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Siamo tutti debitori? Forse, ma non è solo colpa della crisi

Milioni di italiani si confrontano con la realtà del debito, che mina non solo la solidità patrimoniale ma anche quella familiare. Davvero è impossibile vivere con un buon tenore di vita, far studiare i figli e godere anche della casa di proprietà, senza indebitarsi? Forse no, ma ai problemi congiunturali dell’economia, a cui è difficile sottrarsi, si associano attitudini sbagliate, come la perseveranza di vecchi modelli di consumo e investimento, l’incapacità di adattarsi ai cambiamenti e la tendenza a rimanere nell’ignoranza, anche delle più basilari regole della cultura creditizia e finanziaria. Uno scenario che Gianpaolo Luzzi, super esperto del recupero credito, titolare dello Studio Luzzi&Associati, e saggista ha descritto nel suo libro Siamo tutti debitori. Come proteggere la nostra famiglia dai debiti e vivere economicamente sereni, uscito per Elliot nel 2009. Un saggio pieno di argomentazioni, aneddotti e consigli per affrontare il difficile processo della gestione del “passivo” familiare. Yahoo!Finanza lo ha intervistato.

”Siamo tutti debitori” è il titolo del suo saggio: una consapevolezza quasi antropologica. Ma il debito è davvero una realtà inestirpabile dalla vita del cittadino comune?

Direi proprio di si, se pensa che già nelle XII Tavole del diritto romano, qualche secolo prima di Cristo, si regolamentava il debito e veniva previsto, per chi non riusciva ad adempiere, che diventasse di proprietà del creditore.In realtà il debito in se stesso non è negativo. Anzi, spesso è con il debito che si possono realizzare progetti e migliorare la qualità della propria vita. Le aziende, ad esempio, difficilmente crescono senza indebitarsi. Del resto vediamo in questi anni come il credit crunch abbia contribuito, e contribuisca tutt’ora, ad aggravare la crisi economica.Il debito diventa un problema se e quando se ne abusa o lo si utilizza senza una strategia.

Perché è labile il confine che separa una situazione di benessere economico da una di indebitamento?

Indebitamento e benessere economico non sono antitetici. E’ il sovraindebitamento il nemico, e vi si cade tutte le volte in cui non si è più in grado di far fronte ai propri impegni, vuoi per un’errata valutazione iniziale degli stessi, vuoi per il sorgere di un imprevisto più o meno drammatico. Ma alla base, quasi sempre,c’è una mancata o errata programmazione delle proprie capacità economiche.

Per ovviare, scrive che bisognerebbe “munirsi di cultura creditizia e finanziaria”. Quali sono i “fondamentali” di questa cultura?

Nelle scuole e in famiglia non insegnano nulla riguardo l’atteggiamento verso il denaro se non che “il denaro è sporco”, che è “lo sterco del diavolo”, che non è politicamente corretto educare i figli a fare soldi – onestamente – nella loro vita, in quanto l’idea di lavorare per il denaro è un valore negativo.
Il risultato finale è che quando ci troviamo del denaro tra le mani, poco o molto che sia, facciamo di tutto per “gettarlo”. E chi ne produce poco, spesso si indebita per essere in grado di buttarne via di più.
Eppure basterebbe veramente poco. I nostri nonni lo facevano, ed infatti sono riusciti ad uscire fuori da due guerre. Tenere il conto delle spese correnti, non fare il passo più lungo della gamba e decidere di indebitarsi solo quando questo diventa funzionale a una propria strategia.

Argomenta che in Italia chi è debitore lo resta sempre; non essendo previste nell’ordinamento misure idonee all’esdebitazione dell’indebitato. Quali misure potrebbero allora essere prese per cambiare corso a questa realtà?

È stata varata una legge recentemente (n. 221 del 17/12/2012) che prevede l’esdebitazione, ma riduce la casistica a così pochi casi, che praticamente in circa un anno di vita non è stata mai applicata. Nel mondo anglosassone, ma anche nell’ordinamento francese, è invece previsto anche per il cittadino comune ciò che accade per le aziende, ossia che si possa fallire e chiudere, una volta e per tutte, le proprie pendenze. Per poi, eventualmente, ripartire da zero. Da noi no. Un debito si prescrive in 10 anni, ma basta una raccomandata 1 giorno prima della scadenza della prescrizione per ripartire per altri 10 e così via. Nel frattempo, grazie a una giustizia lenta e farraginosa, il creditore non viene soddisfatto. In sostanza l’ordinamento incoraggia il debitore a diventare un “furbetto” ed attrezzarsi per non essere più aggredito dai creditori. Ma a quel punto si è creato un essere pericoloso che spesso va in giro a fare danni seri. Risultato finale? Creditori insoddisfatti e debitori cronici che restano ai margini della società produttiva.

Quali sono i fattori culturali, nel modo di vivere italiano, che favoriscono il debito nelle famiglie?

