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Piano Ance per le sofferenze

Gli asset immobiliari in sofferenza delle banche potrebbero essere conferiti in un fondo partecipato della Cassa depositi e prestiti per essere poi destinati all’housing sociale.

Lo prevede un progetto messo a punto da Ance e attualmente all’esame del governo ma anche di Abi, Anci, Alleanza cooperative e dalla stessa Cdp.

Un’ipotesi di soluzione per gestire il problema dei non performing loans immobiliari che, alla luce dei risultati di stress test e asser quality review, in Italia, vale almeno 40-50 miliardi di euro.

I casi di studio elaborati da Ance per illustrare la proposta riguardano un complesso immobiliare adiacente il Polo Universitario di Sesto Fiorentino e il futuro dell’ex caserma Lupi di Toscana, alle porte di Firenze, come anticipato ieri da Toscana24.

Il problema delle sofferenze bancarie garantite da asset immobiliari sta mettendo a dura prova i bilanci delle banche italiane: sofferenze e incagli (che in Italia valgono complessivamente circa 170 miliardi di euro) sono garantiti da asset immobiliari nel 40% dei casi. Le banche finora se li sono tenuti stretti, senza svalutarli e non farli pesare così sugli indici di bilancio. Ma a test europei avvenuti e con gli operatori internazionali alla finestra che puntano il boccone, la gestione attiva dei distressed asset è divenuta tema caldissimo all’ordine del giorno.

L’ipotesi prevede “la creazione di un fondo specifico per ogni istituto bancario aderente al programma-dice una fonte a diretta conoscenza del progetto-.

Ogni banca potrebbe coinvolgere la Cdp per individuare gli asset potenzialmente apportabili al fondo e valutarli. Poi Cdp formulerebbe un’offerta all’istituto di credito e all’impresa costruttrice, oppure alla curatela nel caso di procedure giudiziarie.

Una volta apportati gli immobili al fondo, l’impresa e la banca participerebbero con il 15-20% delle risorse necessarie, ragionevolmente sotto forma di equity”.

In pratica se un Npl con sottostante immobiliare ha un valore storico di 100mila euro, si può immaginare che venga apportato al fondo per 50mila euro che Cdp versa in contanti alla banca (o all’impresa o alla curatela, a seconda del caso).

Apportato il bene, l’impresa e la banca versano 10 mila euro al fondo o come debito o in cambio di quote del fondo. In questo modo la banca e l’impresa incassano  40 mila euro in contanti, 10 mila come quote del fondo. La banca libera il bilancio dalle sofferenze e l’impresa può avere opportunità di lavoro quando vengono apportati immobili da ultimare. Gli immobili verrebbero così sottratti allo stallo, completati e valorizzati, per essere destinati ad operazioni di housing sociale.


Autore: Silvia Ognibene
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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