lcr). Nessuna di queste possibilità è stata prevista nel documento messo in consultazione da Banca d’Italia. Di conseguenza le banche non dovranno adeguarsi a normative più stringenti, ma seguire il percorso base definito a livello Ue, che partirà in modo graduale a partire dal primo ottobre di quest’anno. Il Lcr è un indicatore che misura la capaci- tà delle banche di resistere a uno shock di liquidità di 30 giorni. Il requisito è stato introdotto per evitare che una banca, per quanto ben capitalizzata, possa fallire per ragioni di liquidità, come accaduto durante la crisi finanziaria. In termini tecnici il Lcr è un rapporto tra le attività liquide di elevata qualità e i deflussi di cassa netti nei 30 giorni: il ratio così calcolato deve essere superiore al 60% nel 2015, al 70% nel 2016, all’80% nel 2017 e infine al 100% nel 2018 (le regole Ue anticipano di un anno il requisito del 100% previsto da Basilea 3 nel 2019, anche se la Commissione Ue ha la facoltà di rinviare l’inizio).
Le banche italiane non avranno una stretta ulteriore sulla tempistica. Inoltre Bankitalia sta valutando la possibilità di concedere a certe condizioni una deroga al rispetto del requisito di liquidità su base individuale (non su base consolidata).
«In questa fase un ulteriore inasprimento dei requisiti di capitale e di liquidità per le banche rischierebbe di frenare l’offerta di credito, allontanando la ripresa economica», ha osservato nei giorni scorsi Fabio Panetta, vice direttore generale di Bankitalia. «Il passaggio a un nuovo equilibrio caratterizzato da banche dotate di più capitale e più liquidità va attuato con gradualità e lungimiranza, valutando con attenzione i rischi di un aggiustamento repentino». Le regole sulla liquidità saranno valide per le banche, mentre le imprese di investimento saranno soggette soltanto a obblighi segnaletici. Secondo gli ultimi dati disponibili, il requisito del 60% per il Lcr era rispettato a giugno 2014 dai maggiori 15 istituti italiani inclusi dal Comitato di Basilea nel campione di osservazione per la convergenza verso le nuove regole. Bankitalia nella consultazione ha definito anche altre questioni tecniche sulla liquidità, in particolare sul trattamento preferenziale per le operazioni di trade finance e sulla deroga al cap sugli afflussi. Infine Via Nazionale ha chiarito le discrezionalità per il calcolo dei leverage ratio, il rapporto tra capitale e asset totali (non ponderati). Il regolamento Ue (Crr), già entrato in vigore dal primo gennaio 2015, non introduce vincoli obbligatori, ma regole di comunicazione e trasparenza. Su questo fronte Bankitalia ha riconosciuto un trattamento di favore per le esposizioni verso soggetti italiani che fanno parte dello stesso gruppo, mentre non ha escluso dal calcolo del leverage ratio alcune esposizioni verso organismi del settore pubblico (i casi individuati non sono stati considerati rilevanti). Anche i dati sulla leva dei maggiori istituti sono rassicuranti. Per le 15 maggiori banche italiane, il leverage ratio calcolato secondo le definizioni di Basilea 3 era in media pari al 5% al 30 giugno 2014, un valore significativamente superiore al minimo regolamentare che dovrebbe entrare in vigore nel 2018 (3%), e superiore a quello che si registra nei principali Paesi dell’area euro. A livello europeo e mondiale, le banche sono più in ritardo sui requisiti di liquidità di Basilea 3 che su quelli di capitale, secondo quanto emerso nelle recenti rilevazioni del Comitato di Basilea e dell’Eba. In particolare 134 banche europee hanno mostrato un deficit di asset liquidi per 115 miliardi per arrivare a un Lcr del 100% (quasi integralmente dovuto ai gruppi maggiori, come si vede dalla tabella in pagina), mentre il fabbisogno relativo all’altro indicatore di liquidità di lungo termine (Nsfr, net stable funding ratio) è risultato di 324 miliardi. Per quanto riguarda il capitale, il deficit è invece risultato pari a 2,8 miliardi per gli istituti maggiori in Europa.