Da noi sembra che se non si possiede la propria abitazione non si sia persone realizzate. Una coppia di ragazzi che si sposa, impegna tutti i propri (pochi) risparmi e quelli dei genitori per dare l’acconto per l’acquisto della casa e poi restano incatenati alla rata del mutuo per il resto della vita. Basta il verificarsi di imprevisti, perfettamente prevedibili, quali una spesa condominiale straordinaria per il rifacimento della facciata o una iper tassazione nazionale o comunale, che in Italia non mancano mai essendo la casa particolarmente presa di mira, che i conti sballano e si entra in crisi. Nel resto del mondo la proprietà dell’abitazione non è altrettanto diffusa: siamo noi gli unici furbi e tutti gli altri sbagliano? Ma non solo, abbiamo una mentalità poco avvezza a prevedere il verificarsi di eventi e maggiormente tesa a vivere la giornata. Si è persa la sana abitudine di risparmiare. Sia per le tasse sempre più alte e sempre più soffocanti, ma anche per la tendenza a considerare la situazione corrente come immutabile: “ho un lavoro, mia moglie pure, il posto fisso è sicuro, che problema c’è a spendere tutto ciò che guadagno?”. D’altra parte quando le cose vanno male, si resta bloccati nel cercare le soluzioni convenzionali, il lavoro che si è sempre fatto, il “posto sicuro” vicino a casa propria, e ovviamente si resta sospesi in questo limbo, che presto si trasforma in purgatorio, e fin troppo spesso in inferno, per anni.

Quali sono i sintomi più eclatanti della patologia da indebitamento attivo?

Quando le entrate correnti della famiglia non sono più sufficienti a far fronte alle uscite correnti. Il peso delle varie rate accumulate insieme alle tasse e gli imprevisti, diventa tale che, con le entrate correnti, non si è più in grado di farne fronte. A quel punto si intaccano i risparmi, propri o dei genitori anziani.
Spesso ci si indebita ancora di più nell’illusoria ricerca della rata unica che copra tutte le numerose rate, e si peggiora ulteriormente la situazione, destinata a precipitare in breve tempo.

Cosa gli italiani ignorano o sottovalutano del mercato della compravendita dei crediti?

Non sanno che di 10 anni in 10 anni i crediti non si prescrivono mai. Spesso ignorano anche che, se una banca o una finanziaria, dopo una serie di tentativi di recupero, sparisce e non si fa più viva, non significa che il debito è abbuonato, ma che prosegue con altri soggetti: multinazionali e grandi banche straniere che acquistano massivamente crediti in sofferenza italiani per poi attivarsi nel recupero. Ma a loro volta, la dove non riuscissero a recuperare quei crediti, li venderanno ad altre banche e finanziarie che ricominceranno il ciclo di recupero. In sostanza, fuggire al problema non mette in salvo il debitore, ma semplicemente sposta nel tempo il regolamento dei conti e fa aumentare le spese.

Suggerisce ai lettori di imparare a pianificare il budget e a schematizzare il bilancio familiare, equiparando la famiglia all’impresa. Può spiegare sinteticamente come si fa?

Lo si può fare comodamente su un foglio di Excel, ma è indispensabile avere l’esatta percezione delle proprie entrate e uscite settimanali, mensili e su base annua, e regolare le proprie spese sui numeri e non sulle speranze o le presupposizioni. Nel libro suggerisco una serie di facili formule per calcolare con precisione il proprio grado di indebitamento e verificare se si naviga sopra o sotto il livello di guardia. Ma ciò che sarebbe necessario è acquisire la percezione che la famiglia è una piccola impresa. Non certo nelle dinamiche affettive, ma sicuramente in quelle economiche. Vi sono entrate e uscite obbligatorie e programmate, ed altre volontarie ed evitabili. Vi sono imprevisti e vi è l’obbligo di accantonare riserve strategiche per i casi di necessità. E quando le cose vanno male, si ha l’obbligo di prevedere e attivarsi per tempo. Anticipare le proprie difficoltà nei pagamenti ai creditori, piuttosto che farsi cercare da loro quando ormai si è morosi. Proporre soluzioni realmente praticabili, piuttosto che farsele imporre. Essere leali e sinceri, piuttosto che raccontare frottole e poi tentare di scappare e nascondersi. Insomma, affrontare i problemi, piuttosto che fuggirne.

Qual è l’errore più comune che gli italiani fanno quando decidono di comprare casa e aprire il mutuo in banca? Quali sono le spese accessorie a cui prestare più attenzione nella valutazione dei costi di un mutuo?

La dinamica più diffusa è quella di cercare casa, trovarla, dare l’anticipo e poi cercare il mutuo. A quel punto si scoprono le difficoltà ad ottenerlo e si accetta qualsiasi tasso e costo accessorio. In realtà conviene cercare prima il mutuo, scoprire le condizioni che le banche applicano, documentarsi sulle tecniche alternative all’acquisto dell’immobile con il mutuo. Mi riferisco, ad esempio, all’affitto con patto di acquisto, alla vendita con riservato dominio. In modo che quando si trova l’abitazione giusta, si hanno già le idee chiare sul da farsi. Le spese accessorie che maggiorente fanno la differenza tra un mutuo e l’altro sono quelle di istruttoria,di perizia, di incasso rata, di assicurazione dell’immobile, ecc., tutte voci che spesso vengono mescolate e messe dentro un calderone unico non del tutto trasparente nella fretta di andare al rogito.


Fonte:

Yahoo Finanza

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