Una task force con l’agenzia delle Entrate per migliorare la riscossione dai grandi evasori. Una banca dati per arrivare a individuare il patrimonio effettivo dei morosi. Più attenzione e collaborazione con i contribuenti per aiutarli a scegliere le soluzioni “personalizzate” per il pagamento delle cartelle. Sono tre le grandi linee su cui punta Equitalia per recuperare i crediti ancora da riscuotere. Nel complesso quelli realmente aggredibili per l’incasso sono circa 110 miliardi di euro, anche se su una buona parte di questi pesano gli effetti del Dl 69/2013 (il decreto del fare) che ha ridotto, tra l’altro, la possibilità di effettuare pignoramenti e fermi amministrativi. A illustrare la strategia è Vincenzo Busa, dal 9 ottobre scorso presidente dell’agente pubblico della riscossione.
L’obiettivo è arrivare a ridurre il carico consegnato ogni anno a Equitalia per la riscossione che ammonta a oltre 70 miliardi di euro. Un obiettivo da raggiungere migliorando la tax compliance e i versamenti diretti dei contribuenti italiani, dice.
La creazione di Equitalia ha segnato una svolta nella riscossione coattiva. Però i crediti da riscuotere ammontano a oltre 620 miliardi di euro. Si parla di mancati incassi annui per 70-75 miliardi. Cosa non ha funzionato?
Rispetto alla gestione affidata alle società private, l’attività di Equitalia ha fatto registrare un aumento significativo delle riscossioni. Si è passati da una media annua di 2.9 miliardi a circa 7,5 realizzata tra il 2006 ed il 2014, con un picco nel 2010 di quasi 9 miliardi. Bisogna considerare poi che i 623 miliardi esprimono il valore dei ruoli consegnati dal 2000 al 31 gennaio 2014 al netto già di sgravi e somme riscosse. Se, però, si escludono altre voci dalle partite sospese, a quelle relative a soggetti falliti, deceduti o che risultano nullatenenti, dalle somme rateizzate e non riscosse a quelle su cui sono state attivate procedure esecutive senza esito, il residuo da riscuotere è 110 miliardi. Anche se occorre valutare l’impatto delle ultime norme a tutela dei contribuenti hanno affievolito la possibilità di riscuotere.
Equitalia si è concentrata più sui piccoli contribuenti che sui grandi debitori?
Circa i due terzi del riscosso proviene da contribuenti con debiti di importi superiori a 50 mila euro. Inoltre una significativa quota delle morosità rilevanti riguarda grandi contribuenti (società) falliti o che hanno cessato l’attività. Ciò non esclude che sussistano significativi margini per incrementare la riscossione nei confronti dei grandi contribuenti. Insieme all’agenzia delle Entrate, in particolare, si sta pensando a una task force tra i soggetti impegnati nei processi di accertamento e riscossione per migliorare le performance di recupero della grande evasione, anche con l’individuazione di beni che i grandi morosi detengono all’estero e gli scambi informativi con le Procure per le condotte fraudolente di sottrazione dei beni.
Un altro grande fratello del fisco?
No. Si tratta piuttosto di una cooperazione applicativa su informazioni già utilizzabili da parte di Equitalia e, in via non esclusiva, dall’agenzia delle Entrate e delle altre amministrazioni pubbliche, nel rispetto in ogni caso delle norme che tutelano il trattamento dei dati.
Al suo insediamento come presidente ha affermato di volere una riscossione più umana. Spesso però gli uffici locali sembrano ignorare le direttive centrali e procedere con le “maniere forti”, non considerando la condizione del contribuente in difficoltà. Come intendete agire?
L’indicazione fornita agli uffici operativi, che in questi giorni stiamo attentamente monitorando, è di tendere alla personalizzazione delle procedure, proponendo piani di rientro che tangano conto delle momentanee difficoltà economiche valutate in relazione alle caratteristiche strutturali delle singole aziende, mettendo al bando ogni automatismo. Ancor prima di avviare eventuali procedure cautelari o esecutive gli uffici instaurano un dialogo civile per illustrare le ragioni delle richieste di pagamento e prospettano le soluzioni percorribili per agevolare l’estinzione dei debiti.
Questo passa anche da una maggiore comunicazione tra ente creditore e agente della riscossione?
L’idea è di istituire una sorta di sportelli virtuali e fisici integrati che mettano Equitalia in contatto con gli enti creditori. E con questi ultimi collaboreremo anche nell’ultima fase delle procedure esecutive. Del resto, l’attività di riscossione si inserisce nella unitaria funzione impositiva con l’obiettivo primario di stimolare l’adesione spontanea all’obbligazione, che nel nostro sistema è la naturale e più importante fonte di alimentazione delle entrate.
