Scelti per voi

Una zavorra i crediti deteriorati: 350 miliardi a fine 2015

I crediti deteriorati delle banche italiane sono attesi a 350 miliardi di euro a fine 2015 . “Per la fine del 2015 ci aspettiamo 350 miliardi di crediti deteriorati”, ha previsto il direttore generale di Unicredit, Roberto Nicastro, in un’audizione al Senato. “Si tratta di 750.000 miliardi delle vecchie lire, è una cifra impressionante che assorbe moltissimo capitale”.

Secondo i dati del Fondo monetario internazionale, le banche italiane hanno circa 330 miliardi di crediti anomali, ossia prestiti che saranno rimborsati in ritardo o per nulla. Questa cifra, che corrisponde a circa un quinto del pil italiano, è triplicata dal 2007. Per circa 180 miliardi si tratta di sofferenze, cioè di crediti che hanno minori chance di essere ripagati.

Ci sono enormi depositi delle famiglie italiane per finanziare queste posizioni e questo rappresenta una “zavorra pesantissima” per lo sviluppo e la crescita. Nicastro ha spiegato che il livello dei crediti incagliati è così alto per due cause: la crisi economica, che in Italia è più profonda dell’eurozona, e perché i tempi di recupero dello smobilizzo di queste masse sono molto dilazionati rispetto agli altri Paesi dell’Unione europea.

Per questo è necessario intervenire con una riforma delle procedure che, a costo zero, migliori i tempi e l’efficacia nel recupero dei crediti problematici. Infatti in media dura 7 anni una procedura fallimentare e 3 anni l’escussione di una garanzia immobiliare, al contempo i tassi di recupero bassi rendono estremamente incerto il valore attuale dei 350 miliardi di euro di crediti problematici.

C’è poi una grande difficoltà a far incontrare domanda e offerta nel mercato dei crediti problematici. In particolare, ha osservato Nicastro, si pone il problema del “pricing  gap”, in cui il prezzo di acquisto proposto dai grandi investitori interessati risulta essere troppo basso ai valori di carico iscritti nei bilanci delle banche. Su 350 miliardi di euro potenzialmente offerti ne sono stati venduti meno di 10 miliardi e a prezzi bassissimi.

Urge, quindi, una riforma delle procedure che darebbe grandi benefici per l’economia reale in un momento in cui si sta assistendo a segnali di ripresa dell’economia “per cui i benefici collegati alla liberazione di capitale e la corrispondente capacità di liberare capitale e incrementare i finanziamenti alle imprese e famiglie sarebbero, in questa fase, esponenziali”, ha dichiarato ancora Nicastro convinto che sia necessario trovare il giusto punto di equilibrio tra l’esigenza di stabilità del sistema bancario e di crescita: “spetta ai governi europei trovare il giusto equilibrio tra le due esigenze perché puntare solo sulla stabilità deprime la crescita”.

Il governo italiano sta studiando da settimane la possibilità di creare una società munita di garanzie statali alla quale trasferire i crediti deteriorati, la cosiddetta bad bank. Della nuova società sarebbero azionisti le stesse banche o altri investitori privati. Non tutte le banche, però. Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno già detto di non essere interessate al progetto.

“Per risolvere il problema delle sofferenze bancarie abbiamo creato una struttura interna, quindi come Unicredit l’abbiamo fatta in casa nostra e non abbiamo interesse a una bad bank di sistema, ha ribadito Nicastro, precisando che una bad bank per le banche medio-piccole “va nella giusta direzione”. Il governo deterrebbe al massimo una piccola partecipazione della nuova società che inizierebbe con un capitale di 3 miliardi di euro e potrebbe arrivare a comprare circa 50 miliardi di sofferenze.


Autore: Francesca Gerosa
Fonte:

Milano Finanza

Credit Village è oggi il punto di incontro e riferimento - attraverso le sue tre aree, web, editoria, eventi - di professionisti, manager, imprenditori e operatori della gestione del credito. Nasce nel 2002 con l’intento di diffondere anche in Italia, così come avveniva nel mondo anglosassone, la cultura del Credit e Collection Management.