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Oggi la riforma delle popolari

A tarda serata Yoram Gutgeld e Graziano Delrio erano ancora riuniti a Palazzo Chigi per riscrivere la riforma delle banche popolari da inserire nel decreto legge pro-investimenti che il governo varerà oggi.

Matteo Renzi ha infatti non dato retta a  quanti, anche nel Pd, lo invitavano a non aggiungere ulteriori temi caldi a quelli già roventi di Quirinale e legge elettorale.

O perlomeno gli chiedevano di scegliere la via più lenta, limitandosi a varare un disegno di legge.

Non hanno fatto breccia neppure le obiezioni di chi sosteneva l’assenza dei requisiti di necessità e urgenza che giustifichino un decreto legge, né le proteste dal fronte prp status quo, che va dalle Acli ai sindacati dei bancari, coinvolgendo un pezzo dei cattolici Pd, più quasi tutto il centrodestra, a cominciare dal Segretario leghista Matteo Salvini, che si è detto pronto alle barricate (la Lega difende i suoi voti in Veneto ed è pronta a impugnare la bandiera di tre popolari importanti come Banco Popolare, Popolare Vicenza e Veneto Banca).

Renzi però, confortato anche dalle reazione dei mercati, che hanno salutato con grandi rialzi l’ipotesi di nuove aggregazioni tra le popolari per effetto della cancellazione del voto capitario, ha tagliato corto e ha affossato anche la mediazione di far scattare la riforma solo per le popolari quotate. Ieri notte si parlava di una soglia degli attivi al di sotto della quale il voto capitario sarebbe stato salvo (ma la cifra ipotizzata di 7-8 miliardi era considerata troppo basse in ambienti bancari). In ogni caso le misure ipotizzate dovrebbero spingere alla quotazione  un buon numero di popolari e favorire una maggiore capitalizzazione delle Bcc.

Nel provvedimento inoltre dovrebbero entrare anche le norme per una più semplice e veloce portabilità dei conti correnti.

Nessun dubbio invece sugli altri provvedimenti previsti dal decreto. Si va dai contratti-quadro per garantire l’invarianza del quadro legislativo ai grandi investitori (stranieri e non solo) che puntino sull’Italia alla creazione di una società per il soccorso alle aziende industriali sane ma in crisi, fino a una norme per permettere il finanziamento diretto delle grandi opere da parte degli investitori istituzionali.

Ma una delle novità più attese è probabilmente il potenziamento del Fondo Centrale di Garanzia, da tempo allo studio dell’esecutivo.

Secondo le bozze circolate in questi giorni, lo strumento dovrebbe essere reso più efficiente ed il raggio di azione più ampliato.

Le garanzie potrebbero essere concesse anche ad altri investitori finanziari, come le assicurazioni e gli oicr e soprattutto si prevede che il Fondo possa prestare garanzia a titoli derivanti da cartolarizzazione che abbiano per oggetto crediti nei confronti delle pmi.

“L’introduzione di tale estensione è volta altresì a garantire l’adeguamento dell’ordinamento italiano alle politiche in atto da parte della Bce e, in particolare, al cosiddetto Asset-Backed Securities Purchase Programme, che prevede l’acquisto delle cosiddette mezzanine tranches di titoli derivanti da cartolarizzazione, purché forniti di specifica garanzia”, si legge nella relazione illustrativa del decreto.

Ancora, tra le altre misure c’è la ventilata costituzione di un Albo unico dei promotori finanziari, agevolazioni fiscali per i fondi di credito esteri (in Paesi in white list), trattamento agevolato per i cosiddetti social bond e nascita degli industrial devolpment bond emessi da reti d’imprese.


Autore: Mauro Romano
Fonte:

Milano Finanza

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