Si torna a discutere di bad bank in Italia. Ne parlerà perfino il Consiglio dei ministri martedì 20 gennaio, per approvare un decreto che sdogani la ripulitura dei libri creditizi domestici.
Tema annoso che andava affrontato anni fa e per miopia politica-pari almeno alla cronica mancanza di fondi-è stato costantemente rinviato. Con effetti, ormai pubblici, di un settore bancario gravato da 180 miliardi di sofferenze (+21% in un anno) e timido nel sostenere le imprese. Mentre lurgenza cresce, però, lo fanno anche il debito pubblico e i vincoli di bilancio. Anche per questo lipotesi a cui lavora Palazzo Chigi non è di una vera bad bank. Per fare quella-vedi Usa, Irlanda, Spagna-servono centinaia di milardi, da iniettare nelle banche da nazionalizzare e risanare. Il meccanismo ideato da alcuni tecnici delle istituzioni (guidati da Franco Bassanini, Presidente della Cdp) prevede di cartolarizzare crediti bancari in bonis, a rating tra BB e CC, e cederli alla Bce a sconto, concedendo garanzie del Tesoro per le tranche più rischiose.
Via XX Settembre verserebbe 8 miliardi in garanzie-tanto non rientrano nel debito- con ruschi di perderle se salta leuro. Si può obiettare che lipotesi è limitata, riguardando 50 miliardi di crediti. Si può poi obiettare che sottende aiuti alle banche italiane, focalizzate sui crediti e perciò penalizzate dalle norme di Basilea (che valutano più benignamente le cartolarizzazioni che non i crediti su cui si basano). Il rischio di trasferire benefici dal pubblico a soci e obbligazionisti bancari in teoria cè. E lopposizione M5S si prepara alla guerra in Parlamento, lette le missive che Giuseppe Bivona, ex operatore di grandi banche e ora advisor di investitori con Bleubell, ha inviato a tutte le autorità. Si rischia di trasformare il Tesoro in un grande operatore di derivati creditizi, con indubbi vantaggi per i soci delle banche a tutto discapito dei contribuenti italiani ed europei.
Bivona preferirebbe vedere risolti i problemi delle banche con il bail in, che azzera capitale e bond prima di chiedere soldi pubblici; e suggerisce di nazionalizzare le più malmesse. Come Mps, da anni esposta ai suoi strali.
Autore: Andrea Greco
Fonte:
Repubblica
Si torna a discutere di bad bank in Italia. Ne parlerà perfino il Consiglio dei ministri martedì 20 gennaio, per approvare un decreto che sdogani la ripulitura dei libri creditizi domestici.
Tema annoso che andava affrontato anni fa e per miopia politica-pari almeno alla cronica mancanza di fondi-è stato costantemente rinviato. Con effetti, ormai pubblici, di un settore bancario gravato da 180 miliardi di sofferenze (+21% in un anno) e timido nel sostenere le imprese. Mentre lurgenza cresce, però, lo fanno anche il debito pubblico e i vincoli di bilancio. Anche per questo lipotesi a cui lavora Palazzo Chigi non è di una vera bad bank. Per fare quella-vedi Usa, Irlanda, Spagna-servono centinaia di milardi, da iniettare nelle banche da nazionalizzare e risanare. Il meccanismo ideato da alcuni tecnici delle istituzioni (guidati da Franco Bassanini, Presidente della Cdp) prevede di cartolarizzare crediti bancari in bonis, a rating tra BB e CC, e cederli alla Bce a sconto, concedendo garanzie del Tesoro per le tranche più rischiose.
Via XX Settembre verserebbe 8 miliardi in garanzie-tanto non rientrano nel debito- con ruschi di perderle se salta leuro. Si può obiettare che lipotesi è limitata, riguardando 50 miliardi di crediti. Si può poi obiettare che sottende aiuti alle banche italiane, focalizzate sui crediti e perciò penalizzate dalle norme di Basilea (che valutano più benignamente le cartolarizzazioni che non i crediti su cui si basano). Il rischio di trasferire benefici dal pubblico a soci e obbligazionisti bancari in teoria cè. E lopposizione M5S si prepara alla guerra in Parlamento, lette le missive che Giuseppe Bivona, ex operatore di grandi banche e ora advisor di investitori con Bleubell, ha inviato a tutte le autorità. Si rischia di trasformare il Tesoro in un grande operatore di derivati creditizi, con indubbi vantaggi per i soci delle banche a tutto discapito dei contribuenti italiani ed europei.
Bivona preferirebbe vedere risolti i problemi delle banche con il bail in, che azzera capitale e bond prima di chiedere soldi pubblici; e suggerisce di nazionalizzare le più malmesse. Come Mps, da anni esposta ai suoi strali.
Autore: Andrea Greco
Fonte:
Repubblica