Tuttavia il tasso di adesione spontanea all’obbligazione come pure la propensione ad avvalersi degli istituti deflattivi del contenzioso dipendono direttamente dal tasso di efficacia della riscossione coattiva, ossia dalla capacità di portare ad esecuzione gli atti di accertamento attraverso azioni amministrative trasparenti e corrette. Il trend dei versamenti diretti è in aumento e quindi va riconosciuta anche una qualche efficacia deterrente all’azione riscossiva. Infine l’incremento della compliance e dell’adesione agli istituti definitori si riflette negativamente sulla qualità dei crediti residui che Equitalia è chiamata a riscuotere coattivamente.
Insomma bisogna fare in modo che arrivino meno crediti da riscuotere rispetto ai circa 70 miliardi che vi vengono affidati ogni anno?
Quanto più aumenta la propensione dei contribuenti a versare spontaneamente e ad aderire agli istituti deflattivi del contenzioso, minori saranno i crediti in arrivo a Equitalia, peralatro con grado di difficoltà a riscuotere sempre più elevato.
Inutile negare che Equitalia si è attirata molte antipatie anche per il cosiddetto aggio della riscossione che ricade sul contribuente. E’ vero che sono i costi di gestione della società a impedirne l’abolizione o almeno la riduzione?
Equitalia oggi non percepisce alcun contributo di settore dallo Stato o dagli altri enti pubblici, come avveniva in passato. Bisogna considerare poi che manca all’appello un decreto che, contestualmente alla ulteriore riduzione dell’aggio, avrebbe dovuto coprire i costi di gestione. Detto questo, ci sono sicuramente i margini per arrivare a una progressiva riduzione dei costi.
E cosa succederà sul fronte riscossione locale?
L’addio alla riscossione locale da parte di Equitalia è tutt’altro che scontato. La soluzione più soddisfacente è contemplata dalla legge di Stabilità 2014 che per la riscossione delle entrate locali prefigura, a tutela degli interessi e delle esigenze dei Comuni, la costituzione di un consorzio cui potrebbe partecipare Equitalia insieme all’Anci in rappresentanza dei Comuni.
Autore: Marco Mobili, Giovanni Parenti
Fonte:
Il Sole 24 Ore
Una task force con l’agenzia delle Entrate per migliorare la riscossione dai grandi evasori. Una banca dati per arrivare a individuare il patrimonio effettivo dei morosi. Più attenzione e collaborazione con i contribuenti per aiutarli a scegliere le soluzioni “personalizzate” per il pagamento delle cartelle. Sono tre le grandi linee su cui punta Equitalia per recuperare i crediti ancora da riscuotere. Nel complesso quelli realmente aggredibili per l’incasso sono circa 110 miliardi di euro, anche se su una buona parte di questi pesano gli effetti del Dl 69/2013 (il decreto del fare) che ha ridotto, tra l’altro, la possibilità di effettuare pignoramenti e fermi amministrativi. A illustrare la strategia è Vincenzo Busa, dal 9 ottobre scorso presidente dell’agente pubblico della riscossione.
L’obiettivo è arrivare a ridurre il carico consegnato ogni anno a Equitalia per la riscossione che ammonta a oltre 70 miliardi di euro. Un obiettivo da raggiungere migliorando la tax compliance e i versamenti diretti dei contribuenti italiani, dice.
La creazione di Equitalia ha segnato una svolta nella riscossione coattiva. Però i crediti da riscuotere ammontano a oltre 620 miliardi di euro. Si parla di mancati incassi annui per 70-75 miliardi. Cosa non ha funzionato?
Rispetto alla gestione affidata alle società private, l’attività di Equitalia ha fatto registrare un aumento significativo delle riscossioni. Si è passati da una media annua di 2.9 miliardi a circa 7,5 realizzata tra il 2006 ed il 2014, con un picco nel 2010 di quasi 9 miliardi. Bisogna considerare poi che i 623 miliardi esprimono il valore dei ruoli consegnati dal 2000 al 31 gennaio 2014 al netto già di sgravi e somme riscosse. Se, però, si escludono altre voci dalle partite sospese, a quelle relative a soggetti falliti, deceduti o che risultano nullatenenti, dalle somme rateizzate e non riscosse a quelle su cui sono state attivate procedure esecutive senza esito, il residuo da riscuotere è 110 miliardi. Anche se occorre valutare l’impatto delle ultime norme a tutela dei contribuenti hanno affievolito la possibilità di riscuotere.
Equitalia si è concentrata più sui piccoli contribuenti che sui grandi debitori?