Autore: Francesco Ninfole
Fonte:
Milano Finanza
Banca d’Italia vara le regole nazionali che saranno applicate dagli istituti di credito su liquidità e leva. Le norme definite dai regolamenti europei (sulla base degli standard di Basilea 3) consentono alle autorità nazionali alcune opzioni. In particolare era possibile per Bankitalia introdurre nuovi requisiti di liquidità o accelerare i tempi di introduzione dell’indicatore chiamato Liquidity coverage ratio (Lcr). Nessuna di queste possibilità è stata prevista nel documento messo in consultazione da Banca d’Italia. Di conseguenza le banche non dovranno adeguarsi a normative più stringenti, ma seguire il percorso base definito a livello Ue, che partirà in modo graduale a partire dal primo ottobre di quest’anno. Il Lcr è un indicatore che misura la capaci- tà delle banche di resistere a uno shock di liquidità di 30 giorni. Il requisito è stato introdotto per evitare che una banca, per quanto ben capitalizzata, possa fallire per ragioni di liquidità, come accaduto durante la crisi finanziaria. In termini tecnici il Lcr è un rapporto tra le attività liquide di elevata qualità e i deflussi di cassa netti nei 30 giorni: il ratio così calcolato deve essere superiore al 60% nel 2015, al 70% nel 2016, all’80% nel 2017 e infine al 100% nel 2018 (le regole Ue anticipano di un anno il requisito del 100% previsto da Basilea 3 nel 2019, anche se la Commissione Ue ha la facoltà di rinviare l’inizio).
Le banche italiane non avranno una stretta ulteriore sulla tempistica. Inoltre Bankitalia sta valutando la possibilità di concedere a certe condizioni una deroga al rispetto del requisito di liquidità su base individuale (non su base consolidata).
«In questa fase un ulteriore inasprimento dei requisiti di capitale e di liquidità per le banche rischierebbe di frenare l’offerta di credito, allontanando la ripresa economica», ha osservato nei giorni scorsi Fabio Panetta, vice direttore generale di Bankitalia. «Il passaggio a un nuovo equilibrio caratterizzato da banche dotate di più capitale e più liquidità va attuato con gradualità e lungimiranza, valutando con attenzione i rischi di un aggiustamento repentino». Le regole sulla liquidità saranno valide per le banche, mentre le imprese di investimento saranno soggette soltanto a obblighi segnaletici. Secondo gli ultimi dati disponibili, il requisito del 60% per il Lcr era rispettato a giugno 2014 dai maggiori 15 istituti italiani inclusi dal Comitato di Basilea nel campione di osservazione per la convergenza verso le nuove regole. Bankitalia nella consultazione ha definito anche altre questioni tecniche sulla liquidità, in particolare sul trattamento preferenziale per le operazioni di trade finance e sulla deroga al cap sugli afflussi. Infine Via Nazionale ha chiarito le discrezionalità per il calcolo dei leverage ratio, il rapporto tra capitale e asset totali (non ponderati). Il regolamento Ue (Crr), già entrato in vigore dal primo gennaio 2015, non introduce vincoli obbligatori, ma regole di comunicazione e trasparenza. Su questo fronte Bankitalia ha riconosciuto un trattamento di favore per le esposizioni verso soggetti italiani che fanno parte dello stesso gruppo, mentre non ha escluso dal calcolo del leverage ratio alcune esposizioni verso organismi del settore pubblico (i casi individuati non sono stati considerati rilevanti). Anche i dati sulla leva dei maggiori istituti sono rassicuranti. Per le 15 maggiori banche italiane, il leverage ratio calcolato secondo le definizioni di Basilea 3 era in media pari al 5% al 30 giugno 2014, un valore significativamente superiore al minimo regolamentare che dovrebbe entrare in vigore nel 2018 (3%), e superiore a quello che si registra nei principali Paesi dell’area euro. A livello europeo e mondiale, le banche sono più in ritardo sui requisiti di liquidità di Basilea 3 che su quelli di capitale, secondo quanto emerso nelle recenti rilevazioni del Comitato di Basilea e dell’Eba. In particolare 134 banche europee hanno mostrato un deficit di asset liquidi per 115 miliardi per arrivare a un Lcr del 100% (quasi integralmente dovuto ai gruppi maggiori, come si vede dalla tabella in pagina), mentre il fabbisogno relativo all’altro indicatore di liquidità di lungo termine (Nsfr, net stable funding ratio) è risultato di 324 miliardi. Per quanto riguarda il capitale, il deficit è invece risultato pari a 2,8 miliardi per gli istituti maggiori in Europa.
Autore: Francesco Ninfole
Fonte:
Milano Finanza