Umori positivi sullItalia da parte degli investitori internazionali. Ieri si è tenuta a Milano la prima delle due giornate della Financial Conference organizzata da Ubs. Lappuntamento riservato ha messo di fronte – in una serie di incontri one-to-one e allargati – i manager dei principali gruppi bancari italiani con circa 150 tra i maggiori investitori internazionali, come anticipato dal Sole 24 Ore.
Molte le domande da parte dei rappresentanti dei fondi di investimento, tutti interessati in particolare a capire le prospettive degli istituti italiani alla luce dellatteso Qe della Bce. Al meeting hanno preso parte tra gli altri la.d di Mediobanca Alberto Nagel, di Unicredit Federico Ghizzoni e di Mediolanum Massimo Doris. Oggi invece sarà il turno di Ennio Doris e Victor Massiah, consigliere delegato di Ubi, ma anche dei top manager di Banco Popolare e Unipol.
Lappuntamento è stata però anche loccasione per i manager bancari per fare il punto dopo linvio delle lettere della Bce contenente ratio patrimoniali diversi per ogni istituti e aggiornati alla luce delle richieste di maggiori accantonamenti emersi dopo lAqr. «Dalla Bce abbiamo avuto lindicazione che il nostro capitale é sufficiente», ha detto lamministratore delegato di UniCredit, Federico Ghizzoni. In particolare, a proposito della soglia minima di Cet 1 ratio (Common equity tier 1), indicata per UniCredit, Ghizzoni ha sottolineato che «é sotto il nostro livello di capitale», quindi «siamo tranquilli», ha concluso il manager.
Ghizzoni ha precisato inoltre che non ci sono «ancora» tempi precisi per la firma dellaccordo definitivo tra il gruppo e Santander per la partnership su Pioneer. Mentre sono invece «molto avanti» le discussioni per la vendita di Uccmb, la banca che gestisce i crediti non performanti di Unicredit, alla cordata composta da Prelios e Fortress: «Siamo molto avanti, spero si chiuda nel breve», ha detto Ghizzoni. «Cé un approccio positivo su entrambi i temi».
Unicredit tornerà a riunire il CdA la prossima settimana, il 20 gennaio, e sul tavolo, ha spiegato Ghizzoni, ci sarà il budget 2015 «come sempre al primo CdA dellanno».
A esprimere serenità sul tema del livello patrimoniale è stato anche lamministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel. «Noi siamo sempre tranquilli, anche in relazione alla lettera della Bce», ha detto il manager, che però non ha dato dettagli numerici.
Tra i temi sul tavolo degli incontri di ieri e oggi cera quello dei potenziali effetti del Qe sulle banche (date le ampie dimensioni del portafoglio dei titoli di Stato delle banche e il potenziale indebolimento ulteriore delleuro), ma anche quello del consolidamento del comparto bancario. Per molti investitori leventuale partenza di un risiko nel settore potrebbe aumentare sensibilmente la redditività delle popolari, portandola fino al 9% dallattuale 3% medio, secondo una ricerca diffusa dalla banca daffari elvetica. Il settore bancario italiano del resto è il secondo più frammentato dEuropa dopo la Germania. Sulla carta, dunque, il rischio di possibili sovrapposizioni – e di veti da parte dellAntitrust – in caso di fusioni dovrebbe facilitare un processo di aggregazione.
Fonte:
Il Sole 24 Ore
Umori positivi sullItalia da parte degli investitori internazionali. Ieri si è tenuta a Milano la prima delle due giornate della Financial Conference organizzata da Ubs. Lappuntamento riservato ha messo di fronte – in una serie di incontri one-to-one e allargati – i manager dei principali gruppi bancari italiani con circa 150 tra i maggiori investitori internazionali, come anticipato dal Sole 24 Ore.
Molte le domande da parte dei rappresentanti dei fondi di investimento, tutti interessati in particolare a capire le prospettive degli istituti italiani alla luce dellatteso Qe della Bce. Al meeting hanno preso parte tra gli altri la.d di Mediobanca Alberto Nagel, di Unicredit Federico Ghizzoni e di Mediolanum Massimo Doris. Oggi invece sarà il turno di Ennio Doris e Victor Massiah, consigliere delegato di Ubi, ma anche dei top manager di Banco Popolare e Unipol.
Lappuntamento è stata però anche loccasione per i manager bancari per fare il punto dopo linvio delle lettere della Bce contenente ratio patrimoniali diversi per ogni istituti e aggiornati alla luce delle richieste di maggiori accantonamenti emersi dopo lAqr. «Dalla Bce abbiamo avuto lindicazione che il nostro capitale é sufficiente», ha detto lamministratore delegato di UniCredit, Federico Ghizzoni. In particolare, a proposito della soglia minima di Cet 1 ratio (Common equity tier 1), indicata per UniCredit, Ghizzoni ha sottolineato che «é sotto il nostro livello di capitale», quindi «siamo tranquilli», ha concluso il manager.
Ghizzoni ha precisato inoltre che non ci sono «ancora» tempi precisi per la firma dellaccordo definitivo tra il gruppo e Santander per la partnership su Pioneer. Mentre sono invece «molto avanti» le discussioni per la vendita di Uccmb, la banca che gestisce i crediti non performanti di Unicredit, alla cordata composta da Prelios e Fortress: «Siamo molto avanti, spero si chiuda nel breve», ha detto Ghizzoni. «Cé un approccio positivo su entrambi i temi».
Unicredit tornerà a riunire il CdA la prossima settimana, il 20 gennaio, e sul tavolo, ha spiegato Ghizzoni, ci sarà il budget 2015 «come sempre al primo CdA dellanno».
A esprimere serenità sul tema del livello patrimoniale è stato anche lamministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel. «Noi siamo sempre tranquilli, anche in relazione alla lettera della Bce», ha detto il manager, che però non ha dato dettagli numerici.
Tra i temi sul tavolo degli incontri di ieri e oggi cera quello dei potenziali effetti del Qe sulle banche (date le ampie dimensioni del portafoglio dei titoli di Stato delle banche e il potenziale indebolimento ulteriore delleuro), ma anche quello del consolidamento del comparto bancario. Per molti investitori leventuale partenza di un risiko nel settore potrebbe aumentare sensibilmente la redditività delle popolari, portandola fino al 9% dallattuale 3% medio, secondo una ricerca diffusa dalla banca daffari elvetica. Il settore bancario italiano del resto è il secondo più frammentato dEuropa dopo la Germania. Sulla carta, dunque, il rischio di possibili sovrapposizioni – e di veti da parte dellAntitrust – in caso di fusioni dovrebbe facilitare un processo di aggregazione.
Fonte:
Il Sole 24 Ore