Circa i due terzi del riscosso proviene da contribuenti con debiti di importi superiori a 50 mila euro. Inoltre una significativa quota delle morosità rilevanti riguarda grandi contribuenti (società) falliti o che hanno cessato l’attività. Ciò non esclude che sussistano significativi margini per incrementare la riscossione nei confronti dei grandi contribuenti. Insieme all’agenzia delle Entrate, in particolare, si sta pensando a una task force tra i soggetti impegnati nei processi di accertamento e riscossione per migliorare le performance di recupero della grande evasione, anche con l’individuazione di beni che i grandi morosi detengono all’estero e gli scambi informativi con le Procure per le condotte fraudolente di sottrazione dei beni.
Un altro grande fratello del fisco?
No. Si tratta piuttosto di una cooperazione applicativa su informazioni già utilizzabili da parte di Equitalia e, in via non esclusiva, dall’agenzia delle Entrate e delle altre amministrazioni pubbliche, nel rispetto in ogni caso delle norme che tutelano il trattamento dei dati.
Al suo insediamento come presidente ha affermato di volere una riscossione più umana. Spesso però gli uffici locali sembrano ignorare le direttive centrali e procedere con le “maniere forti”, non considerando la condizione del contribuente in difficoltà. Come intendete agire?
L’indicazione fornita agli uffici operativi, che in questi giorni stiamo attentamente monitorando, è di tendere alla personalizzazione delle procedure, proponendo piani di rientro che tangano conto delle momentanee difficoltà economiche valutate in relazione alle caratteristiche strutturali delle singole aziende, mettendo al bando ogni automatismo. Ancor prima di avviare eventuali procedure cautelari o esecutive gli uffici instaurano un dialogo civile per illustrare le ragioni delle richieste di pagamento e prospettano le soluzioni percorribili per agevolare l’estinzione dei debiti.
Questo passa anche da una maggiore comunicazione tra ente creditore e agente della riscossione?
L’idea è di istituire una sorta di sportelli virtuali e fisici integrati che mettano Equitalia in contatto con gli enti creditori. E con questi ultimi collaboreremo anche nell’ultima fase delle procedure esecutive. Del resto, l’attività di riscossione si inserisce nella unitaria funzione impositiva con l’obiettivo primario di stimolare l’adesione spontanea all’obbligazione, che nel nostro sistema è la naturale e più importante fonte di alimentazione delle entrate.
Tuttavia il tasso di adesione spontanea all’obbligazione come pure la propensione ad avvalersi degli istituti deflattivi del contenzioso dipendono direttamente dal tasso di efficacia della riscossione coattiva, ossia dalla capacità di portare ad esecuzione gli atti di accertamento attraverso azioni amministrative trasparenti e corrette. Il trend dei versamenti diretti è in aumento e quindi va riconosciuta anche una qualche efficacia deterrente all’azione riscossiva. Infine l’incremento della compliance e dell’adesione agli istituti definitori si riflette negativamente sulla qualità dei crediti residui che Equitalia è chiamata a riscuotere coattivamente.
Insomma bisogna fare in modo che arrivino meno crediti da riscuotere rispetto ai circa 70 miliardi che vi vengono affidati ogni anno?
Quanto più aumenta la propensione dei contribuenti a versare spontaneamente e ad aderire agli istituti deflattivi del contenzioso, minori saranno i crediti in arrivo a Equitalia, peralatro con grado di difficoltà a riscuotere sempre più elevato.
Inutile negare che Equitalia si è attirata molte antipatie anche per il cosiddetto aggio della riscossione che ricade sul contribuente. E’ vero che sono i costi di gestione della società a impedirne l’abolizione o almeno la riduzione?
Equitalia oggi non percepisce alcun contributo di settore dallo Stato o dagli altri enti pubblici, come avveniva in passato. Bisogna considerare poi che manca all’appello un decreto che, contestualmente alla ulteriore riduzione dell’aggio, avrebbe dovuto coprire i costi di gestione. Detto questo, ci sono sicuramente i margini per arrivare a una progressiva riduzione dei costi.
E cosa succederà sul fronte riscossione locale?
L’addio alla riscossione locale da parte di Equitalia è tutt’altro che scontato. La soluzione più soddisfacente è contemplata dalla legge di Stabilità 2014 che per la riscossione delle entrate locali prefigura, a tutela degli interessi e delle esigenze dei Comuni, la costituzione di un consorzio cui potrebbe partecipare Equitalia insieme all’Anci in rappresentanza dei Comuni.
Autore: Marco Mobili, Giovanni Parenti
Fonte:
Il Sole 24 Ore