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Equitalia, rate non pagate per oltre 26 miliardi

Sulla carta vale una manovra finanziaria. La seconda chance di pagare a rate i debiti con Equitalia mette nel mirino un importo che oscilla tra i 26 e i 30 miliardi di euro. A tanto ammonta la stima delle “mensilità” non pagate all’agente pubblico della riscossione per gli italiani che avevano pattuito un piano di rateazione per diluire il proprio debito con Stato, Inps, Comuni e altri enti. Il bilancio finale di questa nuova “riapertura” per i cosiddetti “decaduti” potrebbe anche superare il risultato ottenuto al termine della precedente finestra aperta per rimettere in carreggiata chi era sceso in corsa dal treno della rateizzazione.

Alla fine dello scorso mese di luglio, avevano sfruttato l’opportunità di riprendere la rateazione circa 28mila contribuenti per un valore complessivo di 1,3 miliardi. In quell’occasione, però, il tempo disponibile era stato molto limitato perché tra entrata in vigore della norma e data ultima per presentare la domanda erano passati meno di 40 giorni. Ora la prospettiva (almeno temporale) è diversa Con la nuova chance introdotta dal Parlamento nella conversione del decreto Mille proroghe, approvato definitivamente giovedì scorso e in vigore da oggi con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della legge 27 febbraio 2015, n. u, di conversione del DI 192/2014, chi volesse rimettersi in rotta avrà a disposizione cinque mesi: da domani (primo giorno feriale utile) fino al prossimo 31 luglio.

 A spingere Parlamento e Governo verso una nuova procedura per “cercare di disincagliare” i crediti vantati da Equitalia è stato lo stesso monte complessivo dei debiti maturati dai contribuenti già targati come «cattivi pagatori»: tra i 26 e i 30 miliardi di euro. Alla cifra monstre è possibile arrivare attraverso una serie di considerazioni, anche se il dato ufficiale non è stato ancora reso noto e lo sarà nelle prossime settimane di marzo quando Equitalia presenterà al ministro dell’Economia e al Parlamento la relazione annuale sulla riscossione pubblica In primo luogo va considerato qua! era il potenziale della precedente finestra di ritorno alla rateazione: un’opportunità che era stata caldeggiata dagli stessi vertici di Equitalia in un’audizione parlamentare di un anno fa(si veda Il Sole 24 Ore del 21 marzo 2014) e poi era stata tradotta in legge nella conversione del decreto Irpef con gli 8o euro in busta paga. Secondo la stima dell’epoca, in ballo c’erano debiti su cui era possibile riattivare una rateazione per 20 miliardi di euro. Si faceva riferimento a chi era decaduto prima delle regole più favorevoli introdotte dal «decreto del fare» del 2013 che, tra l’altro, aveva esteso da due a otto le scadenze saltate per determinare la perdita del beneficio. Bene, a quella cifra si possono rientrati nelle dilazioni grazie alla precedente finestra (e si Nel frattempo, però, si è accumulato un’ulteriore quota di contribuenti in affanno o in difficoltà con i pagamenti Poco più di un debitore a rate su quattro è in ritardo (questo però non vuoi dire necessariamente che sia arrivato a saltare otto scadenze anche non consecutive). Tuttavia, proiettando la percentuale sulle rateazioni incorsoafine2Oi4(più di 28 miliardi come indicati nella cartina qui a destra e secondo i dati anticipati sull’account twitter @equitalia_it), arriviamo a stimare altri 7-8 miliardi di importi su cui la rateazione può essere riattivata, per un totale che porta quindi ai già citati 26-30 miliardi.

 La riammissione alla rateazione si può rivelare conveniente. In termini di adempimenti, trattandosi di fatto di una proroga della precedente versione, dovrebbero valere le stesse regole si riparte con una semplice domanda da presentare a Equitalia senza dover produrre la documentazione che provi le di difficoltà economiche, in quanto l’ammortamento verrà ricalcolato in base alle condizioni della prima rateazione. Per gli effetti, invece, la riammissione garantisce uno scudo da pignoramenti, espropriazioni ma anche da ipoteche e ganasce fiscali. Una difficoltà in più rispetto all’ultima volta riguarda i creditori della Pa per somme superiori a 1omila euro perché la dilazione non potrà riguardare le somme già segnalate a Equitalia per il mancato pagamento di una o più cartelle esattoriali. Occorre ricordare che la riammissione comporta condizioni più stringenti rispetto a una dilazione ex novo: massimo sei anni(mentre in casi di provata difficoltà si può arrivare addirittura a dieci anni) senza possibilità di proroga e con la prospettiva di poter saltare solo due scadenze e non otto, con il rischio di perdere il beneficio della dilazione


Autore: Marco Mobili, Giovanni Parente
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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