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Copertura crediti deteriorati troppo bassa, Bankitalia bacchetta le Bcc

Il capo della vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, ammonisce le le banche cooperative, non solo perché non hanno avuto la capacità di rinnovare il modello di attività e di diversificare i ricavi ma soprattutto perché la loro maggiore vulnerabilità è rappresentata dal marcato deterioramento della qualità dei prestiti.

Un avvertimento che arriva mentre il governo sta accelerando sul progetto per un intervento di sistema che affronti il problema dei crediti deteriorati delle banche italiane. Lo esaminerà nel consiglio dei ministri del 20 febbraio come ha annunciato oggi il premier, Matteo Renzi.

Per Barbagallo il deterioramento della qualità dei prestiti è colpa di due pesanti recessioni dell’economia, “ma anche di scelte gestionali e allocative rappresentative di un rapporto a volte non equilibrato con il territorio di insediamento”, ha osservato in un intervento a Bolzano. “Oltre a rappresentare un rischio per la stabilità, il basso livello di copertura condiziona la possibilità di realizzare operazioni di smobilizzo dei crediti deteriorati, liberando risorse per la crescita”.

L’incidenza dei crediti anomali sul totale dei prestiti è infatti salita dal 10% al 17,5% tra giugno 2011 e lo stesso mese del 2014, ha indicato Barbagallo. Inoltre negli ultimi mesi, il tasso di passaggio a sofferenza è aumentato per le Bcc dal 3,6% di dicembre 2013 al 3,9% e il tasso di copertura delle partite deteriorate è al 33,2%, ancora molto lontano dai valori delle altre banche (42,4% per il sistema nazionale, 48% per i gruppi bancari più grandi).

Negli ultimi due anni i conti delle banche locali sono stati sostenuti prevalentemente con i proventi derivanti dalla gestione dei portafogli di titoli di Stato. In pratica, le banche locali italiane e in particolare le Bcc si presentano all’avvio del nuovo sistema di vigilanza in Europa caratterizzate da “debolezze di natura sia strutturale sia congiunturale” e la capacità di risposta appare limitata anche a causa delle debolezze presenti negli assetti di governance.

Barbagallo ha rimarcato che Bankitalia da tempo segnala tali debolezze, in particolare “scarsa dialettica all’interno dei board e assenza di effettivi contrappesi alle figure apicali, presenza frequente di conflitti di interesse, carenze dei meccanismi di pianificazione, debolezze nell’assetto dei controlli interni”.

Sono ben diversi i modelli cooperativi europei, accomunati da un livello di integrazione notevolmente più elevato e l’appartenenza a più ampi gruppi d’imprese per Barbagallo non altera le connotazioni mutualistiche delle cooperative. Anzi, rafforzando “la coesione e la capacità di patrimonializzazione delle aderenti previene situazioni di vulnerabilità individuale e preserva il valore aziendale e la capacità del sistema bancario cooperativo di assolvere la propria funzione senza essere assorbito dal settore delle banche costituite in forma di società di capitali”.

Ben venga quindi il processo di integrazione tra le 376 banche di credito cooperativo italiane, “un obiettivo non più rinviabile”. Occorre però individuare soluzioni, a detta del capo della vigilanza di via Nazionale, che favoriscano un assetto del sistema meno frammentato e meglio strutturato, capace di superare gli svantaggi della piccola dimensione ma allo stesso tempo di preservare i valori della cooperazione e della prossimità con il territorio che da sempre costituiscono il punto di forza delle banche locali.


Autore: Francesca Gerosa
Fonte:

Milano Finanza

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