Di certo cè che banche, advisor e consulenti vicini a Palazzo Chigi starebbero lavorando a ritmi serrati su una soluzione di sistema del problema dei crediti deteriorati.
La notizia riportata venerdì da milanofinanza.it e sabato da MF e rilanciata nel fine settimana da diversi mezzi di informazione continua a tenere banco in ambienti finanziari e potrebbe dar luogo ad interessanti sviluppi nelle prossime settimane.
Al momento le ipotesi operative sembrerebbero più di una, con differenze abbastanza spiccate tra i diversi progetti.
Laspetto comune sarebbe comunque la possibilità di apporre una garanzia statale alle cartolarizzazioni dei crediti problematici (dunque non solo sofferenze) compiute dalle banche.
Questa procedura ridurrebbe la forbice tra il valore di bilancio ed il prezzo di cessione , attenuando così in maniera significativa le minusvalenze.
Oggi infatti il mercato italiano dei non performing loan è paralizzato proprio dalla discrepanza tra questi valori, che rende assai sconveniente per gli istituti liberarsi dalla zavorra.
I pacchetti di crediti rischiano infatti di essere svalutati fino al 70-80% del valore nominale con imoatti dolorosi su conti economici.
Ciò che preoccupa le banche in questa fase può contribuire a frenare lerogazione di credito non sono le sofferenze in quanto tali, ma le possibili perdite sulle sofferenze, spiega Andrea Resti, docente di Economia degli intermediari finanziari allUniversità Bocconi e Vicepresidente del Banking stakeholder group dellEba.
La cessione non evita tali perdite, se i prezzi di vendita sono eccessivamente lontani dai valori di bilancio: addirittura anticipa la minusvalenza e la rende irreversibile.
Il problema potrebbe essere risolto solo se lo Stato si accollasse in qualche modo una parte delle perdite spiega Resti.
Se insomma il meccanismo della garanzia statale sembra ormai un punto fermo del progetto, su altri dettagli ci sono ancora diversità di vedute.
Per quanto riguarda lacquirente, vi è lipotesi che i pacchetti di npl cartolarizzati possano finire alla Bce attraverso il programma di acquisti di Abs annunciato da Francoforte.
Si tratterebbe però di una procedura abbastanza complicata, alla quale potrebbe essere preferibile una soluzione più di mercato, ossia la cessione degli stock a operatori specializzati come fondi ed investitori internazionali.
Al momento insomma sarebbero ancora aperte diverse strade ed il progetto si definirà meglio solo nelle prossime settimane.
Che ne pensano gli esperti? Per Resti lassenza di elezioni politiche a breve potrebbe essere daiuto. Va detto peraltro che lo Stato potrebbe assumere non solo il downside risk ma anche lupside. E già accaduto per i Tremonti bond, con unoperazione che alla fine si è rivelata conveniente per le finanze pubbliche., conclude Resti.
Resta invece scettico Roberto Ruonzi, professore emerito dellUniversità Bocconi: Bisognerebbe dimostrare a Bruxelles che non si tratta di un aiuto di Stato e, in aggiunta risulterebbe complicato gestire sul piano tecnico uno strumento come la garanzia.
Bisognerebbe esaminare ogni singola esposizione per determinare il livello di rischiosità e questo sarebbe assai complesso, conclude Ruonzi.
Nemmeno a dirlo i maggiori consensi sono stati registrati invece tra i banchieri, da tempo in attesa di una soluzione di sistema che riduca lassorbimento di capitale degli npl e porti ossigeno prezioso ai conti economici.
Autore: Luca Gualtieri
Fonte:
Milano Finanza
Di certo cè che banche, advisor e consulenti vicini a Palazzo Chigi starebbero lavorando a ritmi serrati su una soluzione di sistema del problema dei crediti deteriorati.
La notizia riportata venerdì da milanofinanza.it e sabato da MF e rilanciata nel fine settimana da diversi mezzi di informazione continua a tenere banco in ambienti finanziari e potrebbe dar luogo ad interessanti sviluppi nelle prossime settimane.
Al momento le ipotesi operative sembrerebbero più di una, con differenze abbastanza spiccate tra i diversi progetti.
Laspetto comune sarebbe comunque la possibilità di apporre una garanzia statale alle cartolarizzazioni dei crediti problematici (dunque non solo sofferenze) compiute dalle banche.
Questa procedura ridurrebbe la forbice tra il valore di bilancio ed il prezzo di cessione , attenuando così in maniera significativa le minusvalenze.
Oggi infatti il mercato italiano dei non performing loan è paralizzato proprio dalla discrepanza tra questi valori, che rende assai sconveniente per gli istituti liberarsi dalla zavorra.
I pacchetti di crediti rischiano infatti di essere svalutati fino al 70-80% del valore nominale con imoatti dolorosi su conti economici.
Ciò che preoccupa le banche in questa fase può contribuire a frenare lerogazione di credito non sono le sofferenze in quanto tali, ma le possibili perdite sulle sofferenze, spiega Andrea Resti, docente di Economia degli intermediari finanziari allUniversità Bocconi e Vicepresidente del Banking stakeholder group dellEba.
La cessione non evita tali perdite, se i prezzi di vendita sono eccessivamente lontani dai valori di bilancio: addirittura anticipa la minusvalenza e la rende irreversibile.
Il problema potrebbe essere risolto solo se lo Stato si accollasse in qualche modo una parte delle perdite spiega Resti.
Se insomma il meccanismo della garanzia statale sembra ormai un punto fermo del progetto, su altri dettagli ci sono ancora diversità di vedute.
Per quanto riguarda lacquirente, vi è lipotesi che i pacchetti di npl cartolarizzati possano finire alla Bce attraverso il programma di acquisti di Abs annunciato da Francoforte.
Si tratterebbe però di una procedura abbastanza complicata, alla quale potrebbe essere preferibile una soluzione più di mercato, ossia la cessione degli stock a operatori specializzati come fondi ed investitori internazionali.
Al momento insomma sarebbero ancora aperte diverse strade ed il progetto si definirà meglio solo nelle prossime settimane.
Che ne pensano gli esperti? Per Resti lassenza di elezioni politiche a breve potrebbe essere daiuto. Va detto peraltro che lo Stato potrebbe assumere non solo il downside risk ma anche lupside. E già accaduto per i Tremonti bond, con unoperazione che alla fine si è rivelata conveniente per le finanze pubbliche., conclude Resti.
Resta invece scettico Roberto Ruonzi, professore emerito dellUniversità Bocconi: Bisognerebbe dimostrare a Bruxelles che non si tratta di un aiuto di Stato e, in aggiunta risulterebbe complicato gestire sul piano tecnico uno strumento come la garanzia.
Bisognerebbe esaminare ogni singola esposizione per determinare il livello di rischiosità e questo sarebbe assai complesso, conclude Ruonzi.
Nemmeno a dirlo i maggiori consensi sono stati registrati invece tra i banchieri, da tempo in attesa di una soluzione di sistema che riduca lassorbimento di capitale degli npl e porti ossigeno prezioso ai conti economici.
Autore: Luca Gualtieri
Fonte:
Milano Finanza