Le vecchie cartelle che Equitalia non è riuscita a riscuotere saranno cancellate in automatico se non valgono più di 300 euro: un limite che può riguardare una minoranza dei debiti maturati con l’Erario, ma che invece abbraccia almeno il 70% delle partite ancora aperte nella riscossione locale.
Il comma è stato inserito alla Camera nel nuovo “piano di gestione” degli arretrati in corsa verso l’inesigibilità, ma non era presente nelle prime versioni del provvedimento ed è finora passato sotto silenzio.
Riassumiamo: ogni tre anni l’agente della riscossione dovrebbe comunicare agli enti creditori (Erario, Inps ed enti territoriali) le partite che non è riuscito a riscuotere e questi dovrebbero verificare che sia stato fatto il possibile prima di alzare bandiera bianca e cancellare l’entrata in bilancio.
Questa cadenza triennale non è però mai partita davvero, perché la catena delle proroghe, arrivate puntuali a ogni fine d’anno, ha ributtato la palla in avanti, facendo accumulare centinaia di milioni di cartelle esattoriali per 545 miliardi di euro di valore che sono in attesa del ” discarico” (la bandiera bianca di cui sopra).
L’ultimo rinvio scade a fine anno, per cui dal 1° gennaio prossimo gli uffici dell’amministrazione finanziaria e dei creditori sarebbero inondati dalle vecchie pratiche da controllare e “scaricare”, una mole in grado di paralizzare l’attività per mesi.
Di qui il nuovo piano di gestione con un calendario al contrario con l’obiettivo di guardare prima le partite recenti, che hanno qualche probabilità in più di trasformarsi in incassi reali, rimandando al futuro remoto i ruoli più antichi.
Secondo il nuovo calendario, approvato alla Camera e ora in attesa del via libera definitivo al Senato, entro il 2017 Equitalia dovrebbe trasmettere a Erario, Inps ed enti territoriali i ruoli nati nel 2014, e poi si andrebbe indietro di anno in anno, affrontando nel 2018 quelli del 2013, nel 2019 quelli del 2012 per arrivare ai primi arretrati, targati 2000, solo nel lontanissimo 2031.
Già le prime versioni del testo accompagnavano al nuovo calendario un taglio dei controlli, prevedendo che in nome della “economicità dell’azione amministrativa” i creditori non avrebbero dovuto passare al setaccio più del 5% delle cartelle trasmesse da Equitalia.
L’emendamento approvato dalla Camera ha però aggiunto un tassello in più, inserendo appunto il limite dei 300 euro di valore unitario sotto il quale le cartelle ” non sono assoggettate al controllo” ( è l’articolo 2, comme 52 della legge di stabilità).
Per carità, gran parte di queste riscossioni (quelle più vecchie sono passate in eredità a Equitalia dai vecchi agenti privati) sono su un binario morto, al punto che lo Stato svaluta ogni anno l’82% del valore.
L’obiettivo è allora quello di stoppare eventuali azioni di responsabilità della Corte dei conti su tentativi di incasso considerati ormai falliti. La rinuncia, però. ora diventa ufficiale, e come sempre una soglia uguale per tutti si rivela leggera per l’Erario centrale mentre colpisce duro i tributi locali. E, scritta cosi’, rischia di levare ogni incognita sugli evasori seriali di multe e tributi comunali, che senza passare alla cassa possono aver accumulato anche decine di cartelle: tutte, però, sotto i 300 euro cadauna.
Autore: Ennio Dina, Gianni Trovati
Fonte:
Il Sole 24 Ore
Le vecchie cartelle che Equitalia non è riuscita a riscuotere saranno cancellate in automatico se non valgono più di 300 euro: un limite che può riguardare una minoranza dei debiti maturati con l’Erario, ma che invece abbraccia almeno il 70% delle partite ancora aperte nella riscossione locale.
Il comma è stato inserito alla Camera nel nuovo “piano di gestione” degli arretrati in corsa verso l’inesigibilità, ma non era presente nelle prime versioni del provvedimento ed è finora passato sotto silenzio.
Riassumiamo: ogni tre anni l’agente della riscossione dovrebbe comunicare agli enti creditori (Erario, Inps ed enti territoriali) le partite che non è riuscito a riscuotere e questi dovrebbero verificare che sia stato fatto il possibile prima di alzare bandiera bianca e cancellare l’entrata in bilancio.
Questa cadenza triennale non è però mai partita davvero, perché la catena delle proroghe, arrivate puntuali a ogni fine d’anno, ha ributtato la palla in avanti, facendo accumulare centinaia di milioni di cartelle esattoriali per 545 miliardi di euro di valore che sono in attesa del ” discarico” (la bandiera bianca di cui sopra).
L’ultimo rinvio scade a fine anno, per cui dal 1° gennaio prossimo gli uffici dell’amministrazione finanziaria e dei creditori sarebbero inondati dalle vecchie pratiche da controllare e “scaricare”, una mole in grado di paralizzare l’attività per mesi.
Di qui il nuovo piano di gestione con un calendario al contrario con l’obiettivo di guardare prima le partite recenti, che hanno qualche probabilità in più di trasformarsi in incassi reali, rimandando al futuro remoto i ruoli più antichi.
Secondo il nuovo calendario, approvato alla Camera e ora in attesa del via libera definitivo al Senato, entro il 2017 Equitalia dovrebbe trasmettere a Erario, Inps ed enti territoriali i ruoli nati nel 2014, e poi si andrebbe indietro di anno in anno, affrontando nel 2018 quelli del 2013, nel 2019 quelli del 2012 per arrivare ai primi arretrati, targati 2000, solo nel lontanissimo 2031.
Già le prime versioni del testo accompagnavano al nuovo calendario un taglio dei controlli, prevedendo che in nome della “economicità dell’azione amministrativa” i creditori non avrebbero dovuto passare al setaccio più del 5% delle cartelle trasmesse da Equitalia.
L’emendamento approvato dalla Camera ha però aggiunto un tassello in più, inserendo appunto il limite dei 300 euro di valore unitario sotto il quale le cartelle ” non sono assoggettate al controllo” ( è l’articolo 2, comme 52 della legge di stabilità).
Per carità, gran parte di queste riscossioni (quelle più vecchie sono passate in eredità a Equitalia dai vecchi agenti privati) sono su un binario morto, al punto che lo Stato svaluta ogni anno l’82% del valore.
L’obiettivo è allora quello di stoppare eventuali azioni di responsabilità della Corte dei conti su tentativi di incasso considerati ormai falliti. La rinuncia, però. ora diventa ufficiale, e come sempre una soglia uguale per tutti si rivela leggera per l’Erario centrale mentre colpisce duro i tributi locali. E, scritta cosi’, rischia di levare ogni incognita sugli evasori seriali di multe e tributi comunali, che senza passare alla cassa possono aver accumulato anche decine di cartelle: tutte, però, sotto i 300 euro cadauna.
Autore: Ennio Dina, Gianni Trovati
Fonte:
Il Sole 24 Ore