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Fondazione Carige vende la sede e taglia il personale

La Fondazione Carige metterà in vendita la storica sede di via del Chiossone e ridurrà di quattro unità il personale, al fine di reperire le risorse necessarie per l’aumento di capitale di Banca Carige fino a 650 milioni di euro annunciato dopo il risultato degli stress test della Bce. E’ quanto ha comunicato il 26 novembre il presidente, Paolo Momigliano, al termine della riunione del cda e del consiglio di indirizzo.

La sede in via Chiossone potrebbe essere successivamente affittata dallo stesso ente con un’operazione che potrebbe valere circa 10 milioni di euro. “Il mese di dicembre sarà decisivo perché il nostro obiettivo non è controllare la banca ma salvare la Fondazione, per la seconda volta, attraverso la ricerca di un partner industriale”, ha spiegato Momigliano, ricordando che la Fondazione ha già sostenuto l’aumento di capitale da 800 milioni varato dall’istituto ligure lo scorso giugno, scendendo dal 46% del capitale al 19%.

Oggi, però, l’ente non ha le risorse per affrontare una nuova ricapitalizzazione e su indicazione dell’advisor Banca Imi punta a trovare al più presto un partner industriale al quale cedere una parte del pacchetto azionario e con il quale far fronte alla nuova ricapitalizzazione della banca. Nel frattempo proseguono le verifiche circa l’ipotesi che Carige possa rafforzarsi anche attraverso l’aggregazione con un altro istituto di credito.

Intanto, ha formalizzato il processo di valorizzazione della controllata Cesare Ponti, affidando il mandato di gestione della gara agli advisor Equita e Mediobanca. Secondo quanto anticipato da MF-Milano Finanza, tra gli interessati alla storica private bank milanese ci sarebbe Banca Leonardo.

Il gruppo presieduto da Gerardo Braggiotti, che vede nel suo azionariato la francese Eurazeo (19,3%), la Exor della famiglia Agnelli (17,37%), la Italmobiliare dei Pesenti (2,89%), la tedesca Allianz e il gruppo Seragnoli di Bologna (2,7%), vorrebbe infatti partecipare alla gara alla quale potrebbe prendere parte, tra gli istituti italiani, anche Intesa Sanpaolo oltre a soggetti stranieri, francesi o svizzeri.

L’ad di Bpm,  Giuseppe Castagna, ha invece escluso l’interesse nel rilevare Banca Cesare Ponti, in quanto la Popolare controlla già due strutture specializzate nella cura dei grandi patrimoni, vale a dire Akros e Bipiemme, Private Banking, con cui presidia tutte le fasce del segmento private. A fine settembre Banca Cesare Ponti ha chiuso i conti con un utile netto di 1,6 milioni, realizzato grazie al miglioramento dei costi operativi (-0,4 milioni) e alla sostenuta crescita dei ricavi netti da servizi (+1,9 milioni), a fronte di una flessione del margine di interesse (-2 milioni).


Autore: Serena Berici
Fonte:

Milano Finanza

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